Dopo aver risolto le obiezioni della Vallonia, regione belga, domenica è stato firmato l’Accordo globale per l’economia e il commercio (CETA) fra il Primo ministro canadese Justin Trudeau e i rappresentanti dell’Unione Europea, quattro giorni più tardi del previsto. L’accordo richiede ancora la ratificazione dei 38 parlamenti nazionali e regionali, ed è stato scritto in sette anni. Le obiezioni della Vallonia erano relative al problema dei tribunali degli investitori e alla tutela degli interessi agricoli regionali. Sembra sarà la Corte di giustizia europea a decidere se i tribunali degli investitori sono compatibili con la legislazione europea ed è stato garantito che il CETA non cambierà le leggi europee, fornendo (ad esempio) protezione contro l’uso di colture geneticamente modificate.
I sostenitori del CETA affermano che l'accordo eliminerà virtualmente tutte le tariffe sui beni scambiati fra Canada e i 28 stati membri (per ora!) dell’UE. Si stima che il CETA apporterà 11 miliardi di Euro l’anno in più in scambi commerciali. Dovrebbe anche eliminare 500 miliardi di Euro in tasse, attualmente applicabili bilateralmente sui commerci UE-Canada.
In riferimento all’accordo, il Primo ministro canadese ha dichiarato: “I canadesi e gli europei hanno la consapevolezza che per ottenere una reale crescita economica bisogna creare posti di lavoro migliori e ben pagati per i nostri cittadini. Accordi commerciali progressisti come quello firmato oggi, ci permetteranno di farlo”.
Il Regno Unito risulta fra i firmatari del CETA, anche se non è stato concesso tempo al parlamento per discutere delle questioni che l’accordo ha portato con sé. L’autorità con cui il PM ha firmato deriva dalla Prerogativa Reale, la stessa che la May spera di utilizzare per innescare l’uscita dall’UE attraverso l’invocazione dell’articolo 50.