La crisi del Giappone dopo il terremoto e lo tsunami - 22 marzo 2011
Il catastrofico terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone l’11 marzo hanno causato un numero di vittime stimate in circa 10.000 persone e danni materiali per circa 35 miliardi di dollari. Il costo emotivo, comunque, resta inestimabile. Tutto il mondo ha potuto osservare con timore e sgomento la gravità della situazione - intere città spazzate via, centrali nucleari rese inoperative, fabbriche ed edifici rasi al suolo. Guardando uno qualunque delle centinaia di video che mostrano la devastazione ci si chiede, il Giappone potrà mai riprendersi? La ripresa prevarrà - Come è accaduto quasi sempre, la determinazione e la forza dell’umanità riusciranno a prevalere di fronte a uno scenario così distruttivo. La ricostruzione e la ripresa
ricominceranno in Giappone all’inizio lentamente e poi con sempre maggiore convinzione ed energia. Prima del terremoto gli analisti avevano previsto una crescita del PIL, risultante dagli investimenti privati e della domanda estera, pari all‘1,6%. Con il terremoto, l’economia giapponese è stata colpita duramente, ma non in modo fatale. Gli analisti sostengono che le aree maggiormente colpite pesano per il 12% sul PIL. Al momento, l’attività industriale in queste aree - compreso il primario settore automobilistico – è ferma e la capacità di riserva è stata essenzialmente vanificata. Il danno è più diffuso questa volta e una parte significativamente ampia del paese sta affrontando anche il rischio blackout. Gli analisti affermano che le aree interessate dai blackout potrebbero rappresentare il 40% del PIL. Se le interruzioni del lavoro dovessero durare per un trimestre, il PIL si contrarrebbe di circa l’1% all’anno; se la ricostruzione iniziasse nella seconda metà di quest’anno gli analisti prevedono un forte rimbalzo del PIL nel 2012 di circa il 3%.
Gli effetti di breve termine
Nel breve perdiodo, tuttavia, l’inflazione salirà, arrivando all’1% o anche di più prima della fine dell’anno dal momento che prevarranno i limiti all’offerta. Il paese sta già affrontando il problema della scarsità di cibo, visto che larga parte delle aree inondate erano destinate all’agricoltura. Anche l’offerta di benzina e petrolio è stata ridotta; il governo ha di recente autorizzato la produzione di greggio in riserve private ma la produzione e i processi di raffinazione sono stati anch’essi colpiti. A causa di questi tagli e della scarsa disponibilità di materie prime, è probabile che aumenti il prezzo di cibo e petrolio.
La ricostruzione in un’economia fragile
Il governo giapponese dovrà lavorare velocemente per predisporre un programma di ricostruzione di larga scala e un piano finanziario che lo sostenga. Nel 1995, l’economia giapponese era molto più forte; allora il rapporto deficit-PIL era circa all’80%, ora è quasi al 200%. Prima del terremoto il governo stava affrontando in Parlamento diverse questioni poste dal partito di opposizione per l’approvazione del bilancio. Tuttavia, davanti all’enormità della sfida, sembra che la cooperazione bipartisan porterà ad un’approvazione di un bilancio integrativo, pari a circa 10 mila miliardi di yen.
Resta un vero problema come finanziare questo bilancio integrativo; gli analisti concordano nell’affermare che per finanziare tale bilancio non saranno sufficienti piccoli cambiamenti. L’ipotesi di finanziare il bilancio con un aumento temporaneo dell'aliquota sulle imposte non sta raccogliendo molti consensi dal momento che questa soluzione potrebbe rivelarsi dannosa per la fragile economia giapponese. Nocivo per l’economia fragile del Giapponese sembra essere anche un apprezzamento dello yen. Il primo giorno
successivo al terremoto, la banca centrale ha immesso liquidità nel sistema per un valore pari a 21.800 yen. Ma il rialzo dello yen è stato inevitabile. Nonostante l’iniezione di liquidità, nei giorni che hanno seguito il terremoto, lo yen ha toccato nuovi massimi nei confronti del dollaro USA e delle altre principali valute. La Banca del Giappone ha lavorato velocemente per contrastare il rialzo, chiuedendo anche il supporto al Gruppo dei 7 Ministri delle Finanze e delle Banche Centrali. In un raro caso di solidarietà, il G7 non solo ha offerto alla Banca del Giappone la sua approvazione a favore di un intervento, ma ha accettato di impegnarsi affinché ciascuna delle banche centrali rappresentate aiutasse il Giappone a contenere l'apprezzamento dello yen.
La maggior parte degli analisti è titubante nello stimare come un disastro naturale, come il terremoto della settimana scorsa, potrà influenzare la crescita economica di una nazione. Comunque, rivedendo i dati del periodo successivo al terremoto di Kobe del 1995, non si ha l’impressione che l’economia ne sia uscita per nulla distrutta, anzi fece registrare una crescita dello 0,8% nel primo trimestre successivo (dopo la contrazione registrata nel quarto trimestre del 1994). Tenendo conto della capacità di recupero del popolo giapponese di fronte alle avversità, le prospettive sono rassicuranti.
Le opportunità future
Per trarre il maggior profitto dalla ripresa giapponese bisogna capire bene quale sarà il processo macroeconomico che il Giappone dovrà affrontare e come esso influenzerà gli strumenti finanziari denominati in yen, compresi i cross valutari in cui è presente la valuta nipponica. Una delle principali conseguenze che si avrà una volta concluse le operazioni di messa in sicurezza degli impianti nucleari è che il governo giapponese dovrà spendere una elevata quantità di yen nella ricostruzione di tutte le case e infrastrutture perse o danneggiate e delle altre principali situazioni venutesi di conseguenza a creare.
Ciò significa che una grande quantità di fondi passerà dalle mani del Governo a quelle del settore privato/corporate. In questo modo le finanze statali andranno deteriorandosi mentre i profitti aziendali cresceranno pesantemente grazie a questa ampia iniezioni di fondi da parte del governo. Questa forte domanda interna di ristrutturazione si prevede porrà fine al processo di stagnazione di lungo periodo per il Giappone, ossia la cosiddetta “lost decade”. Quindi verranno ad invertirsi tutti quei trend generati dalla stagnazione, ossia lo yen forte e lo storicamente basso indice Nikkei 225. In parole più semplici, gli investitori si aspettano che da una parte il rafforzamento di lungo periodo dello yen rispetto alle altre principali valute si trasformerà in debolezza dopo aver toccato i massimi livelli storici e che d’altra parte il Nikkei, storicamente basso andrà a recuperare terreno nei prossimi anni.
Durante questa settimana le diverse coppie di valute in cui è presente lo yen hanno toccato le stelle sulle voci della minaccia di un intervento massiccio. Quando una banca cerca di intervenire raramente ci riesce, ma quando a intervenire è un gruppo di banche centrali, il risultato è assicurato. Sapendo questo, i gestori dei fondi di tutto il mondo stanno alleggerendo le loro posizioni nello yen.
A cura di: eToro