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Il G20 si impegna a porre fine alla guerra delle valute

Il Presidente del FMI ha definito l’accordo storico perché consente alle economie emergenti di diventare influenti. Maggiore influenza alle economie emergenti- Il summit di GYEONGJU (Corea del Sud) si è concluso positivamente per il G-20. L’accordo tra i membri del G-20 ha riguardato l’impegno ad evitare svalutazioni competitive per le valute, a mantenere sotto controllo i saldi delle partite correnti e soprattutto a permettere alle economie emergenti di esercitare maggiore influenza sul FMI.

In base al nuovo accordo, l’Europa ha accettato di rinunciare a 4 dei suoi seggi nel FMI per consentire alle economie emergenti di garantirsi una maggiore presenza nel Consiglio dei Governatori del Fondo, in modo da rispecchiare meglio il crescente potere economico di queste economie.

Secondo il nuovo accordo la Cina passerà al terzo posto davanti a Germania, Gran Bretagna e Francia. Anche l’India guadagna terreno e si posiziona tra i primi posti.

Risultato storico – Il presidente del FMI, Dominique Strauss Cahn, nominato anche come mediatore per le controversie internazionali sul mercato dei cambi, ha definito storico l’accordo del G-20 in quanto consente di ottenere maggiore influenza alle economie emergenti e ha spinato la strada verso la fine delle dispute valutarie.

Protezionismo quale maggiore preoccupazione – Nonostante il summit si sia concluso positivamente le tensioni relative alle manipolazioni valutarie sono risultate molto evidenti. Il Ministro delle Finanze tedesco ha avanzato delle proteste contro la politica monetaria degli Stati Uniti giudicata troppo espansiva. Il Ministro ha affermato che un programma di QE di larga scala costituisce un modo indiretto di intervento sul Forex. Pesanti dichiarazioni sono venute anche dal Ministro delle Finanze giapponese che ha sottolineato come sia irrealistico il tentativo degli USA di controllare gli interventi sul mercato valutario.

Le tensioni si sono infine appianate dopo che sia gli USA che la Cina hanno mostrato una certa flessibilità nei confronti dei possibili rischi per il commercio globale. Il principale timore che sembra aver condotto a un accordo è quello che la guerra valutaria possa innescare una guerra commerciale mondiale fra i diversi paesi. Ogni nazione imporrà barriere sulle importazioni per proteggere l’occupazione nazionale.

I timori del protezionismo sono ben radicati – Durante la Depressione degli anni Trenta vennero imposti dei dazi sulle importazioni con il risultato di un crollo del commercio internazionale e l’inizio della crisi economica. Se si continuerà di questo passo si tornerà presto a una nuova fase di instabilità economica.

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