Ieri in parlamento è stato approvato un disegno di legge per garantire al governo l’autorità di notificare all’UE le intenzioni di lasciare il blocco sotto l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Due emendamenti per proteggere i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito e per garantire al parlamento un voto di valore su qualsiasi futuro accordo fra UK e UE, che erano stati proposti dalla Camera dei Lord, sono stati respinti dai Comuni. Quella dei Lord è una camera alta che non viene eletta e i membri non si sono sentiti in grado di continuare a fare pressione per dei cambiamenti una volta respinti (effettivamente per la seconda volta) dalla camera inferiore.
Il Primo ministro di Scozia, Nicola Sturgeon, ha annunciato che il governo scozzese farà pressioni per un secondo referendum sull’indipendenza scozzese dal resto del Regno Unito. Secondo lei, il plebiscito avrà luogo prima che il Regno Unito lasci l’UE, entro la seconda metà del 2018 o la primavera del 2019. La mossa richiederà l’approvazione del parlamento britannico, cosa improbabile, ma se rifiutasse, andrebbe a provocare parecchio rancore durante le “negoziazioni per la Brexit”.
Il disegno di legge per lasciare l’UE otterrà l’approvazione reale, che potrebbe essere utilizzata per dare immediata notifica di uscita dall’UE, e questa è sembrata l’intenzione del governo durante il fine settimana. Ad ogni modo, il governo ha indicato che la notifica verrà data a fine mese, in parte per via degli sviluppi in Scozia, ma anche per evitare scontri con le elezioni generali olandesi e le celebrazioni del sessantesimo anniversario del Trattato di Roma.
Una volta data la notifica, dovrebbe risultare più chiaro se l’UE permetterà che parallelamente vengano portate avanti le negoziazioni per l’uscita e le discussioni per un nuovo accordo commerciale UE-UK. A quanto pare, verrà permesso un accordo del genere, ma in linea di principio all’UE non è permesso negoziare con uno stato membro, dunque è in dubbio.
Non è chiaro se la notifica di uscita dall’UE possa essere ritirata una volta data, ma è politicamente impossibile che il Regno Unito sia obbligato ad uscire, se, diciamo, ci fossero delle elezioni generali e un nuovo governo favorevole a rimanere nell’UE. Ad ogni modo, il mandato dell’attuale amministrazione durerà fino a maggio 2020, salvo imprevisti.