Se la crisi finanziaria globale ci ha insegnato qualcosa, è stato sicuramente che la “sicurezza” è la linfa vitale del capitalismo moderno. Una volta sparita la sicurezza dei mutui sub-prime, il pilastro della finanza globale ha subìto un forte terremoto e, si potrebbe dire, stiamo ancora soffrendo delle scosse di assestamento di magnitudo volubile (si vedano gli attuali problemi della Deutsche Bank). Quella del fracking per l’estrazione del petrolio è una pratica controversa in molti paesi, e si dice che i tentativi di utilizzare i depositi britannici di olio di scisto abbiano innescato una piccola scossa di terremoto nelle immediate vicinanze (di certo il referendum inglese sull’uscita dall’UE è un altro inaspettato spostamento delle placche tettoniche, seppur unicamente britannico). Sopravvissute allo shock iniziale, le imprese e la società in generale stanno avendo ora a che fare con un’importante crisi di fiducia.
Esistono solo tre possibili scenari per le future relazioni fra il Regno Unito e l’UE; una “hard Brexit”, un’uscita dura dall’UE che porrà fine alla libertà di movimento dei cittadini europei verso il Regno Unito e dunque al mercato libero; una “soft Brexit”, che manterrà l’accesso del Regno Unito al mercato unico (e, soprattutto, i controlli sui passaporti), ma non riuscirà ad adempiere alle restrizioni sulle migrazioni; oppure il Regno Unito continuerà a far parte dell’UE e il risultato del voto (non vincolante di per sé) verrà effettivamente messo da parte.
Secondo la CBI, l’ottimismo nel settore dei servizi finanziari è sceso per il terzo trimestre consecutivo: la peggior performance dal 2009. Delle 115 imprese intervistate, il 28% si è detto pessimista sulle proprie prospettive, mentre il 15% è risultato più ottimista. Il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver generato “buoni profitti” nell’ultimo trimestre.
Il capo economista della CBI, Rain Newton-Smith, ha fatto notare che: “Con le imprese che esprimono forti preoccupazioni circa l’impatto della Brexit, e soprattutto per i rischi per l’economia in generale negli anni a venire, c’è bisogno che il governo calmi le loro ansie con dei piani chiari per i negoziati per l’uscita dall’UE”. La signora non è l’unica ad esprimere questo sentimento!