I prezzi del petrolio stanno colando a picco senza controllo, e si teme che questa crisi sarà più profonda di quella degli anni ‘80. Con un surplus di greggio nel Medio Oriente, com’è possibile una carenza di oro nero nei serbatoi?
Gli economisti prevedono che il crollo continuerà per poi arrestarsi intorno ai 50$ a barile, metà di quanto costava appena un anno fa. Il problema è che l’eccesso delle scorte di greggio sta portando le compagnie petrolifere di tutto il mondo a diminuire la produzione di petrolio, e si prevede una riduzione della loro spesa totale di 180 miliardi di Dollari. L’effetto immediato è la riduzione di nuovi progetti e delle operazioni esistenti, provocando un effetto domino su altri settori dell’economia.
Un analista per Jeffries, banca d’investimento, ha dichiarato che dopo l’ultimo taglio alle spese, le compagnie petrolifere internazionali hanno abbassato i loro punti di pareggio di 10$ a barile. Ma questo non è nullla in confronto agli 82 Dollari a barile che serviranno nel 2016 per coprire le spese e i dividendi che hanno attratto la maggior parte degli investitori negli ultimi decenni.
“Per coprire il deficit, il settore dovrà incrementare i propri debiti”, ha detto la Jeffries. “Sebbene la leva finanziaria rimanga gestibile all’interno del settore, non è una pratica che può andare avanti all’infinito”.
Il greggio può raggiungere i 60,60$ entro la fine del 2015, ed un massimo di 69$ entro il 2017. L’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede già che un prezzo di 73$ non si toccherà prima del 2020.
La Shell joins BP Plc e la Chevron Corp, due dei maggiori produttori di petrolio al mondo, stanno facendo fronte al crollo dei prezzi del 50% di quest’anno riducendo i posti di lavoro, rinviando progetti e vendendo asset per poter rimettere in pari i loro bilanci e mantenere la distribuzione dei dividendi.
90$ entro il 2018?
Un rappresentante della Royal Dutch Shell Plc prevede che il crollo dei prezzi durerà per molti anni, in contrasto con le previsioni dello scorso aprile, che vedevano un ritorno a 90$ a barile entro il 2018.
Quest’anno la Shell sta tagliando 6.500 posti di lavoro, e ha annunciato di pianificare una riduzione degli investimenti di capitale per 7 miliardi di Dollari nel corso dei prossimi due anni. Dopo l’annuncio, le azioni della Royal Dutch Shell erano salite più che negli ultimi sette mesi.
Questa settimana la Chevron ha dichiarato di dover tagliare 1.500 posti di lavoro per ridurre la spesa di circa 1 miliardo di Dollari. La ConocoPhillips sta continuando con i licenziamenti nel tentativo di decurtare 1 miliardo dalla spesa nel corso dei prossimi due anni.
BC Group
Anche i profitti della la BG Group, compagnia energetica e petrolifera quotata nel Regno Unito, e in procinto di essere acquistata dalla Royal Dutch Shell per 55 miliardi di Dollari, sono scesi nel secondo trimestre a causa del calo dei prezzi del petrolio, ma questi sono stati compensati da maggiori volumi di produzione di greggio e di esplorazioni, così come dal record di spedizioni e segmenti di mercato. La BG è uno dei maggiori spedizionieri di gas naturale liquefatto (gnl) al mondo ed ha contratti di fornitura con le economie asiatiche, che crescono rapidamente.
Le spese della Royal Dutch Shell e delle altre maggiori compagnie petrolifere dovrebbero ridursi di un ulteriore 5% il prossimo anno, arrivando al 15%. Finora, queste hanno aumentato la loro produzione di gas e petrolio, e tentato di ricavare il più possibile dagli investimenti già in corso. Tuttavia, queste misure non hanno fatto altro che aggravare la sovrapproduzione. Queste compagnie leader del settore sono dunque pronte a prendere decisioni ancora più dure per affrontare il problema.
Secondo la Rystad Energy, società di consulenza con sede ad Oslo, parte del problema per queste importanti compagnie è che esse, il loro petrolio e i loro produttori di scisto, nel corso degli anni non hanno analizzato la domanda dei consumatori, continuando ad aumentare per anni la loro quota di produzione globale di greggio. Ora, la situazione sembra essergli sfuggita di mano, mentre gli investimenti nel settore sono cresciuti esponenzialmente di pari passo con l’aumento delle scorte di greggio.
Peggio del 1986
Nella storia, l’ultima volta che i prezzi del greggio sono crollati in maniera così significativa è stato verso la fine del 1985. Durante la notte sono scesi da 30 a 10$ nel momento in cui l’OPEC ha incrementato la sua produzione di petrolio, in risposta all’aumento della produzione non-OPEC. L’immediata risposta è stata un taglio di circa il 25% della spesa, e di un terzo della forza lavoro. Nel corso del decennio successivo la domanda internazionale è salita e i prezzi si sono lentamente ripresi.
Morgan Stanley ritiene che l’odierna sovrapproduzione di greggio potrebbe durare molto più di quella dell’86. Un analista per Rystad ha fatto presente che tagli per 180 miliardi di Dollari quest’anno rappresentano solo una diminuzione del 20% dal 2014. Nel frattempo, le compagnie petrolifere hanno rinviato altri progetti per un valore di 200 miliardi, molti dei quali possiedono risorse immense, come le sabbie bituminose canadesi, dove la trivellazione del petrolio si trova indietro di sei mesi rispetto al programma, e diversi progetti sul gas sono in ritardo di quasi 10 anni.
Per il momento sembra che la maggior parte delle compagnie petrolifere riuscirà a mantenersi a galla prendendo prestiti per più del 15% del loro valore di mercato. Le compagnie di esplorazione e produzione minori, tuttavia, col tempo troveranno difficile riuscire a farcela, e hanno abbandonato la distribuzione dei dividendi per quest’anno.