Donald Tusk è al servizio del Consiglio europeo, che è stato stabilito nel 1974 e ha acquisito status formale come istituzione europea solo recentemente, nel 2009. La sua funzione è quella di riunire i capi di Stato delle 28 nazioni europee, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e il Presidente della CE. Il Consiglio stabilisce le direttive e le priorità politiche dell’UE, gestisce complesse e delicate questioni che possono essere gestite solo a livello statale, determina la politica estera e di sicurezza generale, e nomina candidati per ruoli importanti all’interno dell’UE, come il Presidente della CE e quello della BCE.
In un intervento alla conferenza di funzionari politici la scorsa settimana a Bruxelles, Tusk ha versato dell’acqua ghiacciata sulle assurde affermazioni del segretario agli Esteri Boris Johnson, secondo il quale il Regno Unito può avere “la botte piena e la moglie ubriaca”, in riferimento alle relazioni post-Brexit con l’UE. Tusk ha ribadito la linea assunta dalle capitali e dagli organi europei in seguito al risultato del referendum in Regno Unito, ed è stato annunciato che a quest’ultimo non verrà permesso di scegliere quali parti del suo rapporto mantenere con l’UE, rifiutandone però gli obblighi. Senza mezzi termini, Tusk ha dichiarato: “È una pura illusione pensare di poter uscire dall’UE e continuare a scegliere cosa mangiare dalla torta europea. A tutti coloro che ci credono, propongo un semplice esperimento. Comprate una torta, mangiatela, e provate a vedere se poi è ancora nel piatto”.
Ha detto chiaramente: “L’unica reale alternativa ad una hard Brexit è che non ci sia nessuna Brexit, anche se ad oggi nessuno la ritiene un’eventualità”.
Durante la mattinata di giovedì, Johnson ha dichiarato alla commissione speciale per gli affari esteri: “Otterremo un accordo che sarà di grande valore, forse più grande… Otterremo il miglior accordo commerciale possibile per beni e servizi”. In Johnson abbonda la retorica, ma scarseggiano i dettagli.
I botta e risposta arrivano sulla scia dei commenti del Primo ministro inglese Theresa May che confermano una data entro la quale intende fare appello all’articolo 50 del Trattato di Lisbona e che daranno inizio al processo di uscita del Regno Unito dall’UE, e dei suoi commenti alla conferenza dei Tory, che vengono visti come segnale della sua preferenza per la “hard Brexit”. In risposta agli eventi, la Sterlina è crollata al suo valore più basso di sempre contro un paniere di valute ponderate su base commerciale, e ad un minimo su 31 anni contro il Dollaro. È scesa da un valore di 1,29$, antecedente all’annuncio, all’attuale 1,22$. Per il Regno Unito, questo costituisce un vantaggio nelle esportazioni, ma va a danno della bilancia commerciale, perché i britannici importano più di quanto esportano, e questo farà salire l’inflazione.