La Federal Reserve sta per cambiare politica?


Il doppio Mandato della Federal Reserve
Dal 1978, la Federal Reserve è stata incaricata dal Congresso statunitense del doppio mandato di promuovere la piena occupazione e assicurare una ragionevole stabilità dei prezzi. La piena occupazione non è mai stata intesa al 100%, ma piuttosto come tentativo di assicurare che la disoccupazione fosse mantenuta al minimo in un contesto di economia sana. Durante il periodo della recente recessione, la cui ripresa sembra essere ancora fragile, il mandato della Fed della piena occupazione è stato messo in dubbio sia nella teoria che nella pratica.
Promozione della piena occupazione-La Fed utilizza diversi indicatori per valutare l’efficacia della sua politica monetaria, tra cui il principale è il dato sui salariati del settore non agricolo rilasciato mensilmente dal Dipartimento del Lavoro. L’ultimo dato pubblicato è stato considerato dagli analisti come la prova evidente che la politica della Fed sta funzionando, con un aumento di posti di lavoro nel settore privato pari a 216.000 unità e una revisione al rialzo delle stime totali sia per quanto riguarda gennaio che febbraio.
Assicurare la stabilità dei prezzi-Il doppio mandato della Fed è stato chiamato in causa da molti economisti e analisti che sostengono che la stabilità dei prezzi dovrebbe essere l’obiettivo primario. Quanto sia efficace l’attuale politica della Fed con il suo programma di QE da 600 mila miliardi di dollari si desume da trend inflazionistici. A febbraio, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,5% dal mese precedente; su base annua l’indice destagionalizzato è aumentato del 2,1%.

Gli analisti si aspettano che nel breve periodo l’inflazione core salga moderatamente. L’inflazione headline, conosciuta come l’indice del costo della vita, potrebbe conoscere un incremento significativo come conseguenza dell’aumento registrato nei mesi scorsi dai prezzi di materie prime ed energia. L’aumento dei prezzi di cibo ed energia non ha interessato solo gli USA; in tutto il mondo governi e banche centrali continuano a discutere su come gestire al meglio la crescita dell'inflazione, tutti riportando diversi gradi di successo.
Dal Punto di Vista della Fed -Fra qualche mese, la politica monetaria ultraespansiva della Fed, sotto forma del suo controverso piano di QE, è destinata a concludersi. In questo periodo, il FOMC, la  commissione della Fed composta da 12 membri, dovrà prendere diverse decisioni importanti.
I membri più concilianti del FOMC (che costituiscono la maggioranza tra i membri votanti) non si sono dimostrati a favore dell’innalzamento degli storicamente bassi tassi d'interesse.

Analisi Settimanale
Tali membri (compreso Ben Bernanke, presidente della Fed) sostengono che la ripresa dell’economia USA sia ancora fragile e che un aumento dei tassi di interesse potrebbe ritardare ulteriormente la ripresa. Dato che lo “strumento monetario” costituito da un aumento dei tassi di interesse viene escluso, è possibile che un altro ciclo di QE venga preso in considerazione. I membri più concilianti sono favorevoli a una soluzione opposta. Questi membri sostengono, a volte anche rumorosamente, che l’economia USA sarebbe abbastanza solida da resistere a un incremento dei tassi, dal momento che la minaccia inflazionistica è sufficientemente impellente da giustificare una stretta monetaria. Con la fine delle misure di QE, molti si dichiarano favorevoli a un incremento dei tassi e, nel caso di un membro votante, si parla di un incremento di circa 75 punti base.

Durante alcuni discorsi tenuti in sedi diverse, diversi hawk hanno recentemente fatto intuire che l’attuale politica monetaria della Fed starebbe per cambiare. Alcuni analisti hanno sottolineato che il fatto che i membri più concilianti non abbiano negato tali affermazioni sarebbe già indicativo. Cosa si aspetta la Fed? La Fed si aspetta che il governo affronti la questione del debito, che è al momento superiore a un trilione di dollari, consentendo così alla banca centrale di frenare l’inflazione senza dover intervenire con bruschi aumenti dei tassi che potrebbero avere un’influenza negativa per le aziende. Tuttavia la storia insegna che spesso i governi non sono stati in grado di contenere il debito in modo repentino costringendo la Fed ad attuare delle politiche monetarie fortemente restrittive. Dal momento che le obbligazioni fungono da catalizzatore all’intervento della Fed, possiamo ipotizzare che la risposta alla politica restrittiva possa risiedere proprio nelle obbligazioni. PIMCO, il più grande fondo obbligazionario al mondo, ha annunciato che acquisterà titoli del Tesoro nel momento in cui i rendimenti saranno più interessanti, fornendo così un segnale che ci dice come le forze del mercato non aspettino tanto la stretta monetaria quanto una risoluzione nelle misure di QE.

Questa settimana è stata caratterizzata dalla debolezza dello yen e dalla volatilità delle valute europee. Il rischio di credito in Europa è salito intorno a metà settimana, ma un dato sui salariati del settore non agricolo migliore delle stime e la richiesta di bond portoghesi ha consentito la ripresa dell’euro e della sterlina. Lo yen ha invece subito forti perdite su tutti i livelli.

A cura di: eToro