Il mercato delle materie prime
L’aumentare della Violenza fa Salire il Prezzo del Petrolio ‐ Le continue e crescenti crisi tra le nazioni produttrici di petrolio del mondo, in particolare la Libia, sono riuscite a portare verso l’alto i prezzi delle materie prime. Recentemente, è stato riferito e confermato che le truppe del Colonnello Gheddafi hanno danneggiato le infrastrutture e le strutture di diversi giacimenti petroliferi strategici nel tentativo di impedire alle truppe ribelli di utilizzare le esportazioni di petrolio per raccogliere fondi per sostenere i propri sforzi.
Naturalmente, il prezzo del greggio è stato il principale beneficiario di questo evento negativo, con i prezzi del greggio, sia per il Brent trattato a Londra che per il WTI scambiato al NYMEX, che hanno messo a segno massimi che non si vedevano da molti anni. Il prezzo più recente del futures a 1 mese del greggio Brent ha raggiunto i 124 dollari al barile. Ed il WTI (West Texas Intermediate) non è stato da meno e sta
rapidamente chiudendo il differenziale di prezzo rispetto al Brent con il più recente prezzo a quasi 113 dollari al barile.
Ma quanto potrà salire? Gli investitori si chiedono dove i prezzi elevati del petrolio rischiano di andare se il conflitto in Libia andrà ancora avanti. O peggio, se il conflitto dovesse diffondersi verso l'esterno ed estendersi ad altre nazioni produttrici di petrolio, per esempio l'Arabia Saudita o l'Iran, e poi? La principale preoccupazione tra gli investitori è la possibilità di disordini civili nella monarchia dell’Arabia Saudita. L'Arabia Saudita produce circa 10,121 milioni di barili al giorno, il primo produttore in Medio Oriente, e secondo nel mondo solo alla Russia.
Alcuni analisti credono che sia possibile che i prezzi del greggio possano raggiungere un picco di ben 175 dollari al barile, anche se ammettono che tale possibilità è remota e, se ciò dovesse accadere, sarebbe abbastanza limitata nel tempo. Anche se i 175 dollari al barile potrebbero essere lontani, è probabile che i prezzi continueranno a salire, così afferma il Fondo Monetario Internazionale, che ha recentemente ammonito le economie del mondo di doversi abituare a prezzi elevati, e di essere ben consci che la domanda sta rapidamente superando l’offerta. Essi hanno temono che anche le impennate dei prezzi a breve termine, così come quelle che si stanno verificando in questi tempi, siano ancora economicamente dannose.
Oro e argento ‐ I prezzi del petrolio in crescita stanno certamente alimentando le preoccupazioni inflazionistiche, ed anche spingendo il prezzo delle altre materie prime verso nuovi massimi. L'escalation
delle tensioni geopolitiche sono in genere il catalizzatore che porta gli investitori a cercare dei rifugi sicuri, ed il lingotto è stato a lungo considerato dagli investitori come una copertura rifugio sicuro contro l'inflazione.
Anche la recente mossa da parte della Banca Centrale Europea di aumentare i tassi di interesse per combattere le pressioni inflazionistiche ha bloccato solo temporaneamente l'ascesa inarrestabile dei prezzi dei metalli preziosi. L’oro, per esempio, ha recentemente raggiunto un record a 1.469 dollari per oncia troy, e questa settimana ha visto quattro giorni consecutivi di guadagni. Due dei principali motori della domanda d'oro, vale a dire lotte politiche e l'inflazione galoppante, sono normalmente considerati
fattori negativi. Le preoccupazioni fiscali che si stanno diffondendo in tutto il mondo, soprattutto nella zona Euro, e la recente minaccia di chiusura da parte di un governo degli Stati Uniti, sono altri fattori che
stanno offrendo un supporto al metallo prezioso. Dalla fine di gennaio, il prezzo dell'oro è salito più del 10%, e alcuni analisti prevedono che potrebbe presto superare i 1.500 dollari per oncia. Anche i prezzi dell’Argento sono saliti la scorsa settimana, raggiungendo i $40,73, un picco a 31 anni, prima di scendere chiudendo a $40,50 per oncia, con un incremento del 2,4% in quel giorno. Venerdì, il rapporto tra oro ed argento è sceso a un livello mai visto in 28 anni, portandosi vicino a 35. Ancora più sorprendente è che negli ultimi 8 anni, i prezzi dell'argento sono balzati in alto di quasi l’800%.
Secondo alcuni analisti, la salita dell’argento è dovuta quasi esclusivamente agli speculatori e vi è una forte possibilità che porteranno il prezzo di argento fino a 50 $ l'oncia nel breve termine. Altri, invece, suggeriscono che l'argento è solo un'altra bolla delle materie prime, che potrebbe scoppiare in qualsiasi momento.
L'assunto base degli investitori è che i tassi di interesse effettivo siano al momento negativi con l'inflazione nei paesi sviluppati che varia dal 2% al 4% (ex Giappone) ed i tassi di interesse che non superano l’1,25%; ciò significa che il denaro vale meno di zero e quando si verifica questo fatto le materie
prime acquistano sempre più valore di conseguenza essendo spinte rapidamente verso l’alto. Ma questa è l'unica forza che spinge questa corsa? Prima di tutto per capire realmente la richiesta sia di metalli che di petrolio, dobbiamo prima riportare il loro prezzo in termini reali. In altre parole, poiché le materie prime sono scambiate in Dollari dobbiamo in primo luogo neutralizzare dal loro prezzo la debolezza del Dollaro.
Il dollaro si è deprezzato circa del 6‐8% dall'inizio del 2011 nei confronti della maggior parte delle valute. In altre parole le materie prime dovrebbero guadagnare almeno il 6‐8% solo per mantenere il loro valore reale. Da inizio anno il petrolio ha guadagnato circa il 22% e l’argento un sorprendente 34%, dimostrando così che entrambi godono di una forte domanda fondamentale in quanto hanno guadagnato in termini reali. L’oro comunque ha guadagnato un mero 3,87% rispetto all’inizio dell’anno.
Un lauto guadagno per gli Investitori – Poiché l’oro ha effettivamente perso un discreto valore da inizio anno, si può dire che la corsa dell’oro è strettamente connessa con la debolezza o la forza del Dollaro e nient'altro. Ciò significa che mentre la Fed prosegue nel QE (Quantitative easing) e mantiene tassi di interesse estremamente bassi, l’oro potrebbe anche salire fortemente superando il livello di 1.500 dollari. Ma poiché la politica di stimolo della Fed è l'unica ragione, una volta che la Fed sospenderà i sostegni e diventerà più conservativa, gli investitori alla velocità della luce invertiranno le loro posizioni diventando ribassisti fornendo così il doppio del potenziale a coloro che trasformeranno in tempo le proprie posizioni.
Questa settimana è stata dominata dalla forza dell’Euro in seguito all’aumento dei tassi da parte della BCE, che, anche se previsto, ha generato una robusta domanda per l’Euro. L’Euro ha chiuso la settimana in crescita dell’1,4% rispetto al Dollaro scivolando attraverso l’area a 1,42 molto vicino alla resistenza a 1,45.
A cura di: eToro