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“Dateci 16 Miliardi…”

Cambiamenti climatici; se non ci fossero, il mondo non sarebbe mai uscito dall’ultima Era glaciale. Tuttavia, anche il più fedele attivista ambientale o mercante di un tragico destino globale dovrebbero accettare che questo è successo senza alcuna componente antropogenica. L’andamento del clima non dovrebbe essere misurato nel corso degli anni, o decenni, ma in un arco di più decadi, o addirittura secoli, per permettere agli scienziati (o ai loro discendenti) di isolare il cambiamento naturale da quello derivato dalla componente umana. Ad ogni modo, l’umanità è impaziente, vogliamo risultati istantanei e azioni immediate.

Nel mondo moderno, la politica, l’opinione pubblica e i media sono inevitabilmente legati. I leader spesso non “guidano” fintanto che i loro consiglieri non gli dicono quanto sarà popolare una particolare posizione. Se il cambiamento climatico antropogenico è reale, allora la produzione di elettricità con mezzi che non emettono anidride carbonica (gli ampiamente accusati gas “serra”), è indispensabile. L’unica fonte permanente e su ampia scala di questo tipo di energia “pulita” è quella nucleare (e perché allora la Germania ha abbandonato il proprio programma nucleare a seguito dello tsunami in Giappone, se il cambiamento climatico antropogenico è di fatto una minaccia esistenziale per l’umanità?). La Germania è una regione stabile a livello tettonico, e i suoi ingegneri e scienziati sono fra i migliori al mondo. La risposta è che i politici temevano una reazione elettorale dopo il disastro nucleare di Fukushima (nel quale nessuno è morto per l’esposizione alle radiazioni, comunque).

Il prossimo incontro dei leader mondiali per discutere del cambiamento climatico, il COP-21, si terrà a breve a Parigi. Il capo della Banca Mondiale ha lanciato un appello per raccogliere 16 miliardi per l’Africa, per aiutarla ad adattarsi al cambiamento climatico. La ricerca della Banca Mondiale suggerisce che 43 milioni di persone potrebbero scivolare in una estrema povertà entro il 2030, se non verrà fatto qualcosa per combattere le conseguenze del cambiamento climatico. Un cambiamento che potrebbe essere vero o meno, con conseguenze che persino gli scienziati che supportano questa teoria non riescono a prevedere. Tempo fa si parlava di “Surriscaldamento Globale”, che ora è stato soppiantato da un modello di “cambiamento climatico” con un aumento di siccità, precipitazioni, inverni più caldi ed estati più fredde, tempeste sempre più estreme e frequenti, a seconda del luogo in cui vi troviate nel mondo.

Eppure, secondo la Banca Mondiale, nel 2010, 414 milioni di persone nell’Africa subsahariana vivevano già in condizioni di estrema povertà (reddito inferiore a 1,25$ al giorno), una situazione che ha continuato ad aggravarsi. Secondo il World Food Programme, attualmente “Circa 795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza cibo per condurre una vita sana e attiva. Si tratta di circa una persona su nove al mondo”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2012 il numero di morti ogni anno per malaria nella sola Africa subsahariana era di più di mezzo milione di persone (tre quarti dei morti erano bambini al di sotto dei cinque anni). Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la cifra totale di aiuti bilaterali per l’Africa subsahariana nel 2013 è stata di 26,2 miliardi di Dollari.

La popolazione stimata per il continente dell’Africa è di 1,1 miliardi di persone. Il PIL dell’Africa subsahariana (della parte in via di sviluppo) è stato di 1,7 mila miliardi nel 2014, secondo la Banca Mondiale.

Alla luce di questi fatti così estremi, forse la priorità dovrebbe essere di assicurare che gli aiuti esistenti vengano effettivamente utilizzati per risolvere i problemi che affliggono milioni di africani oggi, che non richiedere 16 miliardi di Dollari per mitigare i potenziali effetti dei problemi del cambiamento climatico da qui a quindici anni.

Dr.Mike Campbell
Informazioni su Dr.Mike Campbell
Dr. Mike Campbell è uno scienziato ed uno scrittore freelance inglese. Mike ha conseguito il suo dottorato di ricerca a Ghent (Belgio) e, dopo aver lasciato il Regno Unito, ha lavorato in Belgio, Francia, Monaco e Austria. Come scrittore, si è specializzato nell’ambito economico, scientifico, medico e ambientale.
 

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