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UK: Cresce Settore della Produzione

Per chi ha vissuto gli anni della Thatcher, sembrerà quasi impossibile apprendere che il Regno Unito ha ancora una base di produzione industriale, ma effettivamente esiste (industria pesante come ad esempio i cantieri navali, la produzione di acciaio e carbone sono purtroppo tutta un'altra storia). La buona notizia per l'economia britannica è che in un sondaggio accuratamente osservato, il settore manifatturiero ha visto la sua migliore performance in dieci mesi.

L'indagine è stata condotta da Markit, e il loro Purchasing Manager's Index (PMI) si è attestato per il periodo di marzo a 52.1. Una figura superiore a 50 indica crescita, mentre un numero inferiore a 50 significa che il settore si sta contraendo. La figura di febbraio si attesta a 51.5 ( il dato precedente era a 51.2).

Il dato è sicuramente positivo, segnale che il Regno Unito può ancora evitare di ricadere in una recessione tecnica, possibilità questa che si era presentata al momento del rilievo delle figure nel primo trimestre 2012. L'economia britannica si è ridotta dello 0.2%, quindi una mancata crescita avrebbe portato il Paese in una nuova recessione.

L'indagine ha mostrato una condizione ancora difficile nel Regno Unito, con aumenti sul costo dei prodotti petroliferi e metallurgici, ma si può notare anche che la domanda interna e delle esportazioni è in ripresa. I dati di marzo sono sati sostenuti dall'eliminazione di un cumulo di commesse inevase esistenti, ma si è verificato anche un afflusso di nuovi ordini che in un anno, sono aumentati ad un ritmo superiore.

“Il manifatturiero britannico ha fatto un brillante inizio 2012, migliore di quello previsto, con i dati PMI che puntano alla crescita della produzione di circa lo 0.3% nel primo trimestre. Ovviamente non si può parlare di un'andatura veloce, ma è perlomeno sufficiente a evitare che il settore rimanga un ostacolo alla più ampia crescita del PIL. L'afflusso di ordini interno e delle esportazioni ha mostrato un certo miglioramento nel mese di marzo, ma gli esportatori si trovano a dover toccare mercati più lontani poiché l'Eurozona resta ancora nel suo stato di letargo”, ha dichiarato Rob Dobson, economista presso Markit.

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