Timori per un rinnovo delle misure di QE in USA
Recentemente si erano diffusi segnali che l’economia americana stesse finalmente riprendendosi: il settore manifatturiero stava migliorando, la spesa per i consumi e la fiducia stavano aumentando così come la fiducia nello sviluppo degli affari. Per un certo periodo si era diffusa la convinzione che anche la situazione dell’occupazione stesse migliorando; giovedì, il Dipartimento del Lavoro statunitense ha reso noto che si è verificata una flessione nella media mobile a 4 settimane delle richieste di disoccupazione e l’ADP, solitamente considerato un buon predittore dei dati ufficiali, ha parlato di un aumento degli occupati del settore privato. Poi ecco la bomba; il Dipartimento del Lavoro USA ha riportato che a giugno erano stati registrati solo 18.000 nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli, il dato peggiore in più di un anno e che il tasso di disoccupazione era salito al 9,2%.
Si è trattato di un’anomalia? Secondo gli analisti di BNP Paribas, no, non lo è stata. Secondo loro, il mercato del lavoro statunitense non sta solo attraversando una fase di calo di tipo ciclico quanto strutturale. Non è facile guardare ai deludenti dati di giugno in cui si sono avuti sono 18.000 nuovi posti di lavoro, ma rimane il fatto che i dati di aprile e maggio non erano così “buoni” come si era previsto, con una revisione al ribasso di 44.000 posti di lavoro. La debolezza dei dati sugli occupati dei settori non agricoli nei tre mesi precedenti a giugno è un risultato della debolezza e dei dati mediocri provenienti da altri settori. Il numero dei dipendenti statali, ad esempio, si è contratto a ritmo sostenuto.
Se si analizzano le domande di lavoro rispetto all’offerta in diversi periodi di tempo, si può notare che oggi il tasso di disoccupazione è marcatamente più elevato rispetto al 2008 quando c’erano gli stessi livelli di posti di lavoro disponibili. Rispetto al 2009, tuttavia, il tasso di disoccupazione è lo stesso, eccetto che adesso ci sono sicuramente più posti vacanti.
Quindi qual è la differenza? La crisi adesso ha costretto alcuni disoccupati a cercare lavoro in nuovi settori per i quali non erano qualificati. Il settore delle costruzioni è uno di questi settori dove i disoccupati sono stati costretti a cercare da qualche altra parte. Inoltre, si può notare come le indennità di disoccupazione sono state estese molto di più rispetto a soli pochi anni fa, rendendo più difficile il ritorno per alcune persone alla forza lavoro.
Così tanta ripresa; ieri dopo aver sentito il report del Dipartimento del Lavoro il Presidente Obama ha ammesso che c’è “ ancora molto da fare”. Chiaramente, ma la domanda è quanto tempo sarà necessario?
Sta al momento crescendo una paura molto reale e legittima che l’economia americana stia per dirigersi verso un classico double dip (doppio minimo), con prospettive di crescita molto limitate accanto a scenari di forte inflazione. Qual è il “minimo” che la Fed reputa più preoccupante, quello della crescita o dell’inflazione?
Questa è la domanda che sta tenendo la Fed proprio nella situazione dalla quale sta cercando di tenersi alla larga – esattamente tra l’incudine e il martello. Ben Bernanke cercherà di risolvere il problema dell’inflazione crescente alzando i tassi di interesse? Se si, lo farà a spese della crescita. Cercherà di affrontare la mancanza di crescita con ulteriori misure di quantitative easing? Se si, rischierà di far aumentare l’inflazione.
La Fed sostiene che l’aumento dell’inflazione è da ascrivere a fattori transitori, ossia all’aumento dei prezzi di cibo e energia e al terremoto che a marzo ha colpito il Giappone e che ha creato importanti sconvolgimenti nella catena di distribuzione. Secondo gli analisti di BNP Paribas, l’inflazione core e headline ha continuato a crescere negli ultimi trimestri, mettendo sotto pressione i consumatori statunitensi. Può la Fed aspettare pazientemente che si esauriscano questi fattori transitori prima di agire in un senso o nell’altro, soprattutto visto che i consumatori statunitensi pesano per il 60% sul PIL?
Gli analisti di BNP Paribas credono che l’unica scelta per la Fed sia al momento quella di mantenere lo status quo. La Fed continua a sostenere che non ha intenzione di imbarcarsi in nessun altro piano di QE, ma questa affermazione è bastata da sola a far riemergere i timori di nuovi QE.
A cura di: eToro