Theresa May dovrebbe dimettersi da leader del partito conservatore venerdì. Già 13 parlamentari del Tory, celebri per diversi motivi, hanno annunciato la loro intenzione di candidarsi per il posto di leader del partito e diventare il prossimo PM del Regno Unito. Resta inteso che prima della scadenza possono essere presentate più candidature.
I candidati stanno manifestando le loro posizioni rispetto alla direzione che il partito prenderà sotto la loro guida, ma il tema dominante è la Brexit, ovviamente. Nonostante l'UE sia irremovibile sul fatto che l'accordo negoziato con la May sia l'unico accordo possibile e che i negoziati siano terminati (anzi, la squadra dei negoziatori è stata smantellata), i candidati sono pronti a definire la diversa linea che prenderanno rispetto alla May e come eviteranno magicamente la necessità di un accordo di backstop per l'isola d'Irlanda, anche se tutto questo non viene mai spiegato nei dettagli. Molti di loro (in particolare il principale sfidante Boris Johnson) hanno escluso di chiedere all'UE un'ulteriore estensione del periodo di ritiro dell'A50 alla scadenza di ottobre, con la promessa di uscire dall'UE senza alcun accordo e, di conseguenza, senza nessun periodo di transizione a meno che la loro soluzione non venga accettata. Inutile dire che questa posizione preoccupa i membri più fermi all'interno e all'esterno del Partito Conservatore.
I conservatori sono da tempo orgogliosi di essere "il partito della imprese", ma ultimamente appaiono sordi alle preoccupazioni espresse dalle stesse. Imperterrito, il capo della Confederazione dell'industria britannica (CBI), Carolyn Fairbairn, ha scritto ai candidati sui rischi di un esito "senza accordo" e si è rivolto alla radio nazionale per diffondere il messaggio.
La lettera della CBI osserva: "Le imprese grandi e piccole sono chiare sul fatto che lasciare l'UE con un accordo è la migliore strada da seguire. Se usciamo senza un accordo, i disagi nel breve termine e i danni alla competitività britannica a lungo termine saranno gravi. La stragrande maggioranza delle aziende non sarà mai pronta a una soluzione no-deal, in particolare le nostre imprese che non possono permettersi piani di emergenza complessi e costosi".
Nel programma Today della BBC Radio 4, Fairbairn ha parlato dell'idea lanciata da alcuni in parlamento per cui l'industria britannica era pronta per un'uscita "senza accordo": "l'idea che ci vede pronti non è vera". Come si può essere preparati a 20 miliardi di sterline in maggiori costi doganali? Come si può essere preparati ad aumentare i dazi in una notte? 150,000 aziende senza sistemi in atto per far fronte a questa situazione. Questa non è una strategia di governo responsabile". Fairbairn ha incalzato affermando che il governo non dovrebbe nemmeno prendere in considerazione un risultato "senza accordo".
Tuttavia, per convincere i membri dell'ERG e quei parlamentari fermi sull'ala euroscettica del partito, i candidati pensano di dover semplicemente usare termini duri sulla Brexit. La sfida per la leadership tra i parlamentari durerà fino a quando non resteranno due candidati, dopo una serie di voti che elimineranno i candidati con livelli di supporto inferiori. Gli ultimi due candidati saranno presentati ai membri del partito per una scelta finale. Il caso è che molti di questi membri preferiscono un'uscita "senza accordo", una visione comunque non condivisa dal grande pubblico. Dei 13 candidati dichiarati, solo tre affermano che deve essere evitato un risultato "senza accordo" - nessuno di loro (attualmente) dovrebbe sopravvivere alla sfida finale.
L'attuale ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, è uno dei candidati in gara. Ha detto che avrebbe accettato a malincuore un'uscita "senza accordo", e che sarebbe un "suicidio elettorale", poiché innescherebbe un'elezione generale che il suo partito (presumibilmente sotto di lui) andrebbe a perdere. E' proprio il caso di dire che l'incudine sta per incontrare il martello.