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Dubai World causa la volatilità dei mercati

La volatilità è schizzata verso l’alto alla fine della settimana, quando la compagnia di Stato “Dubai World” ha chiesto di rinviare il pagamento di un proprio debito. Non appena Mercoledì sera è stata annunciata la notizia, essa ha immediatamente generato panico, in quanto non è ancora noto l’importo dei finanziamenti a livello mondiale che si prevede possano essere coinvolti in questa situazione. “Dubai World” è una holding di proprietà del governo, ed è il motore di Dubai nei suoi sforzi di diversificazione  della propria economia in proprietà immobiliari, attività per il tempo libero ed investimenti, sia a livello locale che internazionale. La notizia ha influenzato fortemente i mercati azionari producendo un impatto immediato sul dollaro e lo yen. Entrambe le valute sono rapidamente salite in quanto gli investitori si sono orientati verso attività più sicure, uscendo da quelle più rischiose, come le azioni.

L’Indice S&P 500 ha perso Venerdi 19 punti ed ha chiuso la settimana a 1091.5, senza variazioni rispetto a lunedi. La settimana era iniziata con buoni segnali e sembrava che si sarebbe assistito ad un andamento positivo con ottimi ritorni per il mese di Novembre. I partecipanti al mercato Lunedi erano stati accolti da notizie positive dopo che la zona Euro aveva mostrato il miglioramento dei propri dati. I mercati erano rimasti stabili sia Martedi che Nercoledi mentre i Traders assorbivano un’ingente quantità di dati economici. Mercoledi il Dipartimento per il Commercio degli USA aveva pubblicato dei dati sul mercato immobiliare migliori di quelle attesi. La vendita di nuove abitazioni era risalita in Ottobre nonostante il tempo brutto e l’incertezza  sulla possibilità di un grosso credito d’imposta per gli acquirenti della prima casa. La vendita di  abitazioni uni-famigliari era cresciuta del 6.2% con una crescita destagionilazzata di 430,000 unità. Gli economisti intervistati prevedevano un calo del 1,0% ad un livello annuale di 398.000 unità.

Anche le domande dei disoccupati hanno avuto un impatto sulla settimana di negoziazione, poichè le cifre avevano mostrato che le domande iniziali di sussidi di disoccupazione erano diminuite di 35.000 unità a 466.000 nella settimana conclusa il 21 novembre. E ’stato il dato più basso di richieste dal settembre 2008. La media mobile a quattro settimane di nuove richieste, che mira ad attenuare la variabilità nei dati, una era anch’essa in diminuzione di 16.500 punti a 496.500.

In aggiunta in Europa, la fiducia delle imprese e dei consumatori nei 16 paesi che utilizzano l’euro aveva continuato a migliorare nel mese di novembre, mentre l’utilizzo delle capacità produttive nel settore manifatturiero era risalito per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria. Un sondaggio mensile da parte della Commissione Europea aveva mostrato Venerdì che l’indice generale del clima economico, o ESI, per la zona euro era salito bruscamente a 88,8 dall’86,1 di ottobre. L’aumento del ESI era stato maggiore del previsto, mentre gli economisti intervistati la settimana scorsa avevano ipotizzati che esso avrebbe dovuto aumentare “soltanto” a 88,1. Era stato l’ottavo mese consecutivo in cui le attese sono migliorate.

Il dollaro è rimasto sulla difensiva fino all’emissione dei verbali del Comitato federale del mercato libero (FOMC), che hanno evidenziato qualche sintomo in certo modo negativo per il biglietto verde. Secondo il verbale, i membri del Comitato hanno mostrato pochi dubbi, per quanto riguarda i tassi di interesse, ma è sembrato esservi un dibattito più acceso sull’estensione del Q / E (Quantitative Easing: alleggerimento quantitativo ed indica la creazione di moneta da parte della banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico). Prima della pubblicazione dei verbali, era trapelato che il solo Bullard sembrava favorevole ad una proroga, ma nei fatti gli altri membri mostrarono segni che avrebbero potuto essere d’accordo. Egli ha osservato che i tassi bassi avrebbero potuto incoraggiare un rischio eccessivo, ma ha anche sottolineato che il declino del dollaro era in totale controllo ed ha suggerito che non c’era bisogno in questo momento di reagire alla debolezza del dollaro. I pareri erano discordi sulle prospettive economiche, anche prima della crescita nel tasso di disoccupazione. La Fed ha aumentato le sue previsioni per la crescita del PIL, ma il verbale ha rivelato che i membri non erano tutti d’accordo perché alcuni vedevano un certo equilibrio tra i dati in crescita ed i rischi di inflazione, mentre altri ritenevano che il rischio di inflazione avrebbe determinato una crescita debole. Le previsioni e il dibattito si sono verificati prima dell’ultima pubblicazione dei dati sulla disoccupazione.

Variazioni nelle previsioni: Crescita del Prodotto Interno Lordo del 2.5-3.5% nel 2010 (2.1-3.3% in precedenza), del 3.4-4.5% nel 2011, inflazione all’1.3-1.6% nel 2010 (invece del 1.2-1.8% precedente), del 1-1.9% nel 2011, e tasso di disoccupazine al 9.3-9.7% nel 2010 (precedente 9.5-9.8%), dell’8.2-8.6% nel 2011.




A cura di: eToro
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