Di: DailyForex
In precedenza, durante il mese, l’Indice dei Direttori degli Acquisti (PMI) nel settore manifatturiero, a cura di HSBC, ha indicato che il settore ha preso slancio, smorzando le paure di un rallentamento della seconda economia al mondo. Tale indicazione è stata ora confermata dai dati cinesi: il PMI ufficiale è salito dal 50,3 di luglio al 51 registrato lo scorso mese. Su questa scala i numeri oltre 50 indicano un’espansione.
I dati sosterranno la speranza che il “rallentamento” dell’economia cinese sia rovesciato nel terzo trimestre. La crescita ha rallentato, passando dal 7,7% del primo trimestre al 7,5% del secondo, a causa degli incerti mercati europei, giapponesi e statunitensi, i primi per l’export cinese, in cui la ripresa è stata debole. Le relazioni tra Cina e Giappone, nelle ultime settimane, sembrano essersi rilassate, e entrambi i contendenti si sono trattenuti dal rilasciare bellicose dichiarazioni sulla sovranità delle isole nel Mar Cinese Orientale, rivendicata da entrambi i paesi. Gli scambi commerciali tra Cina e Giappone sono intensi, e dunque una disputa colpirebbe gli interessi di entrambi.
In Giappone si registrano progressi verso l’obiettivo di mettere fine alla deflazione e creare una “salutare” inflazione, che secondo la Bank of Japan (BOJ) è al 2%. L’indice dei prezzi al consumo è salito dell’0,7%, ad agosto, rispetto all’agosto del 2012 (prezzi del cibo esclusi). Mentre in superficie sembra una buona notizia, in realtà sono i tipi di costo sbagliati a salire: la maggior parte del cambiamento ha riguardato le importazioni di carburante, valutato in dollari. Un anno fa il dollaro valeva 78,39 yen; al momento è scambiato 98,89 yen. La BOJ vuole vedere un piccolo e salutare aumento del costo dei beni al consumo giapponesi, che porrebbe fine alla spirale di deflazione che ostacola la domanda interna: i consumatori ritardano gli acquisti importanti, sapendo che i beni in futuro costeranno meno.