L’economia cinese è la seconda maggiore al mondo, ed è un importante paese esportatore. È stata spesso accusata di praticare attività protezionistiche volte a limitare la penetrazione di beni importati nel mercato interno cinese, che è (potenzialmente) immenso. Queste lamentele puntano ad un surplus commerciale che la Cina ha rispetto al resto del mondo come prova di uno squilibrio.
Le autorità cinesi hanno rivelato il primo bilancio mensile sul deficit commerciale per tre anni in febbraio. Il deficit ammonta a 2,9 miliardi di Dollari, e non soddisfa le aspettative di un (sanissimo) surplus di 25,8 miliardi. Il deficit è stato dovuto ad un aumento dei prezzi delle materie prime (andando a minare le importazioni) e un aumento della domanda interna, assieme ad un calo delle esportazioni per l’1,3%. L’aumento delle importazioni a febbraio su base annuale è stato di un enorme 38,1%. Ad ogni modo, febbraio ha incluso un periodo esteso di vacanze, per via del nuovo anno lunare, che ha probabilmente provocato un calo della produzione. Questo fattore porta la maggior parte degli analisi a suggerire che la bilancia commerciale cinese tornerà in nero quando a marzo verranno presentati i dati.
Le autorità cinesi sono desiderose di “riequilibrare” l’economia, facendo aumentare i livelli della domanda interna (soddisfatta principalmente da fornitori cinesi, chiaramente). Questo ridurrebbe l’enfasi economica sulle esportazioni e gli investimenti dello stato in grandi progetti di infrastrutture come motori per l’espansione.
Quale sia l’influenza di Trump sugli affari economici cinesi, rimane ancora da vedere. Come candidato, Trump ha spesso (e, a voler essere onesti, giustamente) accusato la Cina di manipolare la propria valuta, utilizzandola come strumento per favorire le esportazioni. Se seguisse con queste accuse anche da Presidente, gli USA saranno obbligati a prendere provvedimenti contro la Cina, motivo per cui le precedenti amministrazioni non hanno fatto formalmente accuse simili. Allo stesso modo, Trump ha suggerito che potrebbero prendere misure protezionistiche contro le esportazioni cinesi (aumentando le tariffe ad esse applicate) a meno che le società statunitense non abbiano un miglior accesso al mercato cinese.