L’unico leader mondiale ad applaudire apertamente la Brexit è Donald Trump, e forse non serve aggiungere altro sull’argomento. Le reazioni di imprenditori, politici e burocrati alla visione di Theresa May sulla Brexit sono state ampiamente negative sia nel Regno Unito che nel resto del continente. C‘è stata muta approvazione per le intenzioni della May a replicare un trattato sul mercato unico fra UK e EU (almeno per alcuni settori), ma sebbene l’accesso al mercato unico non sia mai stato un problema, i benefici del “farne parte” sono infinitamente superiori. Questa è una posizione di privilegio che con la Brexit verrà a mancare, ed il Regno Unito tenterà dunque di riguadagnare nella maggior misura possibile. Quando il concetto viene espresso in questi termini, risulta chiaro che la Brexit sia una follia.
I leader dell’UE hanno ben accolto la maggior chiarezza sui propositi del Regno Unito e hanno espresso (seppur facendo tremare le testate giornalistiche inglesi) chiaramente che il paese non verrà “punito” per la temerarietà di lasciare l’UE, ma che la loro attenzione deve essere rivolta a cosa diventerà l’UE27. È evidente che il Regno Unito non potrà avere, da fuori l’UE, un accordo buono quanto quello di cui gode facendone parte; questo non ha fermato il segretario degli esteri dal dichiararsi a favore della “torta” e del “mangiarla per intero”, ma chiaramente la visione di Johnson sembra essere una voce singola contro la maggioranza del mondo reale.
La May spera che il Regno Unito diventi leader mondiale nei trattati di libero scambio, e che si distingua come leader del commercio globale una volta eliminate le perfide grinfie dell’UE. Si tratta di una mera illusione. L’ascesa del Regno Unito come “leader mondiale” non è il regalo del premier, ed è un piano che può essere facilmente sviato se le nazioni del WTO la dovessero pensare diversamente. Rimane il fatto che quello dei servizi è il settore determinante dell’economia inglese e questo aspetto non viene ancora definito chiaramente dalle attuali regole del WTO.
Le azioni parlano più delle parole, e già alcune grandi banche hanno annunciato piani per spostare parte delle loro attività fuori dal paese, a significare che il Regno Unito perderà società e tasse sul lavoro e sul reddito dei lavoratori che si trasferiranno nelle nazioni europee. La HSBC pianifica di trasferire fino al 20% delle proprie attività a Parigi, e si prevede che prossimamente anche altre banche faranno annunci simili.
Nel frattempo, la May sta partecipando al Forum economico mondiale a Davos, dove tenterà di convincere le imprese della realizzabilità del suo piano Brexit.
La decisione della Corte Suprema britannica sull’appello del governo alla sentenza dell’Alta Corte, nella quale si leggeva che l’articolo 50 non può essere invocato in virtù della prerogativa reale, verrà resa nota martedì.