Il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito che attualmente l’economia globale è “altamente vulnerabile a shock avversi”. Probabilmente, un fattore chiave in questa valutazione è la natura estremamente agitata della comunità degli investitori, che ha accolto il nuovo anno come se non ci fosse un solo, inaspettato fattore che spiegasse l’attuale volatilità: non abbiamo nulla da temere, se non la paura stessa!
Da quando la crisi finanziaria mondiale si è affievolita (che poi, si è realmente affievolita?), la domanda globale è risultata anemica. Il rallentamento dell’economia cinese difficilmente avrà sorpreso qualcuno, ma se dobbiamo affidarci ai numeri, anche se ad un ritmo più lento la crescita economica cinese è sbalorditiva rispetto ai coetanei mondiali. Il collasso dei prezzi del petrolio greggio è stato un vero shock che solo alcuni avevano previsto, ma ora che ci siamo tutti quanti dentro (con ovvie eccezioni), dobbiamo accoglierlo favorevolmente, poiché ha fatto scendere i costi di trasporto ed energia, che dovrebbe stimolare l’economia mondiale.
Il FMI ha fatto utilmente notare che l’indebolimento dell’economia mondiale arriva “Fra il crescere delle turbolenze finanziarie e il crollo dei prezzi degli asset”, ma questo è ciò che accade per definizione ogni volta che viene a mancare la fiducia. Il FMI ha continuato: “La crescita nelle economie avanzate è modesta, al di sotto della soglia di riferimento, poiché la scarsa domanda in alcuni paesi e il generale indebolimento della crescita potenziale continua ad ostacolare la ripresa”. Ad aggiungersi a questi venti contrari ci sono anche le preoccupazioni per l’impatto globale della transizione della Cina verso una crescita più bilanciata, assieme ai segnali di sofferenza di altri ampi mercati emergenti, incluso il crollo dei prezzi delle materie prime”.
Il FMI ha avvertito che la crescita globale “Potrebbe essere sviata dalle turbolenze dei mercati, dal crollo dei prezzi del greggio e dai conflitti geopolitici” (anche lo schianto di un asteroide dallo spazio potrebbe sconvolgere le cose, ovviamente). Le previsioni per la crescita globale sono state abbassate al 3,4% per quest’anno e al 3,6% per il 2017.
Il crollo dei prezzi del greggio è una cattiva notizia per l’industria petrolifera e per le compagnie legate alla catena di produzione, e, in una certa misura, alle attività alla fine della catena (come la raffinazione), ma mentre si è verificato un calo dei prezzi del carburante, la portata del calo non riflette affatto il crollo dei prezzi del petrolio greggio. Naturalmente, ogni economia che dipende dai proventi del petrolio soffrirà, ma il calo dei prezzi è stato innescato proprio dalle nazioni produttrici di petrolio, per mantenere stabile la produzione in un momento di calo della domanda, in parte nel tentativo di soffocare la produzione di olio di scisto negli Stati Uniti.