Anche i titoli più rischiosi si comportano molto bene

I recenti venti favorevoli che avevano caratterizzato i mercati nel corso della settimana scorsa si sono trasformati in venti contrari con i titoli più rischiosi che hanno toccato livelli molto bassi. I mercati azionari e i mercati delle materie prime hanno continuato a perdere valore mentre è proseguito il rally del Dollaro. L’indice S&P 500 ha perso il 3,9% in una delle peggiori settimane degli ultimi 12 mesi.

I mercati hanno aperto positivamente martedì, ritracciando le perdite registrate in precedenza. Il Governatore della Banca del Giappone Masaaki Shirakawa ha ribadito lunedì che la banca centrale manterrà invariato il suo atteggiamento accomodante di politica monetaria per evitare il rischio che la deflazione peggiori le condizioni economiche.  Questa dichiarazione ha favorito il rialzo dei mercati.

Il dollaro ha fatto segnare un buon recupero mentre i mercati azionari hanno invertito la corsa mercoledì dopo la richiesta della Cina di una stretta nei prestiti.  Il taglio ai prestiti appare finalizzato ad arginare la crescita del credito dopo che alcune banche avevano emesso ad inizio anno una grande quantità di crediti (forse per contrastare la stretta nelle condizioni che si sarebbe verificata in seguito).  Secondo i più recenti dati sull’attività creditizia, le banche hanno emesso crediti per una valore di 1,1 trilioni di yuan cinesi nel corso della prima metà del mese di gennaio, con le quattro banche principali che ne hanno emesso circa la metà (ossia 500 bilioni di yuan).  Le nuove disposizioni di politica monetaria sono finalizzate ad imporre alle banche una limitazione del credito per un valore pari a 7,5 bilioni di yuan (1,1 trilioni di dollari statunitensi) e richiederà che alcuni istituti di credito assumano delle misure straordinarie sulla riserva obbligatoria nel corso dei prossimi mesi.

Negli USA, i dati relativi al settore immobiliare hanno continuato a pesare sulla fiducia degli investitori.  La costruzione di nuove abitazioni risulta in flessione del 4% rispetto al mese precedente ad un tasso destagionalizzato di 557.000 unità a dicembre, secondo quanto dichiarato dal Commerce Department.  Gli economisti si attendevano che questo dato diminuisse dello 0,2% ad un tasso annuo di 573.000 unità. Inoltre, i dati pubblicati mercoledì hanno mostrato che i permessi di costruzione sono saliti a dicembre del 10,9% ad un tasso annuo di 653.000 unità.  Gli economisti si aspettavano che i permessi aumentassero dello 0,2% ad un tasso pari a 590.000. Oltre ai dati del settore immobiliare mercoledì è stato reso noto l’indice dei prezzi alla produzione per i prodotti finiti.  Secondo i dati rilasciati dal Labor Department, il PPI è salito nel mese di dicembre ad un tasso destagionalizzato dello 0,2% dopo l’incremento dell’1,8% registrato a novembre seguito all’aumento dei prezzi dell’energia.

Giovedì, i mercati hanno continuato a rimanere sotto pressione dal momento che il governo cinese ha dichiarato che la sua economia ha registrato un tasso di espansione pari all’8,7% nel 2009, superando l’obiettivo dell’8% fissato lo scorso anno da Pechino. Il risultato ha superato le stime degli analisti che si aspettavano una crescita del 5%. Il tasso di crescita nel quarto trimestre del 2009 è aumentato del 10,7% dallo scorso anno, a seguito della recente ripresa del commercio mondiale e del continuo miglioramento dei beni e delle infrastrutture interne. Inoltre, il presidente americano Barack Obama ha dichiarato giovedì la sua intenzione di togliere alle banche le attività di proprietary trading, cioè il trading con mezzi propri operato dalle banche.  Egli ha affermato che nessuna banca potrà avere o investire in un hedge fund o in un fondo di private equity.  Questa notizia è arrivata come una doccia fredda sui mercati dove è continuato il sell off dei titoli azionari e delle materie prime così come delle valute più rischiose.

Forex:

Nel corso di questa settimana la Sterlina ha subito pesanti flessioni nonostante le notizie contrastanti provenienti dall’economia del Regno Unito. L’inflazione annuale relativa ai prezzi al consumo è cresciuta a dicembre al tasso più elevato rispetto al mese precedente a causa del  fatto che nel 2008 vi era stato un taglio dell’imposta sulle vendite, una pesante caduta dei prezzi petroliferi  e delle vendite prenatalizie. L’inflazione è aumentata del 2,9% a dicembre, un risultato ben superiore sia all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca d’Inghilterra che alle stime degli analisti (2,5%) . Le richieste di sussidi alla disoccupazione sono diminuite più di quanto ci si attendeva (-15,2 mila contro -4,6 mila stimate a dicembre) e i dati di novembre sono stati rivisti a -10, 8 mila dai -6,3 mila. Se i fattori stagionali potrebbero aver contribuito al miglioramento dei dati, il tasso delle richieste è rimasto invariato al 5% - questa notizia conferma l’ipotesi della ripresa dell’economia britannica nel quarto trimestre del 2009.  Anche la BoE nella sua Sintesi sulle condizioni dell’economia ha mostrato segnali di forza. Le vendite al dettaglio nel mese di dicembre nel Regno Unito sono salite di appena lo 0,3% su base mensile rispetto alle stime che parlavano di un aumento dell’1,1% e dopo una flessione dello 0,3% registrata a novembre.

La Banca del Canada ha dichiarato di voler mantenere i tassi invariati per tutta la prima metà del 2010. Questa dichiarazione può forse aver deluso coloro che credevano che la banca centrale avrebbe modificato i tassi  dopo che a dicembre l’indice CPI è risultato in aumento dell’1,5% su base annua. In realtà, secondo la BoC la forza del dollaro canadese potrebbe esercitare una pressione al ribasso sull’inflazione oltre ad agire come un importante freno sulla crescita. La BoC ha abbassato le previsioni sul PIL per il 2010 al 2,9% (dal 3%) ed ha affermato che si attende che la produzione rimarrà al di sotto della piena capacità e l’inflazione resterà sotto l’obiettivo del 2% per tutto il terzo trimestre del 2011, in linea con quanto reso noto dal Report di ottobre sulla politica monetaria (MPR).

Nel corso della prossima settimana l’attenzione dei mercati sarà puntata sulla decisione che adotterà la Banca del Giappone sui tassi di interesse. Gli analisti si aspettano che la Banca si manterrà ferma dal momento che la sua economia sta continuando a migliorare rispetto alla situazione della recente recessione.  Martedì il Regno Unito renderà noto il risultato sul PIL, seguito dal dato sulla Fiducia dei Consumatori negli USA. Mercoledì sarà la volta dei prezzi al consumo in Australia, quindi verranno resi noti i dati sulle Vendite di Case Nuove negli USA e le decisioni sui tassi di interesse della Fed e della Banca Centrale della Nuova Zelanda.  Fino al momento in cui verrà resa nota la decisione della Fed ci aspettiamo che la situazione de mercati non presenterà forti oscillazioni. La maggior parte degli investitori presteranno attenzione più al discorso della Fed che alla decisione stessa, che ci si aspetta manterrà i tassi invariati. Venerdì verrà reso noto il tasso di disoccupazione nell’UEM.  I mercati si attendono un tasso intorno al 10%.  La settimana si chiuderà con il dato sul PIL negli USA.



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