Di: DailyForex
Ok, Daniel Defoe potrebbe essere stato il primo ad utilizzarla, ma è Benjamin Franklin ad essere indicato come creatore dell’espressione “Nella vita nulla è certo, tranne la morte e le tasse”. In un modo o nell’altro sono due mali necessari, nonché esperienze comuni nella vita lavorativa di ognuno di noi. Nel Regno Unito lo standard da pagare corrisponde al 20%, mentre le compagnie i cui guadagni superano il milione e mezzo di sterline pagano il 23% di tasse.
La percentuale di tasse pagate dalle aziende possono variare di paese in paese, così da dare alle multinazionali un incentivo per stabilirsi in quello che, ovviamente, ne impone meno. Tali paesi potrebbero recuperare le entrate dirette dalle tasse tramite entrate indirette, come un più alto tasso d’occupazione e una maggiore spesa. La Repubblica d’Irlanda, ad esempio, offre alle compagnie di pagare solamente il 12,5% delle entrate in tasse: molti analisti ritengono che questo sia stato uno dei fattori principali nel balzo economico compiuto dalla “tigre celtica”, che ha portato però ad una bolla che, una volta esplosa nel bel mezzo della crisi finanziaria globale, per poco non ha mandato il paese in bancarotta.
Di recente sono state scrutinate grosse multinazionali del calibro di Starbucks, Apple, Amazon e Google, i cui profitti, ottenuti in determinate giurisdizioni, permettono a questi giganti di pagare tasse relativamente basse. Si ritiene che Apple, ad esempio, abbia riserve di denaro contante per 145 miliardi di dollari, ma per pagare i propri azionisti ha emesso bond per un valore di 17 miliardi di dollari; se avesse usato le proprie riserve di contante oltreoceano avrebbe dovuto pagare una tassa del 35% sul denaro, mentre così facendo ha risparmiato ben 9,2 miliardi di dollari. Si parla di evitare le tasse, il che, al contrario dell’evasione fiscale, è perfettamente legale. In maniera simile, nonostante Google UK generi profitti per 3,2 miliardi di dollari, il fatto di indirizzarli in Irlanda permette alla compagnia di pagare al fisco solamente 6 milioni di sterline, o meno dello 0,2% del totale.
Una relazione commissionata dalla Progressive Alliance of Socialists and Democrats al Parlamento Europeo ha stimato che le tasse evitate costino all’UE fino a 1000 miliardi di euro l’anno: l’equivalente della spesa per la sanità di tutti i membri dell’unione nel 2008. Al meeting di mercoledì prossimo il Primo Ministro Britannico, David Cameron, farà pressione sui partner europei affinché si faccia qualcosa per affrontare il fenomeno (e l’evasione fiscale).
Nel meeting nell’Ulster, il mese prossimo, anche il G8 dovrebbe esaminare meglio il problema delle multinazionali che evitano le tasse. Alcune di loro, tra parentesi, hanno riserve finanziarie maggiori del PIL dei più piccoli paesi dell’Unione Europea, come Cipro.
Ora che i contribuenti in tutta Europa sono costretti a portare il peso dell’austerità, sembra che i politici abbiano finalmente trovato uno spauracchio da punire senza rischiare una reazione negativa dell’elettorato. Le multinazionali hanno un’influenza enorme, ma l’indignazione del pubblico potrebbe bastare per fargli accettare di pagare le tasse in misura più giusta.