L’economia australiana troneggia su tutte
Le stime sulla crescita per molti paesi sviluppati hanno subito una flessione a causa della tragedia che continua a investire il Gippone, uno dei principali fornitori nella catena di distribuzione per molti paesi nel mondo. In Australia, le stime sulla crescita non sono diverse - nel breve periodo. Tuttavia, secondo il più
stimato analista finanziario, Goldman Sachs, gli eventi sembrano favorire le opportunità di crescita nel lungo periodo per questo paese. In una recente relazione sul paese emerge che l’economia australiana potrebbe subire una leggera contrazione nella crescita quest’anno, dal 3,25% delle stime precedenti al 2,9%. Mentre la contrazione prevista quest’anno sarebbe il risultato in parte della situazione giapponese, non bisogna dimenticare che all’inizio dell’anno l’Australia ha dovuto affrontare anche la sua tragedia “naturale” causata dalle inondazioni che hanno colpito gran parte del paese. Nei dati del primo trimestre si assisterà probabilmente a un calo del PIL anche se, secondo la Reserve Bank of Australia, è previsto un miglioramento a breve della situazione.
Per il 2012 ci si attende che la crescita sarà del 3,7%, dal 3,25% delle stime precedenti. Per quanto riguarda il 2010 la crescita era stata di solo il 2,7%. Si prevede un’accelerazione della crescita dal momento che i fondamentali di questa economia sono considerati solidi. Il principale elemento trainante a favore della crescita resta naturalmente l’investimento nel settore estrattivo.
Forte crescita prevista nel settore estrattivo - Dopo la Cina, il Giappone è il maggiore partner commerciale dell’Australia con le esportazioni che arrivano a pesare circa il 4% del PIL australiano. Il 70% di tali esportazioni riguardano il settore minerario, ossia gas naturale, carbone e minerale di ferro. Le città giapponesi che sono state distrutte dal terremoto e dallo tsunami avranno bisogno di queste materie prime per essere ricostruite. Inoltre, il Giappone ha dovuto ridurre la sua dipendenza dall’energia nucleare e quindi ciò si trasformerà in una maggiore richiesta di risorse australiane. Gli analisti prevedono un aumento del 57% degli investimenti nel settore minerario australiano entro la fine di quest’anno e un
incredibile aumento dell‘86% entro il 2012. L’analisi parla di un incremento degli investimenti fino alla fine del 2014, anche a dispetto dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
Si prevede un aumento dei tassi di interesse nel quarto trimestre - In qualunque altra parte del mondo, un aumento dell’inflazione fornirebbe la spinta per innescare una politica monetaria restrittiva da parte della
banca centrale. Se la maggior parte degli analisti e degli economisti continuano a sostenere che la banca centrale australiana aumenterà i tassi di interesse entro la fine di settembre, gli analisti di Goldman Sachs non sono dello stesso parere. Essi basano la loro previsione su alcuni fattori tra i quali gli eventi che riguardano i paesi produttori di petrolio del Medio Oriente e del Nord Africa e l’incertezza relativa al futuro dell’energia nucleare in Giappone, sebbene riconoscano che, presi isolatamente, tali fattori non basterebbero a giustificare una politica di stretta dei tassi. Piuttosto, essi prevedono che la RBA manterrà i tassi all’attuale 4,75% almeno nell’immediato futuro.
Prospettive per il dollaro australiano - Sebbene sia improbabile un aumento dei tassi da parte della RBA, i flussi di investimenti in entrata giocheranno un ruolo significativo in riferimento alle prospettive di crescita dell’Australia. Gli analisti prevedono che il dollaro australiano beneficerà della forte crescita globale e dell’aumento dei prezzi delle materie prime oltre alla forte domanda proveniente dal Giappone impegnato nella pesante ricostruzione. Soprattutto, nonostante ci si attenda che il dollaro australiano otterrà buone perfomance rispetto ad un’ampia gamma di valute, gli analisti sostengono che la forza del dollaro australiano si registrerà in particolare rispetto allo yen giapponese.
Questa settimana è stata dominata principalmente dalla debolezza della valuta europea. L’euro è rimasto sotto pressione in mezzo ai timori per i rischi di insolvenza del Portogallo, lasciando sul terreno 200 pip rispetto ai massimi registrati. Anche la sterlina è scesa dopo i deludenti dati sulle previsioni di crescita. Il dollaro è rimasto stabile dopo i dati sulla crescita USA risultati migliori della stime.
A cura di: eToro