Sembra che negli nultimi tempi anche il più piccolo aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve Bank sia in grado di innescare una reazione a catena nei mercati mondiali. O forse è semplicemente la minaccia di un aumento che sta creando panico in tutto il mondo.
Tassi d’interesse più alti favoriscono un rafforzamento del Dollaro, che a sua volta fa scendere il prezzo delle materie prime. O così sembra, ultimamente.
Crollo Prezzi Greggio
L’impatto di un possibile aumento dei tassi a giugno, come lasciato intendere dai verbali del meeting del 26-27 aprile è stato sentito immediatamente, facendo scendere i prezzi del petrolio greggio dai recenti massimi sul 2016, e arrestando un rally di due giorni, mercoledì.
Prima del rilascio dei verbali, i futures della Brent e lo statunitense West Texas Intermediate si erano avvicinati ai 50$ a barile, dopo l’annuncio degli importanti cali di benzina e distillati da parte della Energy Information Administration (EIA). Tuttavia, qualche minuto dopo l’annuncio della notizia, nel tardo pomeriggio, l’attività di trading del greggio ha fatto rafforzare il Dollaro contro un paniere di valute e i crude oil di riferimento sono passati in territorio negativo.
Il greggio della Brent ha perso 35 centesimi attestandosi a 48,93 Dollari a barile, dopo essersi avvicinato a 15 centesimi dal toccare l’ambito target dei 50$ per i tori del petrolio greggio. Il picco della sessione di 49,85$ è stato il più alto per la Brent da novembre. Il greggio WTI ha chiuso in perdita di 12 centesimi a 48,19$ a barile, dopo aver toccato i 48,95$ (livello più alto toccato da metà ottobre).
I prezzi del greggio hanno guadagnato circa 80 centesimi o più dai minimi su 12 anni di circa 27$ per il Brent a gennaio e di circa 26$ per il WTI a febbraio. Il rimbalzo è stato alimentato da un calo della produzione statunitense di greggio, un incendio in Canada che ha limitato le esportazioni di greggio agli Stati Uniti, e da un calo delle scorte in Libia e Nigeria.
Calo Prezzi Oro
Un’altra materia prima sta risentendo della possibilità di un aumento dei tassi d’interesse Fed. L’oro ha perso più dell’1% mercoledì dopo che il Dolaro ha toccato il suo nuovo massimo su tre settimane. Normalmente l’oro è considerato un bene rifugio contro l’inflazione, ed è altamente sensibile all’aumento dei tassi d’interesse, che ne aumentano il costo di possessione.
Quest’anno l’oro in lingotti è salito del 20% sulle speculazioni che la Fed stava rallentando il ritmo previsto per gli aumenti dei tassi e avrebbe rinviato qualsiasi aumento almeno fino alla fine dell’anno. Il parlare di un aumento a giugno sta facendo scendere ulteriormente i prezzi.
L’oro spot è sceso ad un minimo di sessione di 1.262,45 dopo la notizia, e ha chiuso perdendo l’1,28% attestandosi a 1.263,2$, mentre i futures statunitensi sull’oro hanno perso lo 0,2% chiudendo a 1.274,4$.
Mercati Azionari
Anche i traders azionari dovrebbero preoccuparsi per il prossimo aumento. La Goldman Sachs ha declassato i titoli azionari di Europa e Giappone a “neutri” negli ultimi 12 mesi, spiegando che le valutazioni sono ai livelli massimi, e che non c’è particolare ragione per acquistarli. Invece la Goldman suggerisce di investire denaro in strumenti di credito meno sotto pressione, soprattutto quelli nel segmento ad alto rendimento.
Un sondaggio condotto a maggio dalla Bank of America-Merrill Lynch ha rivelato che ad aprile i gestori dei fondi hanno tagliato la loro allocazione di azioni dal 9 al 6% netto sovrappeso, e le azioni statunitensi sono scese dal 18 al 10% sottopeso il mese scorso, segnando il quindicesimo mese consecutivo che i gestori dei fondi hanno declassato il segmento.
Il sondaggio ha rivelato anche che le allocazioni di titoli giapponesi erano al loro livello minimo da dicembre 2012 (al 6% netto sottopeso) e che quelle dei titoli dell’eurozona sono scese ad un minimo su 17 mesi, ad un netto del 25%. L’allocazione di titoli azionari del Regno Unito è scesa ad un 36% netto sottopeso, livello più basso da novembre 2008.
Quindi, no a petrolio, oro, e azioni… Che mercati restano per i soldi degli investitori?