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Impatto Economico delle Elezioni USA

Di Team IT.DailyForex.com
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Il 6 novembre, gli elettori americani esprimeranno la loro preferenza per il Presidente degli Stati Uniti: il democratico Obama ed il repubblicano Romney sono ad un testa a testa nella gara per le presidenziali, che ha già visto punti di svolta interessanti.

Le previsioni degli attuali sondaggi vedono una vittoria del Presidente Obama, anche se dopo il primo dibattito presidenziale (tenutosi a Denver il 3 ottobre), alcuni sondaggi davano in realtà una vittoria per Romney. È tuttavia importante sottolineare che gli americani eleggeranno più di un Presidente a novembre: infatti, assieme al voto presidenziale, essi dovranno anche votare per il Congresso (la Camera dei Deputati ed il Senato).

Guardando al passato, Guardando al futuro

Il risultato più probabile è la vittoria a favore dei democratici nelle elezioni presidenziali, e la vittoria repubblicana al Congresso. Questo situazione non è nuova ad Obama, ma che nella fattispecie, gli renderebbe certamente la vita più difficile.

Poche settimane fa, la Federal Reserve ha annunciato l'inizio del QE3 - Quantitative Easing (Allentamento Quantitativo) che significa l'immissione di denaro nell'economia attraverso l'acquisto di titoli detenuti dagli Istituti finanziari. Come suggerisce il nome, questo è il terzo round di QE. Il primo Quantitative Easing iniziò quando il Presidente Bush era ancora in carica, ed è continuato anche dopo l'elezione di Obama, e pure il QE2 si è svolto durante l'amministrazione Obama. Qualcuno potrebbe dire che questo “brusco intervento” del governo sul mercato è un esempio delle possibili differenze tra i presidenti democratici e quelli repubblicani. In generale, i repubblicani sono i campioni della libera impresa. Sono a favore del libero mercato, poche regolamentazioni, e l'intervento minimo da parte del governo. I democratici, invece, vedono il ruolo del governo in una visione più completa. Naturalmente, in ogni caso, il capitalismo prevarrà negli Stati Uniti, ma come i democratici difendono il "grande governo", sia anche che il loro bilancio è opportunamente maggiore a quello dei repubblicani, è anche vero che la spesa pubblica più alta significa che il governo deve raccogliere più soldi emettendo debito o aumentando le tasse.

Ad una rielezione di Obama, verrà probabilmente concesso alla Fed di continuare con simili interventi attivi sul mercato (QE, "Operation Twist", ecc) Avere Mitt Romney nello Studio Ovale potrebbe significare che il governo freni le sue spese, e nel processo, il ruolo del governo stesso nei mercati. La Fed ha un duplice mandato – la stabilità dei prezzi ed il massimo livello d'occupazione. Sotto i repubblicani, è più probabile che la Fed si concentri sul primo obiettivo piuttosto che sul secondo.

Cos'altro?

Cosa dire della spesa reale? Ebbene, i dati provenienti dagli Stati Uniti negli ultimi mesi sono stati piuttosto incoraggianti. In particolare, il mercato del lavoro è in costante miglioramento, con circa 100.000 nuovi posti di lavoro creati ogni mese (lavori agricoli esclusi). Anche i numeri dei prodotti industriali sono incoraggianti, mostrando una crescita persistente (anche se un pó bassa). Bisogna considerare questi numeri nel contesto: mentre il mondo intero è in fase di recessione, la parte peggiore è che l'Europa è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento, il che getterebbe il mondo in una crisi economica tale da far sembrare la recente recessione una passeggiata al parco. Questo rende impressionante la ripresa americana, per questo, al momento, gli Stati Uniti sono percepiti come l'economia più sicura tra le economie più grandi, e possono essere previsti più afflussi di denaro estero.

La cosa più importante, però, è il cosiddetto"Fiscal Cliff" – traducibile con la definizione di Burrone Fiscale. Il Fiscal Cliff è un termine usato per descrivere l'improvviso cambiamento nella realtà di bilancio, che potrebbe verificarsi all'inizio del 2013. Infatti, stanno scadendo le misure temporanee, che lascerebbero il governo degli Stati Uniti con più entrate e meno spese. Già, proprio così: "più entrate e meno spese". Qual è il problema, allora?
Beh, presumibilmente, gran parte dell'impressionante ripresa appena discussa può essere proprio attribuita a tali misure, ed il capovolgimento di questi risultati rischierebbe di spedire gli Stati Uniti in una nuova recessione. La decisione sull'opportunità di estendere il programma (e quindi sostenere artificialmente la crescita a costo di incrementare il disavanzo) o interromperlo (cioè portando ad un deficit minore, ma ad una recessione più probabile) dipende dall'identità del prossimo Presidente.

Obama probabilmente può estendere il programma, almeno fino a quando c'è un miglioramento a livello globale. Romney invece, campione del libero mercato e del piccolo governo, può al contrario interrompere tali misure. La parola chiave qui è ovviamente "può", visto che una volta insediati nell'ufficio, l'ultima cosa che si vorrebbe all'inizio del mandato, è proprio una recessione.

Influenza della politica estera americana

L'ultima cosa che vorrei discutere è la politica estera. La politica estera statunitense è coinvolta in quasi tutte le regioni del mondo. L'unica questione che penso attirerà la maggior parte dell'attenzione (nel breve termine, in ogni caso) è l'Iran. Con le elezioni in Israele all'inizio del 2013, la probabilità di un attacco contro gli impianti nucleari iraniani prima di quel termine è molto bassa. Il post-elezioni è una storia diversa. Con il Premier israeliano Netanyahu come probabile vincitore delle elezioni del 2013, é facile che si mantenga anche il tono aggressivo da parte di Israele. Siamo già a conoscenza del fatto che il Presidente Obama non è a favore di un attacco, preferendo seguire la via diplomatica. Ma Romney è un caso diverso. Amico intimo di Netanyahu, Romney è più aggressivo e deliberato nelle sue dichiarazioni per quanto riguarda le prospettive di un Iran dotato di armamenti nucleari. Una vittoria di Romney alle elezioni potrebbe significare che sia sul tavolo un attacco militare contro l'Iran e di conseguenza, tale attacco potrebbe spedire il processo del petrolio violentemente in alto, con onde d'urto sottoforma d'inflazione, in tutto il mondo.

Teniamo questo a mente quando ascolteremo gli exit poll il 6 novembre e teniamoci pronti a negoziare sui risultati.

Team IT.DailyForex.com
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