L’Eurozona consta di 19 stati, e tutti usano l’Euro. I benefici della moneta unica per i cittadini che viaggiano fra i suoi stati per lavoro o per piacere sono chiaramente evidenti:si utilizza la stessa valuta dal Portogallo alla Lituania. Per le imprese che commerciano all’interno del blocco, i benefici significano chiaramente l’eliminazione della fluttuazione dei tassi di cambio (su materie prime o prodotti finiti o servizi) e le tariffe sulle conversioni di valuta che ormai sono storia. Il risvolto della medaglia è costituito dal fatto che gli stati che usano l’Euro hanno gli stessi tassi d’interesse dettati dalla banca centrale (BCE), e dunque hanno controllo limitato sulle loro economie singole (questo è controbilanciato dalla possibilità di rivolgersi ad una banca centrale con tasche davvero profonde, e più forza di quanta qualsiasi singolo stato potrebbe avere).
Osservando i grafici dell’Eurozona, si deve tenere in considerazione che si tratta di un valore aggregato sulla base delle prestazioni di 19 economie diverse e tassi di crescita individuale, che copriranno uno spettro. L’Eurozona sembra stia registrando i dati migliori sulla crescita in sei anni,secondo gli ultimo dati sul PMI di Markit.
La lettura del PMI per marzo è stata di 56,7, in aumento rispetto al 56 registrato a febbraio (qualsiasi valore oltre 50 indica espansione). La creazione di posti di lavoro (indicatore in ritardo del ciclo economico) è al suo livello più alto da quasi 10 anni.
La crescita è stata particolarmente forte nel settore servizi in Germania e Francia: l’espansione francese sta eclissando quella tedesca. In entrambe le nazioni si terranno le elezioni quest’anno, ma la fiducia nelle imprese di entrambe le nazioni rimane forte. È da vedere se il populismo e il nazionalismo in Occidente ha già raggiunto il suo culmine.
I dati economici positivi hanno alimentato un dibattito, se la BCE potrebbe fare o meno un tentativo di iniziare a normalizzare i tassi d’interesse quest’estate.