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Mercati in continua evoluzione


Le diverse dichiarazioni rilasciate nel corso della settimana scorsa non fanno presagire niente di buono per la zona euro e per gli Stati Uniti. Primo, è stato reso noto che il debito pubblico della Spagna è stato significativamente sottostimato e che i problemi finanziari sarebbero quindi molto peggiori di quanto ritenuto inizialmente. Nonostante le resistenze del governo spagnolo, le possibilità che la Spagna accetti il pacchetto di salvataggio offerto dal UE e FMI sono sempre maggiori.

Poi, negli Stati Uniti i recenti risultati hanno mostrato che le pressioni inflazionistiche stanno colpendo i consumatori più di quello che la Fed avrebbe voluto. Inoltre, Bill Gross, il direttore generale di Pimco ha consigliato agli investitori di cercare delle alternative alle obbligazioni statunitensi che egli ritiene resteranno sotto pressione per i prossimi 15 anni e di ribellarsi ai bassi tassi di interessi decisi dalla Fed.

Dopo il “brutto” e il “cattivo” delle ultime notizie finanziarie, gli investitori si stanno probabilmente chiedendo se c’è anche da aspettarsi del “buono” dalle notizie. Fortunatamente si, e gli investitori non devono neanche cercare troppo o troppo lontano per trovarlo. È la Svizzera e l’unica “vera” valuta rifugio, il franco svizzero.

Il Buono:  la Svizzera

A differenza degli altri paesi industrializzati della zona euro caratterizzati dalla rapida crescita del debito pubblico e sopraffatti dalla crisi finanziaria, la Svizzera è riuscita a mantenere per tutto questo tempo un avanzo di bilancio. L’attuale rapporto aggregato tra deficit e Pil è al 38,2%, meno della metà dei suoi vicini europei e molto minore di quello degli Stati Uniti. La crisi economica, in realtà, ha rafforzato la posizione della Svizzera rispetto al resto del mondo. Anche quale importante mutuatario, il governo svizzero e le sue diverse regioni hanno generato avanzi di bilancio anche durante il picco della crisi così come ha fatto la maggior parte delle sue più piccole città. Rispetto alle politiche attuate dalle banche centrali degli altri paesi sviluppati, la politica fiscale svizzera appare piuttosto rilassata e consente ampi spazi di manovra. Attualmente, l’unico punto debole dell’economia svizzera rimane la sua valuta troppo forte che minaccia di indebolire le esportazioni del paese.

Il Cattivo:  La zona euro

Germania e Francia, in misura minore, continuano a essere i paesi che stanno guidando l’economia della zona euro anche se Portogallo, Italia, Grecia e Spagna pesano sulla performance globale. Gli analisti di BNP Paribas prevedono che la crscita del PIL in Germania dovrebbe rimanere solida fino alla fine dell’anno e stimano che la crescita sarà intorno al 3,5%, circa la stessa del 2010.  Per la zona euro, in generale, ci si attende una crescita del PIL in flessione e gli analisti prevedono una crescita del 2% entro fine anno, in progresso dello 0,3% rispetto al 2010.  Essi prevedono che gli investimenti e la produzione manifatturiera, in crescita anche se in misura ridotta, saranno gli elementi che sosterranno la crescita del PIL.  Si prevede che i consumi resteranno agli attuali livelli elevati a causa dell’aumento delle ore di lavoro e della diminuzione dei livelli di disoccupazione; come negli USA, la flessione del potere d’acquisto rimarrà una questione problematica.

Il Non-così-Cattivo:  Il Regno Unito.

L’economia del Regno Unito continua a crescere lentamente ma sicuramente è fuori dalla zona di stagnazione. Le stime sul PIL del primo trimestre mostrano un’espansione dello 0,5% con il settore dei servizi in crescita verso i livelli più elevati degli ultimi cinque anni allo 0,9%.  Gli analisti di BNP sottolineano come l’economia del Regno Unito sia eccezionalmente dinamica e che gli sforzi del governo di ridurre il debito sembrano cominciare a dare i primi risultati. L’inflazione continua a essere un problema per il Regno Unito come in qualunque altro paese del mondo, ma la banca centrale non la vede ancora come una minaccia alla crescita del paese. I risultati di una recente indagine sulla fiducia dei consumatori indicano che è in crescita l’ottimismo dei consumatori sul loro futuro.

Il Brutto:  Gli Stati Uniti

Gli analisti di BNP Paribas prevedono che la crescita dell’economia statunitense dovrebbe rallentare ulteriormente entro la fine dell’anno e sulla base dei dati attuali stimano che la crescita si aggirerà intorno al 2,5%.  Le previsioni sul PIL del primo trimestre supportano questa analisi, passando all’1,8% annualizzato  dal 3,1% e dal 2,6% di crescita dei trimestri precedenti.  Molti degli indicatori chiave usati dagli analisti per valutare la ripresa economica negli USA continuano a mostrare una debolezza intrinseca testimoniata dalla flessione registrata negli investimenti per software e apparecchiature, dalla riduzione della produzione manifatturiera e dalla perdita del potere d’acquisto, etc.

Dal fondamentale punto di vista dei consumatori, permangono i timori sulla crescita. I dati confermano che è rallentata la spesa per consumi così come è diminuito il potere d’acquisto e il reddito reale. I più elevati prezzi dell’energia e l’inflazione in continua crescita, ora al 3,2%, sono tutti fattori che continuano a pesare sulla psicologia collettiva dei consumatori. Recenti indagini sui livelli di fiducia dei consumatori sottolineano come domini la diffidenza sul futuro soprattutto a causa del tasso di disoccupazione al 9%.   Il sogno americano del possedere una casa di proprietà è stato accantonato dal momento che il valore degli immobili continua a scendere in un settore degli immobili che sta attraverso una fase di crisi.

A cura di: eToro

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