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Lo scoglio insormontabile: il salvataggio della Grecia


La crisi finanziaria della Grecia continua ad evolversi da un giorno all’altro, senza che ci sia in vista una reale soluzione. All’inizio della settimana, il debito della Grecia è stato ufficialmente declassato al livello più basso del mondo, quasi a livello d’insolvenza. Pessimisticamente la maggior parte degli analisti concordano sul fatto che la bancarotta e l’insolvenza siano inevitabili, nonostante l’ammorbidimento alla fine della scorsa settimana delle posizioni di Germania e Francia, e la ristrutturazione di Venerdì da parte del governo Greco. L’insolvenza della Grecia, in sé e per sé, ha preoccupato gli investitori, ma quello che realmente rode è il timore che un tale cataclisma potrebbe diffondersi ai paesi periferici della zona Euro.

Il fatto che il peso del debito della Grecia sia enorme è fuori di dubbio. Ed è anche incontrovertibile l’incapacità dell’economia di crescere a causa dell’onere del debito esistente. L’approccio alla gestione della crisi che è adesso utilizzato non affronta l’interrelazione tra questi due fatti. Invece, esso si concentra sull’attuazione delle misure di austerità e di incremento del debito. Non solo ciò costituisce un problema, come sostiene Mohamed Pimco di El-Erian, ma sta per arrivare ad un punto di non ritorno, ed egli ritiene che i segnali non potrebbero essere più chiari.

In primo luogo, il governo Greco, anche nella sua composizione più recente, ha perso la fiducia del pubblico, così come il controllo. Le misure di austerità esistenti sono estremamente impopolari, e le recenti proteste di Sabato lasciano intendere che i contribuenti Greci non sono disposti ad accollarsi ulteriori oneri. Anche se un manifestante ha ammesso che le proteste probabilmente non avrebbero fermato in nessun modo le nuove misure di austerità, è stato importante che la loro voce sia stata ascoltata. Le nuove misure di austerità devono ancora essere votate da questo nuovo governo Greco, ma sono una condizione imprescindibile perché venga conferita la prossima tranche da parte della UE / FMI ed è molto probabile che siano approvate nonostante il pubblico dissenso.

In secondo luogo, i vari creditori del paese non sono nemmeno d’accordo su quale sia il modo migliore di procedere. Fino a poco tempo la Germania e la Francia erano stati fermamente convinti che il debito Greco avrebbe dovuto essere diluito su di un arco di tempo più lungo per far si che gli investitori privati ​​fossero maggiormente disponibili a condividerne il fardello. La loro decisa posizione era stata criticata da altri responsabili politici della UE, compresi il Lussemburghese Jean-Claude Juncker e lo spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero.

Juncker aveva ipotizzato che il piano della Germania di far partecipare i creditori privati ​​fosse pilotato politicamente, sull’ipotesi che se la Grecia fosse diventata inadempiente questo fatto avrebbe potuto innescare l’incendio del rischio di contagio per i paesi dell’Eurozona fortemente indebitati, specialmente il Portogallo e l’Irlanda, ma anche altri. Come Juncker aveva intuito, il piano iniziale di ristrutturazione del debito proposto dalla Germania avrebbe potuto avere “conseguenze estreme.” Il governo Tedesco da allora ha ammesso che la partecipazione di creditori privati ​​al prolungamento del debito sarebbe dovuta avvenire rigorosamente su base volontaria, anche se rimane incerto se la loro disponibilità potrà essere sufficiente.

Politica a parte, Germania e Francia hanno una grande posta in gioco in caso di insolvenza Greca. Entrambi i governi sono tra i maggiori possessori di titoli del debito Greco, e un’insolvenza sarebbe un durissimo colpo per il sistema finanziario Tedesco e Francese. In effetti, in Francia le banche sono già state avvertite che i loro rating potrebbero subire un declassamento a causa di quello che hanno in portafoglio. L’intero settore finanziario dell’Eurozona ha visto diminuire il proprio valore, del 6,5% soltanto nelle ultimi due settimane. Anche nel settore bancario Statunitense, dove il coinvolgimento diretto Greco è minimo, gli investitori sono preoccupati, e si è avuta come conseguenza una diminuzione notevole delle azioni delle banche più importanti nelle ultime più recenti sessioni.

La prossima settimana, i leaders della UE si ritroveranno per un summit di 2 giorni che probabilmente definirà quelle che sono considerate “misure ragionevoli” per sostenere la Grecia, e che saranno accettabile per le agenzie di rating e per i mercati finanziari mondiali. Secondo l’amministratore delegato di Deutsche Bank, Josef Ackermann, è importante che le banche creditrici siano coinvolte attivamente nella discussione per la risoluzione delle crisi. Ha inoltre sottolineato che a suo parere (molto simile a quello di Mohamed El-Erian), l’imposizione di nuove misure di austerità deve essere integrata da un piano più ampio che dovrebbe sostenere la crescita Greca.

Non è certo ciò che emergerà da quel vertice di 2 giorni. Un fatto comunque è certo, ossia che le recenti osservazioni di Jean-Claude Juncker (anche se dirette principalmente alla posizione a muso duro della Germania) possano essere profetiche. Nella testa della maggior parte degli analisti, ci sono pochi dubbi che potrebbero esservi “estreme conseguenze” derivanti da un insolvenza Greca.

La nostra visione è diversa – Sebbene la maggior parte degli analisti sottolineino che i rischi o gli shock che i mercati dovranno assorbire a causa dell’ipotetica insolvenza Greca potrebbero alla fine portare ad un collasso della zona Euro, la nostra visione è differente. Sembra che i continui tentativi della zona Euro per evitare l’insolvenza della Grecia, abbiano causato uno stress molto forte al sistema dell’Euro, messo sotto pressione dai timori per un possibile contagio. Un’insolvenza pilotata, o una cosiddetta ristrutturazione del debito – per quanto dolorosa possa essere – col tempo potrebbe liberare il sistema da alcuna delle paure represse e dai rischi.

Come siamo arrivati ​​a questa conclusione? Abbiamo usato come nostro modello di riferimento il crollo di Lehman. In quel caso, in un primo momento, è sembrato che il crollo patrimoniale della Lehman Brothers avrebbe potuto alla fine sfociare in una situazione di crisi, mentre la realtà è stata ben diversa. In realtà, la loro caduta è stata la scintilla che ha sostanzialmente costretto il settore finanziario Statunitense ad agire, per garantire la propria stabilità e sopravvivenza.

Allo stesso modo, consideriamo il processo di ristrutturazione Greca come un passo che metterà inizialmente pressione sul sistema finanziario della zona Euro e che potrebbe costringere la BCE a mettere in atto misure di liquidità d’emergenza. Tuttavia, probabilmente (come nella crisi Lehman) ciò spingerà le banche della zona Euro a fondersi in modo aggressivo ed a ridurre il proprio rischio, ed inoltre ad adottare ogni e qualsiasi provvedimento necessario per ripristinare la loro forza.

A dire il vero, la preoccupazione principale dei “poteri” della zona Euro (cioè la Germania e la Francia) è la stabilità del proprio sistema bancario. Tuttavia, invece di puntellare internamente le loro banche forzando la riduzione dei rischi di sistema per i loro portafogli, essi preferirebbero liberarsi dei titoli spazzatura della periferia della zona Euro, dei cosiddetti asset tossici.

E qui, crediamo, sta il loro errore strutturale; stanno riponendo la loro fiducia (e le speranze) sui paesi periferici piuttosto che sulle proprie banche. Noi, dunque, ci aspettiamo che l’onda d’urto sarà amplificata nella zona Euro, e non assorbita, fino al momento in cui la zona Euro non tornerà a curarsi più dei profitti del sistema bancario che del salvataggio di un PIG o di un altro (nota del traduttore: i paesi PIG nel linguaggio dei giornalisti economici sono quelli con un economia in cattivo stato). Mettendo le proprie finanze pubbliche a rischio e incoraggiando le proprie banche ad assumere rischi maggiori con il salvataggio di un altro PIG, i politici della zona Euro stanno solo ingigantendo il problema.

La considerazione finale è la seguente: una ristrutturazione del debito Greco sarà la pillola necessaria che gli investitori non potranno fare a meno di ingoiare per fare in modo che sia rimosso il rischio per il sistema finanziario, ed affinché sia possibile alla zona Euro di recuperare e continuare a crescere.

Al fine di comprendere meglio il probabile effetto della onde d’urto prodotte dalla crisi greca, noi consigliamo una strategia di breve rispetto ad una di lungo termine. Se un piano di salvataggio della Grecia è vantaggioso a breve termine per la forza dell’Euro, anche se diminuisce la velocità di crescita dei rendimenti dai Paesi periferici dell’Europa verso la zona continentale, si accresce il rischio a lungo termine.

Ecco quindi, il nostro scenario: normalmente ci attendiamo risalite di breve durata come risposta immediata ad ogni salvataggio nell’Unione europea; poi tali comportamenti svaniranno in prossimità di un qualsiasi robusto livello di resistenza, dando gradualmente origine ad un andamento ribassista. Tuttavia, la risposta di una ristrutturazione del debito Greco avrà l’effetto opposto. Un breve periodo di forti vendite che alla fine formerà degli andamenti di supporto crescenti che daranno origine ad una traiettoria rialzista.

Al momento attuale, con il fatto che un secondo piano di salvataggio Greco è più probabile di una ristrutturazione, crediamo che il primo scenario è quello che si materializzerà. Quindi, ci aspettiamo una risalita dell’Euro per le prossime due o tre settimane in risposta alla diminuzione delle paure, che però finirà per trasformarsi in un ciclo ribassista.


A cura di: eToro
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