Buone performance questa settimana per i titoli più rischiosi grazie ai rialzi di petrolio ed azioni e al ritracciamento del dollaro. L’Euro, il Dollaro australiano, il Dollaro canadese e la Sterlina hanno registrato forti guadagni. L’indice S&P 500 ha toccato il suo livello massimo per il 2010, avanzando di 10 punti. Il Nasdaq sta chiudendo sui massimi precedenti al crollo del 2008.
Lunedì i mercati si sono focalizzati sulle notizie economiche provenienti dall’Asia. Un incremento record nelle esportazioni ha agevolato un ritorno del saldo attivo della bilancia commerciale a gennaio che si è andato ad aggiungere alle speranze che la domanda proveniente da oltreoceano continuerà a sostenere la ripresa dell''economia nazionale. Il surplus di conto corrente di gennaio, ossia gli utili netti del Giappone derivanti dagli investimenti e dal commercio internazionale, si attestano a 899,8 miliardi di yen giapponesi (9,95 miliardi di dollari) mentre, secondo i dati resi noti dal Ministero delle Finanze, l’anno scorso si era registrato un deficit di 132,7 miliardi di yen. Il risultato rappresenta il 12°mese consecutivo di surplus, mentre il rimbalzo pari a 1,033 trilioni di yen rispetto all’anno precedente rappresenta la ripresa più consistente dal recupero pari a 1,222 trilioni di yen fatto segnare nel marzo del 1992.
Secondo i dati della BoJ, i prestiti erogati dalle banche nazionali a febbraio, con l’esclusione di quelli della banca Shinkin, o delle banche cooperative di credito, sono diminuiti dellanno precedente . I prestiti bancari sono diminuiti per il terzo mese consecutivo a febbraio dal momento che le aziende hanno continuato a mantenersi lontane dall’intraprendere nuovi investimenti. A gennaio la situazione è apparsa leggermente migliore con una flessione di solo l’1,7%. La debole situazione dei prestiti bancari mostra che alla ripresa economica giapponese manca la forza necessaria a spingere le società a chiedere capitali per espandere le proprie attività. Le aziende si mostrano inoltre meno dipendenti dai prestiti bancari dal momento che le migliorate condizioni dei mercati finanziari facilitano loro il reperimento di capitali attraverso la vendita di obbligazioni o l’emissione di azioni. La BoJ ha affermato anche che l’offerta di moneta giapponese è aumentata del 2,7% su base annua a febbraio, rispetto all’aumento del 3% registrato a gennaio. L’offerta di moneta depurata dall’inflazione (M2) comprende la valuta in circolazione e i depositi detenuti presso la BoJ e altri istituti finanziari giapponesi, esclusa la Post Bank giapponese.
Martedì anche se è continuato il rally dei mercati azionari, gli operatori finanziari si sono concentrati sulla debolezza delleconomia britannica. I dati economici provenienti dal Regno Unito non mostrano una situazione molto positiva. I dati sui prezzi delle case a febbraio resi noti dalla RICS ( con il principale indice in flessione del 17%, dal 31%) sono risultati molto deludenti. I dati sulla bilancia commerciale a gennaio sono anch’essi un disastro per gli operatori rialzisti del Regno Unito, con un deficit risultato molto peggiore delle attese a 7,98 miliardi di sterline (contro -7 miliardi di sterline precedenti e contro -7 mld di sterline attesi) mentre il gap commerciale con i paesi non appartenenti all’Unione Europea si è allargato a -3,8 mld di sterline (dai -2,6 mld di sterline) Rappresenta il deficit più ampio dall’agosto 2008. Le esportazioni sono scese su base mensile del 6,7%, mentre le importazioni sono diminuite dell'1,6%. Il forte calo nelle esportazioni è impressionante, soprattutto in un momento di debolezza della sterlina, ma non bisogna dimenticare che la ripresa del principale partner commerciale del Regno Unito, ossia la zona euro, è estremamente lenta e una valuta più debole può far poco nel breve termine se la domanda esterna resta così sottotono. Le negative condizioni climatiche hanno inoltre costituito un ulteriore ostacolo allo sviluppo dell'attività economica nel Regno Unito con le inevitabili ripercussioni sulla crescita del PIL .
Mercoledì gli operatori finanziari hanno accolto positivamente le notizie delle scorte negli USA risultate migliori delle attese. Le scorte dei grossisti sono inaspettatamente diminuite dello 0,2% a gennaio, secondo il Dipartimento del Commercio, dal momento che l’aumento della domanda ha svuotato gli scaffali nel primo mese dellanno. Gli analisti di Wall Street si aspettavano che le scorte salissero dello 0,2% a gennaio. All’inattesa flessione è seguita una revisione al ribasso dei livelli delle scorte a dicembre che hanno mostrato una contrazione a dicembre dell'1% rispetto al calo dello 0,8% riportato inizialmente. Le vendite dei grossisti negli USA nel primo mese del 2010 sono risultate in aumento dell'1,3% ad un tasso annuo destagionalizzato pari a 346,7 mld di dollari.
Questo rappresenta il decimo mese di incremento consecutivo nelle vendite secondo i dati del Dipartimento del Commmercio. Le vendite sono risultate particolarmente forti per il settore automobilistico e i generi alimentari. La flessione delle scorte costituisce una buona notizia per l’economia statunitense. Se le scorte diminuiscono, esse dovranno essere rimpiazzate e ciò creerà occupazione. L’ammontare delle merci all’ingrosso disponibili alla vendita è stato a gennaio di 1.10, un livello minimo record. L’inventory-to-sales ratio misura quanti mesi sono necessari a una azienda per esaurire le sue scorte correnti. A novembre esso è risultato pari a 1,12.
In Asia, la Cina ha reso noti a febbraio dei risultati molto positivi e migliori delle attese per importazioni ed esportazioni con il risultato netto di un disavanzo commerciale minore delle aspettative. Infatti il disavanzo commerciale a febbraio pari a 7,6 mld di dollari è il più modesto su base annua ed è più della metà del surplus di gennaio. In termini di squilibri globali, il deficit commerciale statunitense e il surplus commerciale cinese si sono ridotti negli ultimi anni della metà in percentuale al Pil. Nel caso degli USA questo sembra essere un fenomeno largamente ciclico e i differenziali di crescita che ci aspettavamo ridurre il gap produttivo degli USA rispetto ad Europa e Giappone vedranno con molta probabilità una crescita ulteriore del deficit commerciale statunitense, sebbene da una base più bassa. Nel caso della Cina, la possibilità di un cambiamento strutturale è molto alta, sebbene sia ancora presto per dirlo. Le esportazioni cinesi sono aumentate del 45,7% a febbraio rispetto ai livelli bassissimi registrati un anno fa. Nel mese di gennaio le esportazioni erano risultate in crescita del 21%. Le importazioni sono salite di quasi il 45%, meglio del 39,7% atteso, ma lontano dall’85,5% riportato a gennaio.
Inoltre l’economia giapponese potrebbe beneficiare della ripresa delle vicine economie asiatiche anche se la domanda interna resta molto debole e continuano a permanere le spinte deflazionistiche. A febbraio gli ordinativi sui macchinari sono risultati più deboli delle attese in flessione del 3,7% su base mensile (contro + 20,1% di dicembre). Ciò ha portato il tasso annuale a -1,1% ( contro -0,6% atteso ). Gli ordinativi dei macchinari vengono usati come indicatore indicatori guida degli investimenti aziendali, quindi la performance deludente di gennaio non risulta particolarmente promettente per il risultato del PIL del primo trimestre.
Giovedì i titoli più rischiosi hanno continuato a salire, aiutati dal report trimestrale della Fed in cui è stato reso noto che la ricchezza complessiva del settore famiglie è aumentata dell1,3% nel quarto trimestre, a 54,18 trilioni di dollari dai 53,49 trilioni registrati nel terzo trimestre. Nel 2009 la ricchezza complessiva è aumentata del 5,4%. La ricchezza complessiva delle famiglie è costituita da attività come l’home equity a cui sottrarre passività come i debiti ipotecari. Una buona percentuale dellincremento della ricchezza complessiva delle famiglie è da ascrivere ad un calo del debito delle famiglie stesse, dal momento che un crescente numero di consumatori risultavano inadempienti con i mutui e le carte di credito. Se le inadempienze costituiscono una nota dolente per le famiglie e rappresentano un costo per banche e investitori, gli economisti sostengono che questo fenomeno contribuisca a velocizzare la ripresa finanziaria necessaria al ritorno di una crescita robusta.
La situazione ottimistica dell'economia cinese è stata giovedì al centro dellattenzione in Asia. La Cina non rappresenta solo un’economia mossa da forze esterne; il forte dato di febbraio sulle vendite al dettaglio ha conquistato un grande fetta di consumatori con un tasso di crescita annua migliore delle aspettative al 17,9%. A febbraio anche la produzione industriale è risultata migliore delle stime, facendo registrare un tasso annuo pari al 20,7%. Tuttavia, l’attenzione è stata focalizzata anche sull’indice CPI di febbraio con il tasso di inflazione annua che ha registrato un + 2,7% dall’1,5% precedente. Le preoccupazioni di surriscaldamento economico hanno spinto la Cina ad aumentare l’importo che le banche devono accantonare a riserva.
In Giappone, il clima economico non è così roseo e i dati sul PIL del quarto trimestre sono stati rivisti al ribasso a 0,9% (dal 1%) a causa delle spinte deflazionistiche e del deflatore del PIL a -2,8% su base annua.
Venerdì il mercato ha dovuto assorbire un’ondata di notizie provenienti dagli USA. Le vendite al dettaglio sono salite nello scorso mese dello 0,3% secondo i dati del Dipartimento del Commercio. Con il Super Bowl all’inizio del mese, le vendite dei negozi di elettronica sono aumentate notevolmente. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,3%. Le vendite al dettaglio a gennaio sono state riviste al rialzo, con un incremento dello 0,1% dall’0,5% registrato precedentemente. Ad esclusione del settore dellauto, tutte le altre vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,8%. Gli economisti si aspettavano un incremento dello 0,1%. Le vendite ex-auto sono salite a gennaio dello 0,5%, riviste rispetto alla stima precedente in cui si ipotizzava un guadagno dello 0,6%. I dati delle vendite al dettaglio costituiscono un indicatore importante in riferimento alla spesa dei consumatori. La spesa per consumi rappresenta nell’economia statunitense il 70% della domanda.
Sfortunatamente le scorte aziendali sono risultate piuttosto deboli. Non solo è risultato negativo il dato riferito a gennaio ma anche i dati di dicembre sono stati rivisti al ribasso a -0.3% dal -0.2%. Dato che i dati sulle scorte delle imprese e dei grossisti di gennaio erano già stati pubblicati, la principale notizia di venerdì ha riguardato la flessione dello 0,1% nelle scorte al dettaglio. Il risultato (+5,9%) del Pil del quarto trimestre è stato raggiunto grazie all’accumulo delle scorte e alcuni analisti hanno respinto la crescita a causa di questo fattore. Tuttavia, un’ampia parte della contrazione è stata dovuta anche alle scorte. Il ciclo delle scorte è ancora in evoluzione. Anche l’ampia oscillazione del quarto trimestre riguarda la liquidazione delle scorte. Si tratta di un processo graduale che potrebbe proseguire anche nei prossimi due o tre trimestri. Mentre le vendite si stanno incrementando, il rapporto giacenze/vendite sta frenando.