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Preoccupazioni sui rischi di insolvenza dominano i mercati

Le preoccupazioni sui rischi di insolvenza hanno dominato i mercati nella prima parte della settimana e hanno spinto gli investitori a spostare i propri capitali verso investimenti di rifugio.  L’Oro, i Titoli di Stato e il dollaro sono stati i beneficiari di questi spostamenti e della recente trepidazione che ha caratterizzato i mercati.  Nonostante i timori nei mercati, l’indice S&P 500 è salito dell'1,38% per chiudere a 1194,37 punti.

L’Europa è nel caos

La questione del debito greco ha conquistato il primo piano a metà settimana, creando trepidazione in tutti i mercati finanziari.   Ci si chiede se la Grecia riuscirà a soddisfare gli obiettivi fiscali per ripagare i debiti correnti.  Il rendimento dei titoli decennali greci è salito giovedì al 7,6%, toccando il nuovo picco storico prima di ritracciare.  I rendimenti in tutta Europa sono sotto pressione (ad eccezione dei bund tedeschi) e gli spread tra i diversi paesi rendono più difficile l’emissione di prestiti per la maggior parte dei governi.  La situazione fiscale greca si sta muovendo verso un salvataggio finanziario da parte del FMI.  Non solo la curva dei tassi di interesse greci si è spostata pesantemente, ma i rendimenti a due anni dei titoli di debito greco hanno lasciato sul terreno quasi 80 punti base.  In effetti la curva dei rendimenti greci si è capovolta a metà settimana, con la conseguenza che costa di più richiedere prestiti nel breve periodo ( 2 anni) rispetto al chiedere prestiti a 10 anni.  Questo è il segno che gli investitori vogliono uscire dai titoli greci ed è probabile che si verificherà presto una corsa verso il paese. Il debito greco si è stabilizzato alla fine della seduta di giovedì. Una parte della ripresa potrebbe provenire dalla notizia secondo la quale il deficit del budget greco relativo al primo trimestre è sceso del 40% toccando i 4,3 miliardi di euro.  Questo potrebbe confermare l’ipotesi che sebbene ancora lontani, ci si sta avvicinando agli obiettivi prefissati.

Inoltre, i dati economici provenienti dalla zona euro non stanno agevolando la valuta e i mercati azionari europei, piegati dalle questioni del debito greco.  La produzione industriale di febbraio in Germania, che era stimata in rialzo dell'1%, è rimasta invece invariata; l’incremento di gennaio è stato tagliato dallo 0,6% allo 0,1%.    La zona euro ha riportato inoltre una flessione delle vendite al dettaglio a febbraio dello 0,6%, mentre le stime si aspettavano un dato invariato.  Le vendite al dettaglio riflettono fortemente la domanda  dei consumatori. La domanda (spesa) dei consumatori costituisce la maggior parte (in alcuni paesi il 66%) del PIL e le vendite al dettaglio costituiscono circa il 33% della spesa per consumi. La stima del PIl è stata rivista al ribasso a 0,00 dall’iniziale dato dello 0,1% relativo al quarto trimestre del 2009, secondo i dati forniti dall’Eurostat, l’agenzia di statistiche dell'Unione Europea. La coppia EUR/USD ha subito questa settimana una bella bastonata, dopo aver testato alla fine della settimana scorsa la resistenza sulla media mobile a 20 giorni (intorno a 1,36).  La coppia di valute ha testato il supporto a 1,3275, prima di ritracciare a 1,3387.

Si muoverà la valuta cinese?

Molte notizie hanno riportato che la Cina potrebbe apportare una correzione alla sua valuta nei prossimi giorni.  Il mercato ritiene possibile un tale scenario.  Il segretario del Tesoro statunitense, Geithner, che stava visitando l’India, è stato invitato a Pechino. Il rendimento dei Non Deliverable Forward a 12 mesi è in rialzo ed è ora vicino al 3%. Mentre la Cina non vuole dare l’idea di soccombere alle pressioni degli USA, sembra che le aspettative per un imminente annuncio siano state malriposte.  Inoltre, Xia Bin, componente di nomina recente del comitato di politica monetaria della Banca centrale cinese, dovrebbe riattivare presto un sistema di intervento sul tasso di cambio dal momento che è svanito l’effetto della crisi finanziaria globale.   Se e quando la Cina attuerà una correzione di modesta entità, questa probabilmente potrebbe non avere conseguenze sui flussi commerciali e finanziari.

La maggior parte dei paesi emergenti che gravitano intorno alla Cina avranno potenzialmente un effetto negativo sulle importazioni se si verificasse un incremento del valore della valuta cinese.  La Cina continuerà probabilmente ad acquistare titoli del tesoro allo stesso tasso.  Nei 12 mesi successivi alla rivalutazione avvenuta nel luglio del 2005, le partecipazioni in titoli del tesoro americano ammontavano a 74,3 miliardi di dollari rispetto ai 103,7 miliardi dei 12 mesi precedenti la rivalutazione.  I successivi 12 mesi hanno visto le partecipazioni cinesi in titoli di stato americani salire di 105 miliardi di dollari e poi nei successivi 12 mesi di 58 miliardi.

Il Giappone rimane a galla

Le notizie provenienti dal Giappone si sono rivelate piuttosto deludenti e non sono riuscite a mostrare segnali di miglioramento così come era successo nel corso della settimana scorsa grazie all’indagine Tankan.  A febbraio, gli ordinativi sui macchinari sono diminuiti del 5,4%.  Le stime avevano invece previsto un incremento che avrebbe dovuto compensare il calo del 3,7% registrato a gennaio.  Su base annuale, gli ordinativi sono scesi del 7,1% mentre le stime avevano previsto un incremento del 2,1%.  Questo report rappresenta un indicatore rilevante per gli investimenti di capitali e insieme alle esportazioni costituisce un forte propulsore per l’economia.   Il rischio è che il report evidenzi un più ampio problema di eccesso di capacità produttiva in Giappone.   L’eccesso di capacità produttiva innesca una pressione alla vendita sui prezzi, che, a sua volta, porta a pressioni deflazionistiche che sono attualmente già presenti in Giappone.   Dopo essere scesa ad inizio settimana, la coppia USD/JPY ha ritracciato e sta per testare l’area dei 95 punti.

Gli Usa appaiono solidi

L’indice ISM relativo ai servizi non manifatturieri è salito a marzo a 55,4. Il dato di marzo è risultato quindi migliore sia del 53,0 registrato a febbraio che delle stime (53,5). L’attività aziendale è salita a 60,0 dal 54,8. L’indice dell'occupazione è salito al 49,8 dal 48,6 ma è rimasto in territorio negativo.   Questi dati del settore dei servizi seguono l’indagine sul settore manifatturiero (59,6) resa nota durante la prima settimana del mese.  Sul fronte delle costruzioni, la Vendita di Case in corso ha sorpreso al rialzo.   L’indice della National Association of Realtors’ relativo alle vendite di case in corso è salito dell'8,2% toccando quota 97,6, secondo i dati resi noti dal NAR.  Gli economisti si aspettavano che le vendite di case in corso diminuissero a febbraio dello 0,5%.  Il dato sulle vendite di case in corso a gennaio è stato rivisto leggermente al ribasso, a 90,2 dal livello iniziale di 90,4.   La rivendita di case è scesa per tre volte consecutive, compresa la flessione dello 0,6% di febbraio.   Nel settore al dettaglio, alcune vendite sono state riportate su livelli molto migliori delle attese. Giovedì sono stati resi noti forti guadagni sulle vendite con riferimento ai commercianti al dettaglio negli USA, a conferma della maggiore fiducia dei consumatori nei momenti di ripresa dell'economia.  Nei negozi le vendite sono salite del 9,1% nel mese scorso, il miglior dato mensile registrato negli ultimi dieci anni.

Thomas Hoenig, presidente della Fed di Kansas City, durante un suo discorso tenutosi in settimana, ha dichiarato che la banca centrale potrebbe alzare il tasso di interesse di riferimento dall’attuale livello vicino allo zero all’1%, senza ostacolare la ripresa negli USA.  Hoenig è stato l’unico a dissentire durante il recente meeting del FOMC e sostiene che il FOMC dovrebbe riportare i tassi verso livelli normali prima piuttosto che dopo.

Banche Centrali

Durante la settimana, la BOE, la BCE e l’RBA si sono riunite per decidere il destino dei tassi di interesse nel Regno Unito, Europa, Australia.   Come previsto, la BOE e la BCE hanno lasciato i tassi invariati.   L’RBA ha alzato il tasso di riferimento australiano di 25 punti base portandolo al 4,25% e ha motivato tale azione come conseguenza di un aumento nella crescita e di un rafforzamento nel mercato del lavoro.  Al momento, l’Australia ha creato 30 mila posti di lavoro a marzo.   Il dato di febbraio è stato rivisto al ribasso, anche se il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 5,3%.

La prossima settimana

La settimana si apre con i dati sul settore immobiliare provenienti dal Canada.  Gli investitori terranno questo dato sotto stretta osservazione.  Martedì, il dato sulle condizioni dell'economia reso noto dalla Australia Nation Bank  eserciterà una notevole influenza sul corso che potrà assumere il Dollaro canadese nel corso della settimana.   Mercoledì, sarà la volta delle Vendite al Dettaglio e dei Prezzi al consumo negli USA.   Più tardi, nel corso della stessa giornata, sarà pubblicato dalla Fed il Beige Book.   Giovedì, saranno resi noti i risultati sulla Produzione Industriale giapponese, seguiti dalle Richieste di Sussidi alla Disoccupazione e dal dato sulla Produzione Industriale negli USA.  Venerdì, i mercati saranno influenzati dai dati sull’indice CPI nell’UEM e dalla Fiducia dei Consumatori negli USA.

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