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Stati Uniti e Cina Verso Una Guerra Commerciale?

La Cina è diventata la seconda maggiore economia al mondo, confrontandosi con i grandi del capitalismo, ma rimane un singolo stato comunista in cui, tradizionalmente ed in ogni caso, i capitalisti sono i nemici nella lotta di classe. Con questo profondo scisma al suo interno, forse risulta più semplice capire perché la Cina non sempre si sente in dovere di rispettare le regole del gioco.

L’America ha quasi definito Pechino manipolatrice di valuta, e questo innescherebbe una risposta obbligatoria da parte degli Stati Uniti che non farebbe altro che peggiorare le cose, ma chiunque segua il corso dello Yuan e del Dollaro per un certo periodo di tempo, può facilmente confermare che la valuta cinese segue da vicino il Dollaro, caratteristica non presente nelle altre coppie di valute importanti con il biglietto verde. I funzionari americani da tempo hanno lasciato intendere che lo Yuan rimane significativamete svalutato, dando iniquo vantaggio nei mercati d’importazione, in cui le merci sono chiaramente meno care. Un aumento del valore del Dollaro ha fatto salire in qualche modo lo Yuan contro le altre valute principali, ma questo riflette più un rafforzamento del Dollaro che una rivalutazione di per sé contro lo Yuan.

La Cina è inoltre accusata di “scaricare” merci in altre economie, così da ampliare la propria quota di mercato con costi dei beni inferiori rispetto a quanto le forze di mercato stabiliscono (vengono subito in mente le celle fotovoltaiche e molle in acciao).

La difficile situazione dell’industria siderurgica europea, e in particolare quella del Regno Unito, è stata oggetto di grandi preoccupazioni ultimamente, poiché il rallentamento (no, questo lascia intendere che in qualche momento si sia velocizzata), quindi diciamo, il continuo torpore dell’economia globale, ha esercitato pressione negativa sui prezzi delle materie prime, incluso l’acciaio. I tentativi dell’UE di spingere per un aumento delle tariffe applicate all’acciaio cinese dal 9 al 66% sono state bloccate dal governo del Regno Unito sulle motivazioni di non voler vedere il prezzo che i consumatori pagavano a causa dell’aumento dei prezzi dell’acciaio.

Gli USA importano relativamente poco acciaio dalla Cina, ma visto che la nazione si dirige verso le elezioni presidenziali quest’anno, non può più ignorare le preoccupazioni sul rallentamento. Gli Stati Uniti hanno applicato una tariffa del 522% sui prodotti siderurgici cinesi, e un più modesto aumento del 71% su quelli giapponesi (prodotti in acciaio laminato a freddo). Il Giappone e gli Stati Uniti godono di una buona relazione commerciale: per chi è d’accordo con una Brexit, prendete nota! Si stima che il valore delle esportazioni di acciaio laminato a freddo verso gli Stati Uniti sia di un valore di circa 270 milioni di Dollari.

Questa mossa potrebbe essere solo il primo passo verso contese commerciali (se non una guerra) fra Stati Uniti e Cina, in un momento in cui è probabile che il commercio internazionale sarà nei radar statunitensi ora più che mai.

Dr.Mike Campbell
Informazioni su Dr.Mike Campbell
Dr. Mike Campbell è uno scienziato ed uno scrittore freelance inglese. Mike ha conseguito il suo dottorato di ricerca a Ghent (Belgio) e, dopo aver lasciato il Regno Unito, ha lavorato in Belgio, Francia, Monaco e Austria. Come scrittore, si è specializzato nell’ambito economico, scientifico, medico e ambientale.

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