Se una cosa è emersa dal 2016, è probabilmente la determinazione dei politici nel frenare il loro entusiasmo per i referenda su temi complicati. L’ultimo governo a cadere vittima della “volontà del popolo” è quello italiano. Domenica si è tenuto un plebiscito progettato per avere il consenso del pubblico su una riforma radicale del sistema parlamentare italiano attraverso la riduzione dei poteri del Senato, nel tentativo di velocizzare la politica italiana garantendo più potere al governo.
Il problema del referendum è che mentre la scheda elettorale ha una semplice domanda che prevede solo sì o no come risposta, il contesto potrebbe essere infinitamente complicato (come nel voto della Brexit). Inoltre, il popolo, o chi si sente emarginato, potrebbe utilizzare la possibilità di votare su un problema caro al governo, come meccanismo per colpire la “classe dirigente” (senza dubbio un fenomeno simile ha giocato il suo ruolo nell’elezione di Donald Trump alle presidenziali negli Stati Uniti). Il primo ministro italiano ha messo in gioco il suo lavoro nel voto di domenica, dunque alcuni di quelli che avrebbero potuto simpatizzare la causa di Renzi, hanno votato a sfavore per colpa dell’insoddisfazione nei confornti del premier.
In questo caso, la proposta di riforma di domenica è stata definitivamente sconfitta con un margine del 60 a 40%, su un’affluenza alle urne del 70% dell’elettorato. Questo ha gettato l’Italia in una crisi politica, perché fedele alle sue parole, il primo ministro ha dato le dimissioni. L’Italia non sarebbe dovuta andare alle urne fino al 2018, e ha a che fare con una crisi bancaria che sicuramente non trae giovamento da nuove elezioni.
Durante i colloqui di lunedì fra il premier uscente e il Presidente Sergio Mattarella, si è stabilito che il primo ministro rimarrà in carica fino all’approvazione in parlamento della legge di bilancio per il 2017. Ci si aspetta che il Presidente inviterà qualcun altro a formare un governo, piuttosto che indire le elezioni anticipate.
La reazione del mercato ha visto l’Euro capitolare contro altre valute importanti prima di rafforzarsi in modo significativo col passare dei giorni. I mercati si sono anche ripresi dopo oscillazioni iniziali.
In Austria, la sfida serrata fra l’ex leader dei Verdi (Alexander Van der Bellen) e l’estrema destra di FPO (con Norbert Hoffer) si è conclusa con l’elezione di Van der Bellen con un margine del 54 al 46%. Il risultato è stato visto come una potenziale inversione di tendenza del populismo in Europa, il presidente eletto è fermamente filo-europeo.