I timori influenzano negativamente i mercati azionari e i mercati delle valute

Settimana molto negativa per gli asset più rischiosi. I timori del mercato sulla situazione finanziaria della Grecia hanno continuato ad avere una pessima influenza sulle obbligazioni, valute, commodities e mercati azionari europei. I rendimenti dei titoli decennali greci sono saliti di 51 punti base in meno di un giorno, mentre gli investitori spostavano i loro capitali dai titoli di stato di quel paese. Inoltre, sui mercati ha continuato a pesare la paura che la Cina prosegua la sua politica di stretta dei tassi di interesse e l’indice S&P500 ha finito per perdere l’1, 65%, ossia 18 punti nel corso di questa settimana. Anche la volatilità è tornata a dominare le scene.  L’indice di volatilità Vix, che riflette i timori degli investitori, è salito dal 22 al 28% a metà settimana.

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La settimana è iniziata sottotono con una prima ondata di risultati economici provenienti dagli USA.  La vendita di case esistenti è diminuita pesantemente a dicembre dopo i tre incrementi successivi alimentati dalla politica del governo statunitense sul credito d’imposta. Il dato sulla vendita di case esistenti è, secondo la National Association of Realtors, in flessione del 16,7% ad un tasso annuale di 5,45 milioni rispetto ai 6,54 milioni di novembre.  Come dati positivi si registrano invece la diminuzione di rimanenze di case e il prezzo delle abitazioni che risulta in crescita per la prima volta dopo più di due anni. La causa principale del calo delle vendite deve essere individuata nell’aspettativa che il credito d’imposta riservato agli acquirenti di case non sarà rinnovato a dicembre. Gli economisti si aspettavano una flessione dell’11,6% a dicembre a un tasso di 5,78 milioni.  Bisogna comunque sottolineare che prima del grande calo registratosi nel mese scorso, le vendite erano salite per ben tre volte consecutive.  Per tutto il 2009, le vendite di case sono state di 5,16 milioni, in rialzo del 4,9% rispetto ai 4,91 milioni del 2008. Inoltre, si tratta del primo dato positivo annuale sulle vendite di case dal 2005.

I mercati hanno continuato a stare sulla difensiva per tutto il corso della settimana anche dopo i dati positivi provenienti dal Regno Unito, la cui economia è riemersa nel quarto trimestre del 2009 dopo 6 trimestri di recessione.  Il PIL del Regno Unito è salito dello 0,1% su base trimestrale, meno però rispetto alle attese (0,4%). La causa va ascritta all’utilizzo di gas ed elettricità. L’indice IFO di gennaio in Germania ha continuato il suo trend rialzista, toccando il 95,8 (95,1 atteso) dal 94,6 con le due componenti dell’indice, indice delle condizioni attuali (91,2 rispetto a 90,4 a dicembre e 91,3 atteso) e indice delle attese (100,6 da 98,9 e 99,1 atteso) in ripresa.  I consumi delle famiglie in Francia sono saliti a dicembre del 2,1% su base mensile (0,6% atteso) spingendo il tasso annuale al 5,9% (3,8% atteso), il maggiore rialzo annuale dalla metà del 2000, trainato dalle vendite di automobili (9,1% su base mensile) e dai beni durevoli (4,3%).

Gli operatori finanziari sono stati nuovamente messi in ginocchio dopo che Standard & Poor’s ha ridotto l’outlook sul rating a lungo termine del Giappone a negativo e parallelamente ha confermato il rating del Giappone ad AA.  S&P ha espresso preoccupazioni sulle prospettive delle politica fiscale.  Fitch e Moody hanno mantenuto inalterato l’outlook sul debito giapponese.  Le notizie provenienti da S&P hanno sviato l’attenzione dalla riunione della BOJ, dalla quale era emerso una situazione stazionaria sia in riferimento ai tassi che alle misure di quantitative easing. Mercoledì il FOMC ha annunciato che il tassi di interesse rimarranno bassi per un periodo piuttosto lungo.  Sebbene non siano state rese note altre notizie particolarmente interessanti, la mancanza di risultati positivi è stata comunque avvertita dai mercati.  Il Presidente della Fed di Kansas City Fed, Thomas Hoenig, si è dichiarato preoccupato in riferimento alle misure di stimolo all’economia che, messe in atto per combattere la crisi, potrebbero alimentare l’inflazione.

Venerdì sono stati resi noti i risultati sull’inflazione e la disoccupazione nell’Unione Europea. Il tasso annuale d’inflazione nei 16 paesi che utilizzano l’euro è salito a gennaio dell’1%, mentre il tasso di disoccupazione ha raggiunto a dicembre il suo livello massimo da 11 anni.  Secondo l’ufficio statistiche dell’Unione Europea, l’Eurostat, l’inflazione ha toccato il suo livello più alto dal febbraio dello scorso anno, ma non ha raggiunto l’1,3% stimato dagli economisti.  Il tasso di disoccupazione nell’Unione Europea è salito al 10% a dicembre dal 9,9% di novembre. Il dato è risultato al di sotto delle aspettative e ha indicato anche che, benché le aziende continuino a tagliare i costi, lo stanno facendo ad un ritmo minore. Durante la seduta di venerdì l’attenzione si è focalizzata sul risultato del PIL negli USA. L’economia statunitense è migliorata alla fine del 2009 facendo registrare un rialzo maggiore delle previsioni, la cui motivazione è da ricercare più in una minore liquidazione delle rimanenze che nella spesa per consumi. Il PIL è salito ad un tasso annuale destagionalizzato del 5,7% , secondo i dati rilasciati venerdì dal dipartimento del commercio nella sua prima stima sul PIL USA nel quarto trimestre.  Gli economisti si attendevano una crescita del PIL del 4,8%. Il Pil è cresciuto per due trimestri consecutivi, in rialzo del 2,2% nel terzo trimestre dopo un anno di contrazione. In tutto il 2009 il PIL è sceso del 2,4%. Il Pil era salito dello 0,4% nel 2008 e del 2,1% nel 2007.

Nel corso della prossima settimana l’attenzione del mercato sarà puntata lunedì sull’Indice australiano Housing Price, seguito dall’indice PMI nel Regno Unito e dall’indice ISM, Reddito personale e Spesa negli USA  Martedì sarà resa nota la decisione sui tassi di interesse australiani.  Le previsioni sono per un incremento di 25 punti base al 4%.

Mercoledì saranno pubblicati i dati sul PMI e Vendite al Dettaglio nell’UEM seguiti dal risultato ADP sull’occupazione negli USA.  Secondo le stime, le perdite di posti di lavoro nel settore privato ammonterebbero a 84 mila unità. Giovedì saranno rese note le decisioni sui tassi di interessi della BOE e dell’UEM.  Venerdì gli investitori terranno sotto stretta osservazione i report sulla occupazione negli USA e in Canada.


A cura di: eToro