Il paese europeo che si ritrova in maggior pericolo di perdere accesso al mercato singolo europeo non è il Regno Unito, ma la Svizzera. Nel 2014, gli svizzeri hanno votato un referendum (che è vincolante per il governo) per limitare l’immigrazione dall’UE. Questa posizione, anche se democratica, è totalmente in contrasto con i requisiti per far parte dell’UE, e sembra inevitabile che gli svizzeri perderanno accesso al mercato a marzo 2017, quando dovranno applicare questa decisione. Il margine di voto è stato ridotto, il 50,3% contro il 49,7%, ma avrà serie ripercussioni sull’economia svizzera, se il governo non riuscirà a tirar fuori il coniglio dal cilindro prima di allora.
Non sorprende che l’UE (Signora May, prenda nota) sia stata implacabile nel suo rifiuto di scendere a compromessi sulla libertà di movimento, un valore cardine dell’organizzazione. La relazione della Svizzera con l’UE si regge su 130 (Signora May…) accordi bilaterali separati riguardanti la relazione commerciale con il blocco. Per via della cosiddetta “clausola ghigliottina”, tutti questi accordi salteranno, se uno non verrà rispettato.
La Svizzera ha proposto una sorta di accordo “alla buona” (che non sarà accettabile per l’UE), cioé che piuttosto di ridurre i numeri dei migranti, verrà data priorità d’impiego ai cittadini svizzeri (o a coloro che sono già in territorio svizzero); se a quel punto non si riesce a trovare del personale qualificato, il datore di lavoro potrà allora rivolgersi al mercato dei lavoratori europei. Questa è una mancanza di comprensione del concetto di liberà di movimento, e sarebbe visto da fuori come un atto di protezionismo nazionale piuttosto che come un tentativo di far quadrare il cerchio.
Un ex Presidente svizzero, Micheline Calmy-Rey, ha suggerito che Regno Unito e Svizzera dovrebbero agire insieme per trovare un meccanismo di accesso al mercato singolo, riducendo al tempo stesso (in certa misura) la libertà di movimento al minimo:
“La Svizzera e la Gran Bretagna hanno in comune lo stesso problema, cioé la questione della libertà di movimento e di trovare una soluzione per rispondere alla nostra popolazione e limitare l’immigrazione. La domanda è: quale prezzo politico saranno disposte a pagare la Gran Bretagna e la Svizzera per limitare l’immigrazione? Dovranno pagare per avere accesso al grande mercato (parzialmente totalmente o non dovranno pagare affatto)? Tutto dipende dalle negoziazioni che si avranno con l’Unione Europea. Io penso che non solo la Gran Bretagna e la Svizzera avranno questo problema, ma anche altri stati membri dell’Unione Europea avranno il problema della libertà di movimento”.
L’unico modo affinché venga offerto un tale compromesso ad una delle due nazioni sarebbe che l’UE, nel complesso, decidesse di porre delle restrizioni alla libertà di movimento lasciandone però invariati i princìpi. Potrebbe succedere, ma non con una pistola puntata alle tempie del collettivo europeo. In molti dei 28 stati ci sono preoccupazioni in merito all’immigrazione senza restrizioni dall’UE, che i partiti di destra utilizzano per fare polemica come e quando fa loro comodo. Ci sono soluzioni ovvie che potrebbero essere adottate per risolvere il problema, ma, di nuovo, la propensione al cambiamento non è abbastanza forte.