Cos’è la gig economy e cosa comporta averla nelle imprese statunitensi? Un numero sempre maggiore di americani non possiede più un impiego “regolare”, con una connessione a lungo termine con una particolare impresa. Emergono invece i “gig” (lavori occasionali), personale impiegato per un compito specifico o per un determinato tempo, spesso con nessuna connessione pratica con il datore di lavoro.
Il termine “gig” sembra essere stato preso in prestito dall’industria musicale e applicato ad ogni sorta di impiego flessibile, al quale a volte ci si riferisce come “lavoro contingente”, “lavoro temporaneo”, “lavoro part-time” o “collaboratori”.
Uno studio del JP Morgan Chase Institute rivela che il numero di lavoratori gig è aumentato di dieci volte dal 2012 e il 4% degli adulti negli Stati Uniti ha lavorato almeno una volta con queste modalità. Uno studio recente dell’Institute ha previsto che entro il 2020 il 40% dei lavoratori americani sarà lavoratore autonomo.
Secondo Mike Wachholz, presidente della Pontoon Solutions, una delle maggiori società di risorse umane del paese, gli Stati Uniti stanno sperimentando un cambio rapido e senza precedenti in velocità, trasparenza e complessità del mercato del lavoro, con entrambe le parti, chi cerca lavoro e chi lo offre, in cerca della massima flessibilità nel loro rapporto.
In questa sorta di situazione malleabile, le società possono avere accesso al tipo di talento del quale necessitano, visto che la domanda lo richiede in una varietà di mercati e in varie regioni differenti. Sono lontani i giorni in cui i lavoratori dovevano essere fisicamente sul posto per poter fare il proprio lavoro. Gli impiegati part-time, i freelance, i collaboratori sia all’interno che fuori del paese, possono rimpiazzare gli impiegati full-time aprendo così lo scenario a talenti maggiori.
Questa varietà nelle strutture dei lavoratori forma una tipologia di cloud umano e permette alla gig economy di sfruttare le competenze delle persone, in modi che erano impossibili un decennio fa. La presenza fisica sul posto di lavoro richiesta in passato per i lavoratori full-time dalle 9 alle 5, oggi non è più necessaria. La scelta del tipo di impegno lavorativo ha aumentato le opportunità per quelli che cercano lavoro così come per chi cerca buoni impiegati. Nel cloud umano non sono più accettate restrizioni sulle ore lavorative o l’ubicazione geografica del lavoratore.
Wachholz vede nella mancanza di regolamentazione e della disordinata classificazione dei lavoratori l’ostacolo principale al successo della gig economy. Egli ipotizza che il contesto legislativo in Nord America non sia riuscito a conformarsi alle attuali richieste ed aspettative. Ritiene anche che il lavoratori devono cambiare la loro modalità di guardare al loro futuro, sia in termini di come sarà la loro carriera che di cosa si aspettano dalle organizzazioni per le quali cercano di lavorare. Questo crea un gap fra le aspettative dei lavoratori e quelle dei datori di lavoro, che può essere colmato solo con flessibilità da entrambe le parti.
Società come Uber e Airbnb, fatte di lavoratori part-time e freelance, sono un esempio di come l’utilizzo dei corretti modelli di impegno lavorativo possano portare la gig economy al successo.