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Per Fare Trading Serve Partita IVA? Scopri Quale Codice ATECO Trading Online Usare!

Di Edoardo Catani
Edoardo Catani è operativo nei mercati finanziari da più di 5 anni facendo trading di azioni, opzioni e valute. Inoltre, da tre anni Edoardo è uno scrittore di contenuti finanziari per blog, articoli e video YouTube. Tra le sue collaborazioni più importanti si trovano siti del calibro di Investing.com, Finance Magnates e molti altri.

Quando si inizia a fare trading online, oltre alle possibili difficoltà incontrabili durante la propria attività, ci si deve inesorabilmente interfacciare con le migliaia di sfumature della tassazione italiana. Per fare trading serve partita IVA? Se sì, quale codice ATECO?

In questo articolo andremo a rispondere a queste domande e molte altre relative alla fiscalità italiana relative al mondo del trading online risolvendo tutti i dubbi relativi a trader personali, professionisti, prop traders e a come pagare le tasse in ognuno di questi casi.

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Partita IVA: cos’è e quando aprirla per fare TOL

La partita IVA è un codice numerico composto da 11 cifre utilizzato per identificare un libero professionista e serve a contribuire l’IVA all’agenzia delle entrate.

In Italia sono tenuti ad avere partita IVA tutti coloro che tramite il lavoro autonomo abbiano generato più di €5,000 euro nel corso dell’anno e/o abbiano svolto un lavoro autonomo in maniera continuativa per oltre 30 giorni. Inoltre, la partita IVA è necessaria per emettere fattura in Italia; quindi, tutti coloro che devono compilare una ricevuta ufficiale per i loro servizi professionali sono obbligati ad avere partita IVA.

In Italia la partita IVA per l’attività di trading online non è sempre necessaria e dipende principalmente dalla provenienza dei soldi con la quale si fa trading. In base a questo fattore si potrebbe avere la necessità di aprire partita IVA, la quale sarà legata all’attività specifica che si svolge.

Infatti, quando si apre la partita IVA si deve comunicare un codice alfanumerico chiamato “code ATECO”, il quale collega la partita IVA con la principale attività svolta dal contribuente ad un’attività precisa contenuta in una lista di possibili attività professionali definita dall’agenzia delle entrate. Una volta determinata la necessità di aprire partita IVA e il codice ATECO pertinente, si può procedere con l’apertura.

Codice ATECO trading online: Cosa sono e quali si applicano al trading?

Come brevemente accennato, i codici ATECO sono dei valori alfanumerici facenti riferimento ad una lista dell’agenzia delle entrate contenente tutte le possibili attività da liberi professionisti che un contribuente potrebbe svolgere.

Nonostante non ci siano differenze sul regime fiscale in base al codice ATECO, questa sequenza alfanumerica potrebbe determinare aspetti minori della propria attività, quindi è necessario scegliere il codice ATECO con cura. Nonostante ciò, nel caso in cui si dovesse scegliere un codice errato o se nel corso degli anni la nostra attività professionale dovesse cambiare, sarà possibile modificare il proprio codice ATECO.

Ecco le 4 alternative generalmente associate all’attività di trading online ma, come vedremo, non tutti questi codici ATECO sono perfettamente appropriati all’attività di TOL.

Codice ATECO 66.12.00

Il codice ATECO 66.12.00 può essere attribuito a chi svolgere il ruolo di broker o di agente di borsa nella mediazione in titoli, contratti di merci, cambiavalute e altre asset class. Quindi, questo codice ATECO è da broker che svolgono il ruolo da intermediario nel connettere i propri clienti ai mercati finanziari. I broker non gestiscono portafogli, non svolgono il ruolo di consulenti finanziari e non hanno alcuna esposizione sui mercati finanziari.

Nonostante ciò, con l’avvento del trading online il codice ATECO 66.12.00 è stato adottato anche per la funzione di gestione di titoli per conto di terzi espandendo la precedente definizione prettamente delimitata al ruolo di brokeraggio. Grazie a questa espansione ad oggi questo codice ATECO è utilizzato dai trader professionisti, ovvero coloro che investono i fondi di terzi, anche se questo codice non racchiude i prop traders.

Per via della mancata esposizione all’andamento del mercato e per il guadagno stabile tramite le commissioni sulle operazioni dei clienti, il codice ATECO 66.12.00 è inserito in una categoria di rischio bassa.

Codice ATECO 66.19.10

Il codice ATECO 66.19 fa riferimento ad “altre attività ausiliarie dei servizi finanziari (escluse le assicurazioni e fondi pensione)”. Il codice 66.19.10 fa più specificatamente riferimento ai liberi professionisti che svolgono l’attività di trattamento e regolamento delle transazioni finanziarie. In questo caso, questo codice ATECO non fa riferimento all’attività di trading online, ma semplicemente all’intermediario che verifica ed esegue pagamenti elettronici incluse carte di credito e debito.

Analogamente al precedente codice ATECO, anche il codice 66.19.10 è associato con un basso livello di rischio e un coefficiente di redditività del 78%.

Nonostante ciò, è anche importante menzionare il codice 66.19.30 utilizzato per l’attività delle società fiduciarie di amministrazione di beni e patrimoni per conto di terzi, e il codice ATECO 66.19.20 utilizzato dai mediatori, promotori e consulenti finanziari.

Codice ATECO 64.99.60

Il codice ATECO 64.99.60 è utilizzato per definire altre intermediazioni finanziarie NCA, ovvero non classificate altrove. Questo codice ATECO può quindi essere adottato da tutti coloro che svolgono un’attività di trading che non rientra in quelle racchiuse da altre alternative più specifiche.

Ad esempio, questo codice ATECO non può essere selezionato per i trader professionisti che gestiscono titoli per conto di terzi, in quanto questi professionisti devono necessariamente selezionare il codice ATECO 66.12.00.

Codice ATECO 62.09.09

Il codice ATECO 62.09.09 descrive “altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica non classificati altrove”. Questo codice ATECO fornisce una descrizione molto vaga per attività relative a servizi telematici, i quali potrebbero avere delle applicazioni nel mondo del trading online, anche se non risulta essere il codice ATECO migliore per questa tipologia di attività.

Come Scegliere il giusto codice ATECO per iniziare il trading online

La scelta del codice ATECO è una decisione relativamente importante che determina alcuni importanti fattori della propria attività professionale. Ad esempio, se si apre una partita IVA con il regime forfettario, ad ogni codice ATECO è attributo un coefficiente di reddittività del regime forfettario, ovvero la percentuale di reddito considerata come imponibile, rinunciando alla possibilità di scalarsi dal reddito i costi operativi della propria attività.

Il metodo più preciso e migliore per scegliere il codice ATECO è quello di scaricarsi la lista di tutti i codici ATECO stipulata ed aggiornata periodicamente dall’ISTAT ed identificare l’attività che più rappresenta il servizio svolto. Spesso non esiste un’attività professionale che esattamente e perfettamente riflette la propria attività, ma è importante provarsi ad avvicinare quanto più possibile alla realtà.

Inoltre, molti codici ATECO sembrano descrivere attività molto simili; quindi, è ancora una volta richiesto un alto livello di attenzione nel trovare le differenze per cogliere il codice alfanumerico adatto. A semplificare questo processo nella lista dei codici ATECO sono spesso presenti riferimenti a prestazioni professionali simili con la dicitura “cfr.” seguita al codice ATECO alla quale si fa riferimento.

Infine, l’apertura della partita IVA è un processo lungo che richiede molti passaggi, quindi è spesso consigliabile ai lavoratori meno esperti di affidarsi ad un commercialista almeno per l’apertura della partita IVA. Per quanto riguarda invece l'apertura di un conto online, consigliamo di scegliere un broker dall’elenco piattaforme trading autorizzate CONSOB valutate positivamente dai nostri esperti.

Come aprire le partita IVA per fare trading online?

Il processo di apertura per una partita IVA risulta essere relativamente semplice ma, anche in questo caso sono presenti molteplici sfumature alla quale bisogna porre attenzione e delle quali bisogna essere a conoscenza.

1. Il primo step nell’apertura di una partita IVA per fare trading online è determinare se c’è necessità di avere una partita IVA. Infatti, generalmente parlando, per i trader che operano nel settore retail investendo solamente i propri fondi, non c’è l’obbligo di partita IVA e le imposte vengono calcolate come spiegato nel nostro precedente articolo riguardante la tassazione in Italia per il trading online. In breve, per i trader retail si applica un’aliquota fissa al 26% senza la necessità di partita IVA.

D’altro canto, i trader professionisti, gestori di portafoglio, consulenti finanziari e prop traders che operano in qualità di liberi professionisti hanno la necessità di aprire partita IVA.

2. Una volta stabilita questa necessità, il secondo step è individuare il proprio codice ATECO. Per fare ciò è necessario cercare la lista completa di tutte le attività stipulata dall’ISTAT in collaborazione con altri enti nazionali.

3. Il terzo step è quello di stabilire se si vuole aprire una partita IVA a regime ordinario o a regime forfettario. Il regime forfettario è una soluzione agevolata principalmente indirizzata verso coloro che stanno aprendo una propria attività e che hanno un fatturato ancora relativamente basso. Con la partita IVA forfettaria si rinuncia alla possibilità di scalarsi i costi dal reddito per il calcolo dell’imponibile, ma si ottiene una pressione fiscale minore senza la necessità di pagare l’IRPEF, IRAP, INAIL e altri costi. Però, per accedere alla partita IVA agevolata sono presenti dei criteri relativamente stringenti, quindi potrebbe non essere una possibilità per tutti coloro che vogliano aprire partita IVA.

4. Infine, l’ultimo step è inviare la richiesta dell’apertura della partita IVA presentando il modulo apposito con esposto il codice ATECO e un documento in corso di validità.

Nonostante ciò, sono anche presenti anche molti passaggi aggiunti che potrebbero essere necessari per un corretto svolgimento della propria attività. Ad esempio, se si fattura in paesi all’infuori dell’Italia è necessaria l’iscrizione al VIES, potrebbe anche essere necessaria l’apertura di una casella di Posta Elettronica Certificata (PEC), è obbligatoria l’iscrizione alla camera del commercio e molti altri piccoli step secondari.

Trader Professionista Partita IVA: c’è differenza con la partita IVA di un trader principiante?

Secondo la legge italiana esiste una grande differenza tra un trader principiante ed un trader professionista: solo uno dei due deve necessariamente avere una partita IVA.

Con trader professionista l’ISTAT non definisce un trader che svolge la propria attività da un certo numero di anni o un trader che riesce a rimanere costantemente in profitto, ma un trader professionista è definito come un trader che gestisce titoli per conto di terzi. Quindi, il trader professionista svolge una prestazione professionale e, di conseguenza, ha l’onere di aprire partita IVA ed emettere fattura. Il codice ATECO più adatto ai trader professionisti è il codice 66.12.

Con trader principianti, o investitori che fanno trading per conto personale, l’ISTAT intende coloro che investono e fanno trading solamente tramite i loro fondi personali senza gestire i titoli di terzi e senza fornire consulenze finanziarie a terzi. Ad esempio, in questa categoria rientrerebbe un professore universitario che decide di investire autonomamente il 10% del proprio stipendio.

Nel caso di trading personale non è necessaria l’apertura di una partita IVA in quanto il reddito verrà tassato secondo un aliquota fissa al 26% calcolato direttamente nel 730 per i lavoratori dipendenti e nel modulo unico per i lavoratori autonomi. Nel nostro articolo sulla tassazione italiana per i traders discutiamo più nello specifico tutto quello che c’è da sapere sulla dichiarazione dei redditi e sul successivo pagamento dell’F24 per i traders.

Quando conviene aprire la partita IVA per il trading online?

La tassazione in Italia sui redditi di capitale e sulle plusvalenze è fissa al 26%, quindi generalmente conviene pagare le imposte direttamente nell’F24 dopo aver compilato la dichiarazione dei redditi. Infatti, con partita IVA ordinaria sarà necessario pagare l’IRPEF, IRAP, l’assicurazione INAIL, i contributi INPS e altri costi minori, il totale dei quali ammonta ad una pressione fiscale molto maggiore rispetto al 26%, anche se esistono broker sostituti di imposta che riescono ad abbattere alcuni costi di trading.

Nonostante ciò, l’apertura della partita IVA non è quasi mai una decisione che spetta al trader, ma che è dettata dalla legge italiana. Infatti, per i trader che svolgono un’attività personale con i propri risparmi verrà applicata l’aliquota fissa al 26% in seguito alla dichiarazione dei redditi, mentre coloro che gestiscono titoli e fondi per conto di terzi, che svolgono il ruolo di intermediari finanziari o di consulenti finanziari, sarà necessario aprire partita IVA a meno che non svolgano un ruolo da lavoratori dipendenti.

Caso Prop firm: senza partita iva o con partita iva?

Un altro fenomeno in rapida crescita nel corso degli ultimi anni è quello del prop firm trading, cioè quelle società che danno in gestione parte del loro capitale ai traders in grado di superare una “challenge” inziale.

Secondo la logica espressa in questo articolo, i prop traders svolgono la loro attività con capitale non proprio e che quindi sono soggetti all’apertura della partita IVA in quanto svolgono una prestazione professionale per conto di terzi. Inoltre, le prop firms generalmente non assumono come dipendenti i propri traders; quindi, in questo caso l’apertura della partita IVA risulta quasi inequivocabile.

Il codice ATECO generalmente associato per le prop firm partita IVA è il codice 74.90.99, il quale identifica “altre attività professionali non classificate altrove”.

Conclusioni

In conclusione, districarsi nei meandri della fiscalità italiana risulta spesso estremamente complesso, caratterizzato da molteplici sfaccettature e da complicazioni che si scoprono di volta in volta, soprattutto per un’attività relativamente nuova come il trading online. In questo articolo abbiamo fornito la chiave di volta per la compressione della partita IVA per trading: se si opera con fondi propri non è necessaria l’apertura della partita IVA mentre è necessaria per un trader professionista la partita IVA.

In ogni caso, è sempre raccomandabile almeno una consulenza da parte di un commercialista nella fase di apertura della partita IVA per assicurarsi che tutto si stia muovendo nella direzione corretta e che sia privo di errori.

Domande Frequenti

Chi fa trading deve dichiarare?

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Chi svolge l’attività di trading online ha l’obbligo di dichiarare il reddito generato tramite la propria attività di trading. Chi svolge l’attività per conto personale e con i propri fondi deve dichiarare il reddito di capitale negli appositi quadri del 730 e dovrà pagare l’importo dovuto tramite l’F24. I trader professionisti, invece, dovranno dichiarare il reddito generato dalla propria prestazione professionale, il quale verrà poi tassato secondo il proprio regime fiscale.

Chi fa trading deve pagare le tasse?

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Chi fa trading deve pagare le tasse sulle plusvalenze generate nel corso dell’attuale anno fiscale; quindi, se si conclude l’anno in perdita o in pari non si dovranno pagare le imposte. D’altro canto, se si dovesse avere successo sarà necessario dichiarare il reddito di capitale generato e successivamente sarà necessario pagare le tasse.

Qual è il codice ateco da utilizzare per il trading online?

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In base al servizio preciso che si offre nell’ambito del trading online si deve scegliere il codice ATECO più appropriato. Ad esempio, per i prop traders il codice più adatto risulta essere 74.90.99 relativo ad altre attività professionali NCA. Invece, per i trader professionisti il codice ATECO più adatto è generalmente 66.12.00 il quale definisce le attività di negoziazione di contratti relativi a titoli e merci.

Conviene costituire una Srl per fare trading?

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Costruire una Srl per fare trading online risulta una scelta caldamente sconsigliabile in quanto non comporta alcun beneficio aggiuntivo a fronte di costi maggiori. Infatti, con una Srl si dovrà pagare costi maggiori per le piattaforme di trading, circa €3,000 - €5,000 euro l’anno per il mantenimento della società, doppia tassazione (sia sui profitti aziendali che sui dividendi personali) più altri costi gestionali.

Il trader è un lavoratore autonomo?

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Il trader è considerato un lavoratore autonomo che esercita una prestazione professionale solamente se il servizio di trading è svolto per conto di terzi, ovvero se viene eseguito con soldi non propri. In questo caso è necessaria l’apertura della partita IVA per emettere fattura e versare i contributi. Chi svolge l’attività di trading per conto personale e con i propri risparmi non ha necessità di aprire partita IVA.

Chi fa trading deve avere la partita Iva?

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Chi svolge l’attività di trading con i propri risparmi non è soggetta all’obbligo di partita IVA e le imposte verranno pagate sotto forma di redditi di capitale a seguito della compilazione del 730 e il pagamento dell’F24. I trader professionisti, ovvero coloro che gestiscono i titoli e i fondi di terzi, avranno invece la necessità di aprire partita IVA per emettere fattura per la propria prestazione personale e per pagare le imposte tramite il modulo unico.

Edoardo  Catani
Informazioni su Edoardo Catani
Edoardo Catani è operativo nei mercati finanziari da più di 5 anni facendo trading di azioni, opzioni e valute. Inoltre, da tre anni Edoardo è uno scrittore di contenuti finanziari per blog, articoli e video YouTube. Tra le sue collaborazioni più importanti si trovano siti del calibro di Investing.com, Finance Magnates e molti altri.
 

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