L’Accordo Economico e commerciale globale (CETA) fra l’Unione Europea e il Canada è gravemente, se non mortalmente ferito, a seguito del rifiuto del Belgio di siglare il suddetto accordo. Il governo (federale) del Belgio era a favore del CETA, ma il governo regionale per l’area francese belga, la Vallonia (popolazione di 3,5 milioni), ha rifiutato di avallarlo, e senza un voto unanime a favore dell’accordo nelle sue assemblee regionali, il governo nazionale ha le mani legate. Affinché l’accordo diventi legge, c’è bisogno dell’approvazione di tutti i 28 stati europei: in 27 sono pronti a siglarlo. Ci sono voluti sette anni per arrivare alla ratificazione.
Le obiezioni mosse al CETA sono simili a quelle mosse al TTIP: essenzialmente gli accordi forniscono troppo potere alle multinazionali, e i governi potrebbero essere soggetti a sanzioni se le decisioni politiche ostacolassero gli interessi commerciali. Questo si riferisce alla possibilità che le grandi multinazionali possano rivolgersi ad un tribunale per chiedere risarcimenti nel caso in cui i piani fatti in precedenza non andassero come previsto a causa di un cambiamento della politica pubblica di un paese o regione (ad esempio, a seguito di un cambio di governo). Chi critica questi accordi ritiene che un accordo del genere fornisce troppi poteri alle multinazionali (che, dopo tutto, rispondono solo ai loro azionisti). Inoltre, la Vallonia teme danni al commercio di prodotti agricoli, poiché le importazioni di carne di manzo e maiale canadese potrebbero penalizzare i produttori locali.
I sostenitori del CETA ritengono che l’accordo eliminerà virtualmente tutte le tariffe sul commercio di prodotti fra Canada (popolazione di 35 milioni) e UE (popolazione di 510 milioni), incentivando il commercio e la creazione di posti di lavoro.
Il CETA doveva essere firmato giovedì dal Primo ministro canadese Justin Trudeau a Bruxelles. Le negoziazioni dell’ultimo minuto (in parole povere un braccio di ferro) sono ancora in corso, ma sembra improbabile che l’accordo verrà approvato in tempo.
Ad ogni modo, il dibattito EU-CETA sottolinea i problemi che nondimeno il Regno Unito e il Primo ministro inglese Theresa May affronteranno per ottenere qualsiasi accordo o accesso speciale all’UE dopo l’abbandono del blocco: basta una sola voce di dissenso (e nemmeno a livello statale) per far saltare qualsiasi accordo.