La settimana di negoziazione ha chiuso venerdì con dati contrastanti dal momento che le speculazioni relative al pacchetto di stimolo della Fed che avrebbe dovuto ridare slancio ai mercati azionari ha lasciato invariati i principali indici con il Dow che ha chiuso a 11.118 e l’S&P a 1.183. Venerdì, dopo una settimana caratterizzata da notizie economiche positive, il Dipartimento del Commercio statunitense ha rilasciato il dato sul PIL sorprendendo I mercati con una previsione di crescita per il terzo trimestre pari al 2,2% (su base annualizzata).
Il risultato sul PIL è stato l’ultimo di di una serie di dati migliori delle stime provenienti dagli USA, tra cui un aumento degli ordinativi dei beni durevoli del 3,35% su base mensile e le vendite di case esistenti che hanno mostrato un eccezionale incremento del 10%. Ciò nonostante, questi dati non sono stati in grado di convincere gli investitori che sono rimasti sulla difensiva. L’euro è tornato sopra quota 1,39$, la sterlina sopra 1,6$ e l’oro sul livello di 1.350$. Nel frattempo i mercati stanno cercando di trovare un livello strategico per posizionarsi nei livelli di supporto chiave del dollaro e gli occhi restano puntati sulla conclusione del meeting di mercoledì del FOMC quando la Fed annuncerà la sua decisione sulle misure di Q2.
Il comparto immobiliare statunitense è ancora sott’acqua
Un approfondimento dei dati statunitensi di questa settimana, che molti hanno inizialmente considerato migliori delle stime e persino ottimistici, nasconde una debolezza intrinseca, almeno secondo gli analisti di BNP Paribas. Le vendite di case esistenti negli USA sono aumentate del 10% su base mensile, un dato che sembra incoraggiante. Ciò nonostante, ad un’analisi più approfondita, il quadro diventa più chiaro; le scorte sono vicine a livelli record e il 35% della cifra totale comprende anche immobili sequestrati. La conclusione è che le vendite di case esistenti sono ancora in difficoltà.
L’analisi delle vendite di case nuove è ancora più triste semplicemente perché il mercato è già saturo dell’offerta di case esistenti. Con le scorte di case esistenti ancora alte, dovute in larga parte a pignoramenti e la scadenza del credito d’imposta federale non è difficile capire perché le nuove case non trovino acquirenti. Come ben descritto da alcuni analisti bancari, questa è solo una correzione marginale di quello che sarà un lungo e tormentoso processo di correzione del settore immobiliare statunitense.
Ci si attende che la Fed annuncerà la misura del QE mercoledì, mentre la volatilità del mercato che si sta rafforzando prima dell'annuncio. Non c’è un’opinione prevalente tra gli investitori ad eccezione del fatto che la Fed annuncerà una certa misura di QE (una forma di inizione di liquidità). Tuttavia gli investitori non sono concordi circa la misura di questo QE. Tra i fattori che concorrono a influenzare tali valutazioni rientra l'accordo della settimana scorsa del G-20 nel quale i leader mondiali si sono impegnati ad evitare gli interventi valutari e le manipolazioni aggressive. Ciò induce a supporre che la Fed assumerà un atteggiamento di cautela.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, la Fed potrebbe annunciare un programma graduale di iniezione di fondi spalmato su un periodo di diverse mesi. Tuttavia, altri sostengono che, visto che la posizione della Fed è quella di frenare le pressioni deflazionistiche e con un settore immobiliare con non mostra ancora segnali di ripresa nonostante l’acquisto di titoli ipotecari per 1,4 trilioni di dollari durante il primo tentativo di QE, questa volta l’effettiva misura del programma di QE potrebbe rivelarsi più pesante. Comunque tutti restano cauti circa le ipotesi sulla misura del QE che annuncerà la Fed mercoledì e sulle possibili ripercussioni di questa manovra sul dollaro.
La settimana è stata dominata soprattutto dalla debolezza del dollaro. Se il dollaro a metà settimana è riuscito a rimbalzare leggermente, sui mercati hanno poi finito per prevalere le vendite sulla scia dei timori degli investitori per le misure di QE e della debolezza della crescita statunitense. Grazie ad un incremento della propensione al rischio, i trader dell’OpenBook hanno ripreso ad acquistare materie prime, in particolare l’oro e le valute europee con l’euro e la sterlina che hanno dominato sullo yen.