Di: DailyForex
Secondo gli ultimi dati Eurostat, ben oltre il 10% della forza lavoro europea risulta inattiva. Le cifre per i 18 paesi che utilizzano la moneta unica sono leggermente superiori, si attestano all’11,5% (entrambi i dati sono di settembre 2014). Questo corrisponde a 24,5 milioni di cittadini europei attualmente disoccupati.
A confronto, nel primo trimestre del 2008 si contava un minimo del 6,8% di disoccupati (o 16,1 milioni), dunque l’idea della piena occupazione all’interno dell’UE è sempre stata un’illusione, ma l’attuale tasso di disoccupazione è significativamente in rialzo rispetto alla media del 9,7% dell’Eurozona (i dati dell’EU nel complesso sono simili) osservato tra il 1995 e il 2004. Il picco più alto di disoccupazione nell’Eurozona, al 12%, era stato registrato a febbraio dello scorso anno. Tuttavia la disoccupazione giovanile (meno di 25 anni) rimane sproporzionatamente elevata, al 23%.
In un tipico ciclo economico, la recessione sarebbe seguita da un periodo di crescita nel quale si vedrebbe una ripresa dei livelli occupazionali nel mercato. Mentre l’occupazione è migliorata nell’UE con il progredire della ripresa economica, il tasso di disoccupazione è rimasto elevato a causa della natura debole della ripresa, e della debolezza e dell’incertezza della domanda globale. In Spagna e in Grecia il tasso di disoccupazione generale è attualmente ancora elevato (rispettivamente 26,4 e 24%, dati di luglio). In un contesto come questo, la Commissione Europea si è sentita in dovere di agire.
Il Presidente dell’UE, Jean-Claude Juncker, ha dunque annunciato un ambizioso piano di investimenti di 315 miliardi di Euro in infrastrutture che permettano di mettere in moto la debole economia europea. Il piano prevede che la maggior parte della somma provenga da investitori privati, mentre la CE fornirà 16 miliardi di Euro dai propri fondi. La speranza è che questo progetto porti alla creazione di 1,3 milioni di posti di lavoro in tutta l’Unione Europea nei prossimi cinque anni.
Si vedrebbero investimenti anche nella banda larga, nelle reti energetiche, nell’educazione e nella ricerca, così come miglioramenti nelle infrastrutture dei trasporti. Verrà richiesto agli Stati membri di indicare i progetti attuabili nel loro territorio con “alti proventi socio-economici” che potrebbero essere di supporto all’iniziativa. Il piano dovrebbe avere inizio il prossimo anno, con l’inizio dei progetti a partire da quel momento fino al 2017.