La settimana scorsa, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) ha approvato un pacchetto per la riduzione delle scorte di greggio, come delineato diversi mesi fa. Lo scopo è quello di soffocare l’offerta e dunque dare una spinta ai prezzi del greggio, dunque una buona notizia per loro e una cattiva per i consumatori, se l’accordo funzionasse.
È la prima volta in 8 anni che si vede una riduzione della produzione dell’OPEC, che partirà il mese prossimo. La produzione verrà ridotta di 1,2 milioni di barili al giorno, con un'ulteriore riduzione di 600.000 barili al giorno dai paesi non aderenti all’OPEC, inclusa la Russia. L’accordo è sensibilmente più ambizioso della riduzione di 700.000 barili al giorno stabiliti a settembre. Il cartello rappresenta approssimativamente il 30% della produzione globale di greggio.
In riferimento all’accordo, Mohammed Bin Saleh Al-Sada, presidente dell’Opec ha riportato: "Questo accordo arriva da un senso di responsabilità dei paesi membri e non dell’Opec verso il benessere generale e la salute economica mondiale”.
L’Arabia Saudita ridurrà la produzione di mezzo milione di barili al giorno portandola a 10,6 milioni, ma all’Iran, al quale sono state revocate le sanzioni sulle vendite della produzione in conseguenza dell’accordo raggiunto con la comunnità internazionale per ridurre le sue ambizioni nucleari, verrà permesso di aumentare la produzione.
Il prezzo del greggio è stato spinto dalla notizia, e il Brent è salito del 10% a 51,94$ a barile. Tuttavia, alcuni analisti rimangono cauti sulle possibilità che la riduzione della produzione verrà rispettata, poiché richiede continua buona volontà non solo dai lamentosi membri dell’Opec, ma soprattutto dalla Russia, che potrebbe non avere gli stessi motori ed obiettivi del cartello nel lungo periodo.
In particolar modo, l’Arabia Saudita si manteneva piuttosto cauta sui deboli prezzi del greggio, ritenendo che questo potesse soffocare la produzione del Nord America. Mentre la produzione di olio di scisto scendeva e veniva abbandonato lo sfruttamento di risorse più marginali, la produzionne di scisto è continuata nonostante la stretta economica sui prezzi del petrolio greggio.