Dopo quasi sei mesi di paralisi politica e di tensioni su chi dovrebbe formare un governo, martedì il Re Felipe VI di Spagna ha firmato un decreto per sciogliere le Camere fissando le elezioni nazionali per la prima volta dal ritorno del paese alla democrazia verso la fine degli anni ’70.
Le elezioni di dicembre sono state inconcludenti: nessun partito ha vinto abbastanza seggi da formare un governo e nessuno è stato in grado di formare una coalizione di governo forte, ponendo fine al tradizionale bipartismo fra Partito Popolare (PP) di centro-destra e Socialisti PSOE, che hanno perso voti contro il nuovo movimento di sinistra anti austerità Podemos e i centristi di Ciudadanos (cittadini).
Le elezioni sono state indette per il 26 giugno. La Spagna non ha mai ripetuto le elezioni da quando è tornata alla democrazia nel 1975, e i sondaggi d’opinione suggeriscono che ci siano stati pochi cambiamenti a supporto di uno dei quattro partiti dall’ultimo sondaggio di dicembre.
Dalle ultime elezioni, la Spagna è stata amministrata da un governo di transizione guidato dal leader del partito popolare conservatore Mariano Rajoy, che spera in un secondo mandato come primo ministro. Il partito di Rajoy è arrivato primo alle elezioni di dicembre con 123 seggi, ma ha perso la maggioranza che aveva dal 2011.
Mentre i politici giocano a costruire le coalizioni, la Spagna continua ad affrontare alcuni problemi economici seri. L’economia spagnola è la quinta economia maggiore dell’Unione Europea e la quarta dell’Eurozona. Tuttavia, recenti rapporti mostrano che il paese è più povero di quanto non lo fosse nove anni fa, e un lavoratore su cinque è senza lavoro. La crescita si attesta ad un discreto 3,4%, ma sta rallentando, e l’anno scorso non ha raggiunto l’ultimo target per il deficit, lasciandolo al 5%.
Tutto nel paese sembra richiedere modernizzazione. Il sistema scolastico ha bisogno di nuove regole, devono essere formulati confini politici e la nuova “sunshine tax”, una pugnalata al controllo climatico del paese, che rimpiazza il vecchio sistema elettrico con pannelli solari, e che ancora deve essere approvata.
I dati positivi di mercoledì, comunque, mostrano che l’economia spagnola ha mostrato segni di capacità di ripresa ad aprile, con la disoccupazione che è scesa più del previsto e l’attività economica, soprattutto nel settore servizi, che risulta migliore del previsto prima delle elezioni di giugno. Il numero di spagnoli senza lavoro è sceso approssimativamente di 83.600, più del previsto 81.700.
L’indice PMI Composito di Markit è salito a 55,2 ad aprile, e l’economia spagnola ha mostrato slancio continuo nel primo trimestre, accelerando più del previsto nonostante l’assenza di un governo permanente.
La Spagna è stata aiutata da fattori esterni nel corso dell’ultimo anno, come il calo dei prezzi del greggio che ha fatto aumentare il reddito disponibile. I tassi d’interesse a minimi record e il recente declino dell’Euro hanno aiutato le imprese spagnole ad uscire da una serie di attacchi terroristici in paesi come Egitto, Turchia e Tunisia, che ha dirottato il flusso di turisti verso la Spagna, stimolo più che necessario per uno dei settori più importanti del paese.
Secondo Rajoy, l’economia spagnola potrebbe avvicinarsi al 3% nel 2016, se lo slancio attuale proseguisse. Le ultime stime ufficiali del governo prevedono un’espansione del 2,7% quest’anno, mentre la Commissione Europea prevede una crescita del 2,6%. Se quella predizione si materializzasse, la Spagna sarà di nuovo una delle nazioni dalla crescita più rapida dell’Eurozona, superando paesi come Germania, Francia e Italia, come ha fatto lo scorso anno.
Tuttavia, gli analisti mettono in discussione la capacità di mantenere una crescita continua della Spagna, se nelle prossime elezioni non si riuscisse a risolvere il blocco politico e l’evanescenza politica del paese si estendesse alla seconda metà dell’anno.