La bilancia commerciale di una nazione è semplicemente la differenza numerica tra ciò che quella nazione esporta meno quello che importa. Il Giappone è la terza economia del mondo e una nazione esportatrice, ma lo tsunami dello scorso anno unito al rallentamento in quello che passa per la ripresa economica dopo la crisi finanziaria globale, ha messo quella posizione sotto pressione.
Lo tsunami ha innescato una catena di eventi che hanno portato all'incidente della centrale nucleare di Fukushima (in gran parte a causa di errori umani piuttosto che alla natura, a quanto pare). Un incidente nucleare è un tema molto delicato in una nazione che ha sofferto un attacco di armi atomiche. Di conseguenza, i generatori nucleari sono stati disattivati per il controllo e solo uno è stato riavviato dopo il disastro. Ciò significa che il Giappone ha dovuto importare combustibili fossili per la produzione di energia, spingendo verso l'alto le importazioni.
La crisi dell'Eurozona ed i lenti recuperi in Europa e negli Stati Uniti, assieme (relativamente) alla debolezza della domanda in Cina, hanno ridotto la domanda per le esportazioni giapponesi. A ciò si aggiunge il fatto che lo Yen è visto come una valuta di rifugio sicuro e si è apprezzato nei confronti delle valute dei suoi principali partner commerciali, rendendo le esportazioni più costose nei mercati d'importazione. Questi fattori hanno portato ad un deficit record di scambi in Giappone per il primo semestre dell'anno di $ 37 miliardi (2.9 miliardi di Yen).
Le esportazioni giapponesi sono aumentate dell'1.5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno - ma, naturalmente, la produzione è stata fortemente perturbata dallo tsunami. Le importazioni sono aumentate del 7.4% rispetto allo stesso periodo. Lo Yen è scambiato a 94.6 all'Euro: un anno fa, valeva il 16.1% in meno nei confronti dell'Euro, evidenziando i problemi di marketing che gli esportatori giapponesi stanno avendo con la zona Euro.