I titoli del comparto finanziario hanno spinto il mercato al ribasso questa settimana dal momento che le indagini condotte dalla procura federale degli Stati Uniti con possibili risvolti penali che coinvolgono Goldman Sacks hanno creato incertezza. Questa notizia insieme ai declassamenti operati da S&P, Moody’s e Fitch giunti all’inizio della settimana, hanno innescato pressioni alla vendita sui principali indici azionari. L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in flessione di 30 punti ossia del 2,5%.
Il salvataggio finanziario della Grecia
Chiamare quello che sta succedendo un “salvataggio finanziario della Grecia” non è una definizione appropriata. I finanziamenti che i governi europei e il FMI stanno per mettere a disposizione della Grecia non rimarranno alle autorità elleniche. Il denaro sarà utilizzato per pagare gli interessi sul debito greco ed il 70% di questi fondi appartiene a paesi esteri. Con diversi tagli alla spesa, riduzione degli stipendi e perdite di posti di lavoro, è difficile immaginare come potrà uscire la Grecia da questo salvataggio finanziario. Invece di Atene, saranno i creditori della Grecia a ricevere il cosiddetto salvataggio finanziario e sostanzialmente un’altra banca trasferirà i fondi europei alle banche europee. La Grecia è semplicemente un intermediario. Mentre gli altri mercati obbligazionari del sud Europa stanno traendo beneficio dall’idea che alla Grecia saranno nel tempo erogati fondi per evitare problemi con la scadenza e il pagamento delle cedole del 19 maggio, non è difficile capire che gli investitori non si riterranno soddisfatti per molto tempo. La notizia di venerdì che la disoccupazione spagnola è salita al 20,1% nel primo trimestre, dal 18,8% del quarto trimestre 2009, mostra il tipo di venti contrari che dal punto di vista economico la periferia dell’Europa sta affrontando. Questo dato rappresenta un maggiore incremento rispetto alle attese degli economisti ed è di circa 7 volte la media europea. Bisogna considerare che da quando il Portogallo è entrato a far parte della zona euro ha registrato meno dello 0,5% di crescita annua o che S&P si aspetta che la Spagna avrà una crescita media di circa lo 0,7% fino al 2016. È difficile prevedere quanto il pacchetto di aiuti dell’Unione Europea/FMI sia espandibile e come si porrà di fronte alla curva delle aspettative.
Durante la settimana, S&P ha abbassato il rating della Spagna a AA da AA+ e ha mantenuto l’outlook negativo. Anche la Grecia ha subito da S&P un downgrading da BBB+ a BB+, cioè “junk”, spazzatura. È rimasto anche l’outlook negativo. Questa rappresenta una mossa molto aggressiva, ma le agenzie di rating stanno chiaramente cercando questa volta di giocare di anticipo. Appena prima del declassamento della Grecia, il Portogallo è stato portato da S&P a A- con outlook negativo. Anche questa è stata una mossa molto aggressiva. Fitch aveva già tagliato a marzo il rating a AA- da AA, ma è chiaro che sia Fitch che Moody’s rimangono ben dietro alla curva, dal momento che il Portogallo non è chiaramente una doppia A di credito. Moody’s e Fitch mantengono ancora la tripla A sul credito della Spagna. Questo giudizio è destinato a non durare molto e ci saranno probabilmente altri declassamenti per la Spagna in futuro. Quando si passerà alla doppia A, ciò causerà oscillazioni molto maggiori rispetto alla mossa adottata ora da S&P. Infatti la Spagna rappresenta una potenza di primo piano. La Grecia e il Portogallo sono paesi di modesta grandezza, mentre la Spagna ha un PIL di circa 5 volte maggiore.
L’Euro si è consolidato durante la seconda metà della settimana dopo essersi spinto fino al supporto a 1.32.
Dati giapponesi, l’inflazione rimane ancora una spina nel fianco
Il Giappone ha rilasciato una grande quantità di dati economici alla fine della settimana, nessuna dei quali particolarmente interessante. La disoccupazione è salita al 5% dal 4,9% di gennaio e febbraio. Il job-applicant ratio è aumentato da 47 a 49 ma la situazione rimane ancora negativa ( 49 lavori assegnati su 100 richieste). La produzione industriale è salita dello 0,3% a marzo. Il mercato si attendeva un incremento dello 0,8% dopo la flessione dello 0,6% di febbraio. L’indagine del Ministro delle Finanze ha aumentato le previsioni per un’ulteriore contrazione (-0,3% rispetto al -0,1%) della produzione manifatturiera ad aprile, ma con un forte incremento a maggio (3,7%). L’inflazione core è diminuita per il tredicesimo mese a marzo con modeste variazioni e un rafforzamento delle forze deflazionistiche ad aprile a Tokio. Le nuove previsioni della BOJ sono largamente in linea con le stime, con le stime sul Pil riviste quest’anno al 1,8% dall’1,3%, anche se le previsioni per il prossimo anno sono state tagliate al 2% dal 2,1%. L’indice CPI core, che esclude i cibi freschi, è previsto quest’anno in flessione dello 0,5% prima di risalire dello 0,1% nel corso del prossimo anno (precedentemente – 0,2%). La Boj prenderà probabilmente ulteriori provvedimenti per stimolare i prestiti e arrestare la deflazione.
Il petrolio resta forte
Il petrolio e i prodotti ad esso correlati sembrano continuare nel loro movimento rialzista, dal momento che la stretta causata dalle preoccupazioni sul debito sovrano europeo ha aiutato il mercato a far superare gli elevati livelli di deposito. Arrivando a 357,8 milioni di barili, le scorte petrolifere statunitensi hanno superato il limite superiore della quantità media relativa a questo periodo dell’anno. Attualmente è interessante notare che l’unica area del complesso petrolifero non vicina a nuovi massimi è quella relativa al petrolio WTI dal momento che la saturazione di offerta nel Cushing lo ha mantenuto su livelli più bassi. Di fronte alle aspettative di un incremento dell’attività di guida come riflesso della capacità di ripresa economica statunitense, qualunque tipo di taglio alle scorte petrolifere potrebbe spingere i prezzi verso nuovi massimi dell’anno, in particolare se questo non terrà in considerazione la forte domanda da parte della Cina e del resto del mondo. Ulteriori notizie di una più elevata offerta di petrolio in circolazione non ne ha diminuito il prezzo. I depositi galleggianti di petrolio hanno incrementato la capacità da 21 a 47 milioni di barili dal momento che i depositi di tipo cash and carry aumentano gli utili dei trader. Sul grafico giornaliero sfonda il greggio, rompendo il supporto sulla trend line.
Crescita USA
Il Pil nel primo trimestre è risultato ampiamente in linea con le attese. Il risultato del 3,2% annualizzato è minore del 5,6% registrato nel quarto trimestre 2009, ma tutti hanno concordato nel sostenere che un tale ritmo fosse insostenibile. Nonostante la crescita sembri solida, le pressioni sui prezzi si sono attenuate, ulteriormente sottolineando la mancanza di rischi inflazionistici. Nonostante la crescita si sia mantenuta leggermente positiva per il secondo trimestre consecutivo, la Fed resta sicuramente sulla difensiva. I consumi sono saliti del 3,6% dopo che nel primo trimestre erano aumentati dell’1,6%. Questo dato ha contribuito per il 2,5% sul risultato del Pil. Le scorte hanno contribuito per circa l’1,6%. La spesa delle imprese per i macchinari si è incrementata del 13% ma la spesa sulle strutture è diminuita del 14%. Per la prima volta in tre trimestri è in flessione la costruzione di case. Il core PCE deflator, uno tra i più citati indicatori sull’inflazione, è diminuito moderatamente allo 0,6% dall’1,8% del quarto trimestre. Questo rappresenta l’incremento più ridotto dall’introduzione di questo indicatore alla fine degli anni Cinquanta. In un anno il Pil è cresciuto del 2,5% nel primo trimestre rispetto allo 0,1% del quarto trimestre.
La differenza tra gli ottimisti e i pessimisti in relazione all’economia USA sembra riflettersi nella differenza tra la crescita dell’1,5% e del 3% di quest’anno. Entrambi riconoscono che la politica fiscale sarà meno a favore dell’economia dal momento che si sta esaurendo il pacchetto di stimolo alla spesa. La spesa del governo nella stima preliminare del primo trimestre ha abbassato la crescita del Pil dello 0,4%. Questo per dire che i venti favorevoli si sono già trasformati in venti sfavorevoli. Quel vento sfavorevole è destinato a crescere nei prossimi mesi.
Tuttavia, questo freno potrebbe essere bilanciato da miglioramenti in altri settori. La creazione di posti di lavoro resta di fondamentale importanza per rilanciare le entrate, i consumi e la produzione. Il freno derivante dalle strutture non residenziali sta diminuendo, sebbene fosse inferiore del 14% nel primo trimestre, dato che rappresenta la flessione più modesta dal quarto trimestre 2008. I consumi e gli investimenti aziendali negli USA potrebbero rappresentare i fattori chiave per la continuazione della ripresa. Il ciclo delle scorte appare ancora incompleto e potrebbe contribuire alla crescita del Pil durante i prossimi trimestri. Le esportazioni nette non incidono così tanto sulla crescita USA rispetto a quanto avviene nel resto del mondo.
Il calendario economico della prossima settimana è denso di notizie. Lunedì saranno resi noti il PCE, il risultato sul reddito personale e la spesa per consumi, seguiti dal dato sulla spesa per costruzioni e il report sull’ISM manifatturiero. Martedì l’RBA pubblicherà la sua decisione sui tassi di interesse. I mercati si attendono un incremento di 25 punti base che porterebbe il tasso al 4,5%. Mercoledì, sarà la volta delle vendite al dettaglio dell’UEM , seguite dai dati ADP sull’occupazione privata negli USA. Martedì, la BCE pubblicherà la sua decisione sui tassi di interesse. Venerdì l’attenzione del mercato sarà puntata sui dati dell’occupazione negli USA.