È piuttosto insolito per le nazioni commentare le decisioni di altri paesi, ma per la seconda volta nella storia recente, i poteri esterni sembrano desiderosi di dire la loro sulla decisione che i britannici (o parte di essi, come nel caso del referendum per l’indipendenza scozzese) dovrebbero prendere con il referendum. Ovviamente, la decisione in questione che gli inglesi sono chiamati a prendere il prossimo 26 giugno 2016, è quella di rimanere nell’Unione Europea o scegliere per la temuta “Brexit”.
Le voci contrarie, stavolta, sono arrivate da un gruppo piuttosto influente: nientedimeno che dal G20, il gruppo delle maggiori 20 economie al mondo. I ministri delle finanze del G20 si sono riuniti per un meeting di 2 giorni in Cina, e la loro opinione è che se il Regno Unito decidesse di lasciare l’Unione Europea, questo costituirebbe uno “shock” per l’economia mondiale (il Regno Unito fa parte del G20, e la posizione ufficiale del governo è quella di rimanere a farne parte dopo aver rinegoziato i quattro punti chiave, ma i singoli ministri e parlamentari saranno liberi di votare secondo coscienza).
Sembra che il referendum “in/out” sarà basato su opinioni viscerali, piuttosto che sui fatti, ma una tale dichiarazione da parte del G20 è la chiara prova che il voto per abbandonare l’UE sarebbe come giocare col fuoco. Tuttavia, una figura di non meno importanza come l’ex cancelliere (conservatore) Nigel Lawson ha definito “assurda” la posizione del G20, facendo notare che: “Gli inglesi non prenderanno bene il fatto che il G20 dica loro cosa dovrebbero fare. E l’idea che un abbandono dell’UE da parte del Regno Unito provocherebbe uno shock economico è assurda. Quindici dei membri del G20 non fanno parte dell’UE, e questo non ha causato alcuno shock economico. Infatti, la maggior parte di essi riesce a fare meglio della maggior parte dei membri dell’Unione Europea”.
Lord Lawson, tuttavia, sembra un tantino in malafede... i quindici membri del G20 che non fanno parte dell’Unione Europea non traggono beneficio dalle strette relazioni commerciali di cui la Gran Bretagna attualmente gode, e nella fattispecie, quale paese sarebbe desideroso di chiudere questi rapporti di fiducia pensando che il giorno dopo si facciano affari come prima? L’America e il Canada, dopo tutto, sperano di stringere legami commerciali più stretti con l’Unione Europea tramite il TTIP. Se gli affari fossero così semplici come qualcuno vorrebbe farvi credere, non servirebbero tutti questi sforzi per tentare di negoziare accordi commerciali regionali e cercare accordi internazionali volti ad abbassare le barriere commerciali fra nazioni. Mentre sarebbe bello avere un dibattito imparziale sui benefici di cui gode il Regno Unito nel far parte dell’UE, e sui rischi o le opportunità che si presenterebbero con la cessazione di tali legami. Sembra che come sempre sarà la retorica a prevalere.