Le Energie Rinnovabili Innescano Cambiamenti Economici

La maggior parte delle persone concorda che il cambiamento climatico è necessario se vogliamo vivere più a lungo, e in modo più sano. Tuttavia, l’idea di abbandonare l’uso dei combustibili fossili e muoversi verso fonti di energia rinnovabili non è stata accolta immediatamente da tutti, e l’introduzione dei progetti per l’energia rinnovabile hanno visto molti anni di lenta elaborazione e successiva messa in atto.

petrolio - energie rinnovabiliCon i prezzi del petrolio greggio che stanno toccando il fondo, e le scorte di oro nero su cui siedono le petroliere nel Medio Oriente, il problema dell’energia e dove stia andando è un tema caldo in questi giorni. L’energia è al centro dei problemi sociali, economici e climatici di tutto il mondo, e il fatto di dover scendere a compromessi è una componente chiave per un futuro sostenibile. Il solerte utilizzo dell’energia rinnovabile può produrre redditi più alti e standard di vita più elevati per milioni di persone di tutto il mondo.

Le rinnovabili potranno soddisfare solo il 20% della domanda energetica entro il 2035, sempre ipotizzando sufficienti tassi di crescita

Finanziamenti Internazionali

La Global Environment Facility, o GEF, è il meccanismo finanziario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), ed ha investito oltre 1,2 miliardi di Dollari nel corso degli ultimi 20 anni in più di 200 progetti di forme di energia rinnovabile in quasi 100 paesi in via di sviluppo ed economie in transizione, come India, Argentina, Brasile, Messico, Sudafrica, Marocco, Turchia, Russia, e persino Barbados.

Gli ulteriori finanziamenti arrivati da altri paesi hanno fornito supporto a questi progetti, che includono centrali elettriche su larga scala, per qualcosa come 8,3 miliardi di Dollari in cofinanziamenti.

In realtà, i finanziamenti diretti e la realizzazione di progetti con energie rinnovabili, sono la parte più semplice per passare ad un’economia ad energia pulita. Secondo la GEF, la transizione provoca la perdita di posti di lavoro nell’industria del carbone. Tuttavia, ne diventano disponibili di nuovi in aree come l’energia eolica mondiale o il solare fotovoltaico. Infatti, la GEF prevede che entro il 2030, le posizioni in questi settori potrebbero raggiungere quasi gli 8,4 milioni.

Un rapporto rilasciato dal Center for American Progress (CAP) ha indicato che il settore dell’energia rinnovabile impiega attualmente 2,3 milioni di persone, direttamente o tramite industrie di alimentazione, numero in parte dovuto dal motivo per cui la tecnologia richiede un’elevata quantità di manodopera, fornendo più lavori per denaro investito rispetto all’energia elettrica convenzionale. Gli analisti del CAP stimano che con un taglio del 40% ai gas serra dai livelli del 2005, entro il 2035 verranno creati complessivamente 4,2 milioni di posti di lavoro. Sempre secondo il CAP, l’effetto globale sarà la riduzione dell’1,5% del tasso di disoccupazione.

Un Passaggio Non Semplice

La maggior parte degli esperti concorda nel dire che la transizione verso un’economia ad energia pulita non è una cosa semplice. Infatti, la riduzione dei combustibili fossili potrebbero avere l’effetto opposto. Secondo un analista, se gli investimenti in energia pulita riducessero la domanda globale di combustibili fossili anche del 5%, si tradurrebbe comunque in un crollo del 25-30% sul costo del prezzo degli stessi, portando solo ad un maggior interesse dei consumatori per le non rinnovabili.

Inoltre, le compagnie di combustibili fossili sono nel mercato perché le persone vogliono ciò che i combustibili fossili producono ed alimentano. È una questione sia di offerta che di domanda, perché la maggior parte delle persone non vorrà rinunciare ad acquistare sempre più apparecchiature elettroniche, e questo continuo acquisto  alimenta l’industria retail.

Anche ipotizzando che le persone più benestanti in occidente possano essere convinte a contenere il loro consumo, le emissioni di CO2 continuerebbero ad aumentare, perché, andando avanti, la reale crescita della domanda energetica arriverà anche dalle parti del mondo in via di sviluppo, dove milioni di persone attualmente hanno poca elettricità, o non ne hanno affatto, e dove aumenta il consumo di energia, aumentano anche le esportazioni di materiali prodotti con combustibili fossili. L’Africa, ad esempio, è ricca di riserve di carbone, considerato il più dannoso dei combustibili fossili, e Angola e Nigeria sono i maggiori esportatori di petrolio.

Meeting a Parigi

Nonostante l’indecisione globale nell’applicare misure per il cambiamento climatico, le nazioni concordano con la necessità di andare avanti. Alla fine di quest’anno l’ONU terrà una conferenza a Parigi e cercherà impegni a ridurre le emissioni di carbonio da parte di tutte le nazioni che vi prenderanno parte. Per come stanno ora le cose, tuttavia, le offerte saranno ben al di sotto di quello che gli esperti indicano come un livello coerente con il target dei 2C (circa 12 miliardi di tonnellate l’anno che potrebbero essere eliminate tramite sostanziali miglioramenti nell’utilizzo dell’efficienza energetica, sotto tutti gli aspetti).

L’International Energy Agency (IEA), organizzazione autonoma che lavora per assicurare energia pulita sicura e accessibile per i 29 paesi membri e oltre, ritiene che ulteriori ritardi nell’attuazione di un cambio climatico potrebbero costare caro. Indica tre possibili modi per ridurre le attuali emissioni di carbonio: ridurre il consumo personale di ogni persona, ridurre il numero di persone, o far sì che ogni unità di crescita utilizzi meno carbone.

I primi due metodi sono praticamente impossibili da imporre, lasciando solo la terza possibilità: ridurre i volumi di utilizzo del carbone nella crescita. L’IEA va oltre, e suggerisce che il Presidente dovrebbe fare del cambiamento climatico una missione “simile al modo in cui John F Kennedy ha promesso di portare l’uomo sulla luna agli inizi degli anni 60”. La missione richiederebbe l’eliminazione dell’utilizzo interno e l’esportazione di carbone entro una data prestabilita, o di fissare una data di scadenza entro la quale trasferire il 50% del consumo di energia negli Stati Uniti a risorse di energia rinnovabile. Il governo potrebbe poi coinvolgere altre nazioni a prendere parte allo stesso impegno.

Altre idee includono l’introduzione di una tassa sul carbone, che sia essa diretta o basata su uno schema di cap and trade. La messa in atto di una conversione di transizione dal carbone al gas nei prossimi 15 anni è un’altra possibilità. Anche il gas, chiaramente è un combustibile fossile, ma produce la metà delle emissioni di carbonio, che attualmente è il più inquinante fra i combustibili. Una volta portato a termine il passaggio, secondo Dieter Helm, professore di studi sull’energia all’università di Oxford, si potranno esaminare nuove tecnologie per riduzioni maggiorate.

La tecnologia rinnovabile si sta muovendo. Gli investimenti in energia pulita stanno crescendo a numeri a due cifre, ed è una buona notizia sia per l’economia che per l’ambiente. Tuttavia, secondo Helm, le rinnovabili potranno soddisfare solo il 20% della domanda energetica entro il 2035, sempre ipotizzando sufficienti tassi di crescita. Il processo richiederà decisioni difficili e compromessi importanti. E anche con tutto ciò, servirà del tempo prima che le rinnovabili prendano il posto delle compagnie energetiche di oggi.

Cina Coren
Cina Coren è una ex broker di Wall Street ed una consulente finanziaria. Ha conseguito una laurea in Comunicazioni ed ha passato molti anni a scrivere per agenzie di stampa internazionali e pubblicazioni giornalistiche. Oggi, Cina passa la maggior parte del suo tempo scrivendo articoli per blogs e siti, mantenendosi costantemente aggiornata sulle notizie economiche e finanziarie dal mondo.