Tra le nazioni del Pacifico è stato appena approvato uno dei più grandi trattati per il commercio come non si vedeva da anni, anche se a livello governativo deve ancora superare possibili difficoltà in alcuni parlamenti prima di poter entrare in vigore. La cosiddetta Trans-Pacific Partnership (TPP), è stata firmata dai governi di 12 nazioni inclusi Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada. Si stima che il blocco sarà responsabile approssimativamente del 40% del commercio globale; si tratta dunque di un accordo importante. La popolazione del blocco conta in totale circa 800 milioni di persone, e gli altri paesi firmatari sono Malesia, Singapore, Brunei, Messico, Cile e Perù.
Scopo del TPP (così come della maggior parte degli accordi commerciali) è quello di rimuovere le barriere di scambio, nella speranza di creare un mercato unico come nell’UE, e rafforzare e approfondire i legami fra i suoi membri. I sostenitori affermano che porterà ad una drastica diminuzione delle tariffe commerciali, ad un conseguente incremento dei commerci e dunque a un aumento della crescita. In linea di massima tutti i beni e servizi sono inclusi nell’accordo, anche se alcune tariffe verranno eliminate gradualmente e determinati servizi potrebbero non essere inclusi nell’accordo in alcune aree.
Il Presidente Obama ha commentato così il nuovo accordo: “Questa partnership livella il terreno di gioco per i nostri agricoltori, allevatori e industriali grazie all’eliminazione di più di 18.000 tasse che i vari paesi applicano sui nostri prodotti. Quando più del 95% dei nostri potenziali clienti vive al di là dei nostri confini, non possiamo lasciar scrivere le regole dell'economia globale a paesi come la Cina. Dovremmo essere noi a scrivere quelle regole, aprendo a nuovi mercati i prodotti americani e stabilendo al contempo standard elevati, per proteggere i lavoratori e preservare il nostro ambiente”.
La Cina non sarà un membro del TTP, ma potrebbe trovarsi costretta ad adottare alcune delle sue politiche per facilitare il commercio con i membri firmatari.
Ad ogni modo, così come con un accordo simile in fase di negoziazione con l’UE, l’accordo sta ricevendo anche numerose critiche. Una grande obiezione è che le negoziazioni del trattato siano state condotte a porte chiuse, e che l’accordo favorisca eccessivamente le grandi multinazionali, permettendo loro di intraprendere vie legali, se una decisione politica a livello statale avesse impatto negativo sugli affari delle stesse. Sarà probabilmente un’impresa dura passare per il Congresso e il Senato degli Stati Uniti.