Ci si aspettava che l’economia indiana entrasse tra le fila delle maggiori economie al mondo, ma ha visto una significativa battuta d’arresto a causa della crisi finanziaria globale. Negli ultimi anni il valore della Rupia indiana è sceso drammaticamente contro il Dollaro statunitense; prima del momento peggiore della crisi nel 2008, un Dollaro acquistava 40 Rupie: oggi ne acquista 66,32. Il tasso ufficiale di disoccupazione ha toccato un picco del 9,4% prima di scendere ad un modesto 4,9%. In India l’inflazione è scesa da un massimo dell’11,2% (novembre 2013) passando per il punto più basso a 3,7% (luglio 2015) per attestarsi infine al 5,7%. Il principale indice indiano, il SENSEX, ha recuperato le perdite subite in tutto il mondo all’inizio dell’anno.
La Reserve Bank of India sta lottando per limitare l’inflazione, ma un calo nei costi degli ortaggi l’ha fatta scendere a febbraio dopo sei mesi consecutivi di aumenti. La Reserve Bank lo ha preso come segnale per ridurre il suo tasso sulle operazioni PcT dal 6,75 al 6,50%. Il tasso sulle operazioni pronti contro termine non è altro che il tasso d’interesse al quale la banca centrale presta denaro alle banche commerciali. In aggiunta alla riduzione, la Banca ha introdotto anche un meccanismo per cui le banche commerciali saranno obbligate ad applicare questa riduzione ai loro clienti (almeno in parte). La Reserve Bank ha tagliato il tasso PcT dell’1,5% da gennaio 2015, ma le riduzioni applicate ai clienti non sono mai arrivate a questa portata. Il tasso repo si attesta ora al suo livello più basso in cinque anni, e gli osservatori prevedono che nel corso dell’anno scenderà ulteriormente (e questo per assurdo dovrebbe far scendere il valore della Rupia contro le valute maggiori). Infatti, per sottolineare questa aspettativa, il Governatore della Reserve Bank of India, Raghuram Rajan, ha promesso che d’ora in avanti la Banca manterrà una politica “accomodante”.