Per chi vuole vedere il lato positivo di un disastro, potremmo dire che lo tsunami in Giappone del marzo 2011 ha dato agli urbanisti la possibilità di costruire nuove città e case favolose in cui l’energia è ottimizzata al massimo, perfette per soddisfare i bisogni dei giapponesi nel XXI secolo, e in grado di opporsi meglio alle furie della natura. In un certo senso, la crisi finanziaria mondiale ha dato ai governi e agli organi regolatori la possibilità di ridisegnare il sistema bancario. Nel corso degli anni, il sistema finanziario ha sviluppato pratiche e abitudini che spaventano esaminatori provenienti da ambienti esterni alle stanze dell’alta finanza. Tra il caos e la distruzione della crisi finanziaria globale, molte voci chiedono riforme significative. L’ultima di queste è quella del Fondo Monetario Internazionale.
Secondo l’FMI, nonostante le mosse europee per calmare la crisi del debito sovrano, questa rimane al momento la principale causa di preoccupazione, coi rischi per la stabilità finanziaria globale in aumento negli ultimi sei mesi. Secondo l’organizzazione, pochi progressi sono stati fatti per rendere il sistema più semplice e trasparente, e la fiducia che vi si ripone rimane “molto fragile”.
L’ultimo rapporto biennale del FMI, Global Financial Stability, fa notare come gli sforzi fatti dai leader europei abbiano “sedato le maggiori paure degli investitori”, ma evidenzia il pericolo che i capitali si spostino fuori dall’Europa, a causa della costante paura che uno o più membri dell’Eurozona vengano espulsi dal blocco. Secondo l’FMI, una tale situazione potrebbe “minare le principali fondamenta dell’unione”.
Sul tema della trasparenza e della semplificazione del sistema bancario, il rapporto nota come “Sebbene negli ultimi 5 anni sia stato fatto qualche progresso, i sistemi finanziari non si sono avvicinati ad avere le caratteristiche che ci auspichiamo. Sono ancora troppo complessi, con forti collegamenti tra di loro, e gli argomenti troppo-importanti-per-commettere-errori sono ancora irrisolti”.
Il rapporto ha inoltre sottolineato la necessità di ridurre il debito sovrano (specialmente in Giappone e USA) senza sacrificare la crescita economica, e notato che l’incombente “precipizio fiscale” (Fiscal Cliff) a cui gli USA si avvicinano (in cui potrebbero prendere piede aumenti delle tasse e tagli obbligatori senza consenso politico) potrebbe essere raggiunto prima di fine anno.