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Mercati forex in crisi seguono a ruota i tempi duri di USA e Europa


La principale coppia di valute del Forex, l’EUR/USD ha visto una settimana particolarmente volatile con pressioni provenienti da entrambe le sponde dell’Atlantico.  Quasi ogni giorno, un evento che ha scosso l’economia, sia esso accaduto negli Stati Uniti o nella zona euro, è riuscito a far diminuire il valore della rispettiva valuta – ma temporaneamente, solo temporaneamente, fino al verificarsi di un evento successivo. A un certo momento, la coppia è precipitata a un minimo di 1,3837, ma è riuscita a riprendersi prontamente chiudendo la settimana a 1,4158, solo leggermente più in basso rispetto all’apertura di lunedì.

Cosa c’è di sbagliato nella zona euro?
Il fatto che la coppia si sia ripresa è stato un fatto accolto con entusiasmo dagli investitori europei che hanno spinto al rialzo la coppia facendole chiudere la sessione in territorio positivo.  Sono stati resi noti i tanto attesi risultati degli stress test condotti su 90 banche della zona euro e nessuno dei paesi a più alto rischio di insolvenza (ossia Grecia, Portogallo, Italia) sono risultati tra gli 8 che non hanno superato l’esame.

Di primaria preoccupazione per gli investitori era la situazione delle banche italiane; all’inizio della settimana si era detto che la posizione finanziaria dell’Italia sembrava peggiore di quanto anticipato.  In generale, le banche italiane si sono posizionate al terzo posto, con un importo totale di 1,9 milioni di euro di debito sovrano emesso, con più del 50% del debito in essere detenuto in Italia dalle banche locali e dai privati cittadini.

Con il rapporto tra debito pubblico e PIL in Italia al 120% (tre volte quello dei PIGs insieme) il rischio di default non solo vanificherebbe le misure di salvataggio europee (con un bilancio stimato di soli 250 mila miliardi di euro) ma sarebbe ampiamente insufficiente a soddisfare le obbligazioni.

Ciò detto, non c’è da sorprendersi che l’asta dei titoli di stato italiani di questa settimana abbia visto i rendimenti sui BTP decennali salire di quasi 100 punti base. Martedì, il rendimento è salito oltre il 6%, con lo spread tra le obbligazione italiane e quelle tedesche che ha raggiunto i 348,00 punti base, il livello più elevato dalla creazione dell’euro.

Era chiaro che se le banche italiane non avessero superato gli stress test i problemi dell’euro sarebbero diventati insormontabili e le ripercussioni a livello mondiale, catastrofiche. Se nessuna delle banche italiane è stata bocciata ufficialmente ( ossia è risultata sotto la soglia del 5% del Core Tier 1) un istituto bancario italiano ha chiuso a solo il 6% e quindi dovrà presentare un piano credibile per dimostrare la sua solidità.

Tempi Duri per il Grande Zio Sam

Sono stati pubblicati diversi dati chiave che hanno confermato la stagnazione delle ripresa negli USA. Di recente è aumentato il livello dell’inflazione core che ha raggiunto il suo massimo in un anno, nonostante i dati sul CPI abbiamo mostrato una flessione dovuta in larga parte ai prezzi più contenuti della benzina. Ma anche questo non è bastato a ridare slancio alla fiducia dei consumatori che ha mostrato un calo inaspettato. Anche il settore manifatturiero continua a mostrare una flessione attribuibile ancora agli sconvolgimenti dell’offerta causati dal disastro giapponese di marzo. Un report migliore delle previsioni pubblicato dal Dipartimento del Lavoro statunitense che ha mostrato una diminuzione delle nuove richieste di sussidi alla disoccupazione  non è riuscito a mitigare la stangata proveniente dai dati sugli occupati del settore non agricolo resi noti la settimana scorsa.

Oltre ai deludenti dati economici, l’attenzione è stata puntata su Washington, D.C. e divisa tra le dichiarazioni del Presidente della Fed e la perdurante discussione sulla crisi del debito.

Mercoledì, il Presidente della Fed, Ben Bernanke ha confermato l’ipotesi suggerita dal recente verbale rilasciato dal FOMC. Semplicemente la Fed starebbe prendendo in considerazione ulteriori misure di QE per fronteggiare la preoccupante situazione economica. Giovedì il presidente Bernanke ha fatto un piccolo passo indietro, chiarendo che le considerazioni della Fed su un possibile QE3 non implicherebbero una immediata realizzazione dello stesso.

La questione dell’innalzamento del tetto del debito pubblico statunitense è ancora aperta, con la scadenza del 2 agosto che si sta avvicinando sempre di più.  È imminente il default degli USA? I media sostengono come non ci sia tra i legislatori un consenso unanime sulla questione, ma che l’atteggiamento generale sarebbe prevalentemente pessimista. Questa sarebbe l’opinione anche delle agenzie di rating; sia Moody’s che S&P  hanno fatto sapere che il rating degli USA è sotto revisione e a rischio di downgrade.

Qual è l’effetto sui mercati?
Sembra abbastanza ovvio che i politici di Eurolandia e degli USA appaiono ugualmente confusi e senza una chiara direzione da seguire. Ciò non significa niente di buono per gli investitori che si dovranno aspettare un periodo di alta volatilità.

È chiaro che l’incertezza nel mercato valutario e il gonfiamento speculativo dei debiti in Europa e negli USA stanno facendo spostare gli investitori verso titoli rifugio. Tuttavia, dal momento che i titoli di stati sono proprio nell’occhio del ciclone, gli investitori stanno puntando verso beni reali tangibili. Diamo un’occhiata ai beni tangibili che tu, come trader puoi negoziare, ossia Petrolio, Oro e Argento.

Ora secondo l’EIA le riserve di petrolio sarebbero ai massimi e sebbene ciò significhi normalmente che non si prevedono rialzi del greggio nel breve periodo, la generale situazione di  debolezza pesa sicuramente sulle prospettive del petrolio.

Gli altri due beni tangibili sono l’Oro e l’Argento. L’oro è attualmente scambiato ai massimi, mentre l’argento ha sostenuto un periodo di prolungata debolezza a seguito della fase di svendita avvenuta a febbraio. Con il metallo attualmente appena al di sopra dei 40 dollari, è evidente che la domanda risulti in continuo rialzo e qui vediamo un’opportunità. Nonostante il metallo potrebbe ritornare verso il suo precedente massimo, riteniamo che potrebbe verificarsi un modesto apprezzamento del 15%  nel prossimo trimestre.


A cura di: eToro
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