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Slancio dei mercati azionari e delle materie prime

Nel corso della settimana scorsa i mercati azionari hanno conosciuto un certo slancio che ha fatto avanzare l’indice S&P 500 di 33 punti ossia del 3,3%.  Nella stessa direzione si è mosso anche il mercato delle materie prime, dal momento che il dollaro ha presentato segnali contrastanti dovuti all’incertezza globale.

La settimana si è aperta positivamente per i titoli più rischiosi in seguito alle buone notizie provenienti dal Giappone.  La situazione economica giapponese sta lentamente migliorando, dal momento che la forte crescita della Cina e degli altri paesi asiatici sta incrementando le esportazioni e stimolando la spesa per investimenti dei produttori nazionali.  L’economia giapponese è cresciuta ad un ritmo maggiore delle attese, aumentando ad un tasso del 4,6% negli ultimi tre mesi del 2009. I dati economici mostrano anche che il leggero incremento della domanda interna ha aiutato il Giappone a uscire dalla sua peggiore fase di recessione.

La spesa per consumi privati, che rappresenta circa il 58% del PIL reale, è salita dello 0,7% spinta dalle misure governative volte a rilanciare gli acquisti di impianti elettrici e automobili a risparmio energetico. Questo è stato il terzo trimestre consecutivo di guadagni. Il deflatore del PIL-un indicatore delle tendenze generali dei prezzi - è sceso al livello minimo record facendo registrare una flessione pari al 3% tra ottobre e dicembre rispetto all’anno precedente, rispetto a un decremento dello 0,6% del trimestre precedente. Una flessione dei prezzi interni ha spinto al ribasso il deflatore, mostrando che la differenza tra l’offerta e la domanda è ancora in aumento.

Martedì il mercati azionari statunitensi hanno avuto un buon recupero anche grazie alle buone notizie provenienti dallAustralia. Dai verbali della RBA di febbraio è emerso che la banca centrale, con una decisione “ben bilanciata”, ha mantenuto invariati i tassi di interesse per questo mese per le preoccupazioni sulla possibilità che la crisi del debito europeo possa indebolire la ripresa economica globale.    La Banca centrale australiana ha comunque aggiunto che ” i membri si aspettano che, se le condizioni economiche continueranno a migliorare come stimato, si riterranno necessari nuovi incrementi del tasso di riferimento (cash rate).  Ma non intendono considerare tale prospettiva come obbligo ad aumentare i tassi ad ogni riunione.  Inoltre, “i membri hanno osservato che molti operatori finanziari si aspettavano un ulteriore incremento del tasso di riferimento durante questa riunione.  I membri hanno concluso che, tutto sommato, la tesi prevalente è lasciare per ora i tassi invariati”  Secondo le nostre analisi di mercato, i mercati consideranno l’annuncio della RBA in modo più aggressivo.

In Grecia, la crisi del debito rimane al centro dellattenzione dei mercati con i ministri delle Finanze della zona euro che stanno ancora cercando di decidere la strategia da adottare.   Il mercato è rimasto ancora incerto a proposito delle misure che l’Europa adotterà per ridurre il suo deficit.   Ad oggi, non è ancora chiaro se i ministri delle finanze decideranno per qualche tipo di aiuto alla Grecia.  Invece, i ministri, durante la riunione della settimana scorsa, hanno raccomandato alla Grecia di prepararsi ad adottare ulteriori misure, se alla riunione del 16 marzo non saranno emersi sufficienti progressi.  L’impatto di questa situazione si è sentito soprattutto nei mercati obbligazionari dove i titoli obbligazionari greci hanno subito un ulteriore sell off con lo spread fra i tassi decennali tedeschi e quelli greci che ha toccato il massimo delle ultime tre settimane.    Anche lo spread tra i titoli tedeschi e quelli portoghesi è aumentato leggermente, di 6 punti base.

Inoltre, l’attività manifatturiera nello stato di New York è aumentata a febbraio al ritmo maggiore degli ultimi 4 mesi dal momento che le società hanno incrementato i loro occupati in anticipazione degli ordinativi e delle venite risultanti in accelerazione. L’indice generale della banca centrale di New York è salito più delle attese a 24,9 questo mese, rispetto al 15,9 di gennaio.   Risultati sopra lo zero di questo indice segnalano una crescita nell’area compresa tra New York, parti del New Jersey e il Connecticut.

Mercoledì sarà reso noto il verbale del FOMC.   Il verbale del 27 gennaio del FOMC è passato in secondo piano dopo la pubblicazione del discorso di Bernanke della settimana scorsa, nonostante sia emerso chiaramente che i policy maker hanno visioni differenti.    Hoenig, uno dei membri votanti, è stato l’unico che ha espresso il suo dissenso sull’uso dellespressione “periodo esteso”. Dai verbali è emerso che Hoenig era a favore di “un’aspettativa di tassi bassi per qualche tempo”.  Diversi membri hanno auspicato una riduzione degli asset prima piuttosto che dopo.   Mentre tutti i membri hanno concordato sulla riduzione degli asset “nel tempo”, diversi membri hanno sostenuto una restrizione degli asset nel “breve periodo”.  Plosser, attualmente un membro non votante del FOMC , ha espresso questa opinione.  Questo sottolinea un punto.  Non tutti i membri votanti sono dei falchi. 

Altri membri del FOMC, compreso Evans, attualmente un membro votante, hanno sostenuto un approccio più conciliante puntando su un’espansione degli acquisti, se necessario.  Le opinioni divergenti sono la normalità quando gli indirizzi politici si modificano, ma in questo caso i verbali hanno lasciato il posto alle dichiarazioni di Bernanke che ha parlato di una strategia d’uscita che dovrà comprendere un aumento del tasso di sconto che sposterà lo spread tra il tasso di sconto e i tassi di interesse sui Fed funds verso un obiettivo di spread più normale  (a 100 punti base rispetto all’inizio della crisi). Inoltre, la Fed ha fatto intendere che i Fed fund potrebbero diventare un indicatore meno attendibile delle politica della banca centrale “per un periodo”, mentre potrebbero rivelarsi più utili i tassi sugli obblighi di riserva.

Giovedì il dollaro ha continuato a rafforzarsi rispetto all’euro e alla sterlina e il mercato azionario statunitense ha continuato ad essere molto tonico.   I Prezzi alla Produzione negli USA a gennaio sono cresciuti su base mensile dell1,4%, un dato risultato migliore delle attese.  L’indice PPI (escluse le componenti cibo ed energia) è cresciuto in un mese dello 0,3%.  Gli economisti si aspettavano un aumento rispettivamente dello 0,8% e dello 0,1%.  Inoltre, le richieste di sussidi, nel corso della settimana scorsa, sono aumentate di 31.000 unità.

I prezzi al consumo in Canada, nel corso del mese scorso sono aumentati dell1,9% rispetto a un anno prima, il livello più alto da novembre 2008 e che rappresenta un incremento dello 0,3% su base mensile.   Da sottolineare è l’aumento dellindice core passato al 2% dall’1,5%.  La Banca del Canada ha promesso di lasciare invariati i tassi fino a giugno.   La rigidità dellinflazione core fa pensare ad un possibile ritocco verso l’alto dei tassi da parte della BOC nel terzo trimestre.

Venerdì, il mercato ha dovuto assorbire diversi dati sull’inflazione. I prezzi al consumo negli USA hanno registrato un leggero aumento a gennaio rispetto al mese precedente e l’inflazione core è scesa per la prima volta dal 1982. Secondo il Labor Department, l’indice destagionalizzato dei prezzi al consumo è salito dello 0,2% sulla scia dellaumento dei prezzi energetici.  

L’indice dei prezzi al consumo core, che non tiene in considerazione delle componenti cibo ed energia e tenuto sotto stretta osservazione dalla Fed, è diminuito su base mensile dello 0,1% a gennaio.  L’ultima volta che l’indice dei prezzi al consumo core era diminuito era nel dicembre del 1982. A dicembre 2009, l’indice CPI core aveva fatto registrare un aumento mensile dello 0,1%.  Gli economisti di Wall Street intervistati dal Dow Jones Newswires si aspettavano un incremento dello 0,3% dellindice dei prezzi al consumo headline e dello 0,1% dellindice dei prezzi al consumo core. Sterlina debole dopo i deludenti dati economici tra cui i risultati sull’occupazione.  A seguito del report trimestrale molto conciliante sull’Inflazione rilasciato dalla BoE, ci si sarebbe potuti aspettare che alcuni membri avrebbero votato per un estensione del programma di acquisto di asset.  La maggioranza dei membri ha sostenuto che incrementare adesso il programma di quantitative easing potrebbe aumentare la possibilità di incrementi ingiustificati dei prezzi degli asset con un conseguente effetto negativo sull’economia.

Sul fronte delloccupazione, le richieste di sussidi sono aumentate mensilmente di 23,5 mila unità contro un calo stimato di 10 mila unità, risultato che ha più che controbilanciato la flessione precedente pari a 9,6 mila unità.   Inoltre, la media degli stipendi a dicembre è aumentata di solo lo 0,8% su base annuale, contro lo 0,9% atteso e risulta invariata da novembre; questo risultato dovrebbe confermare il punto di vista della BoE circa la provvisorietà degli incrementi del CPI.

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