Il ministro per la Brexit la settimana scorsa ha avvertito i colleghi di gabinetto che i loro dipartimenti dovrebbero prepararsi all’ “improbabile scenario” in cui non verrà raggiunto nessun accordo fra UE e UK una volta trascorsi i due anni dall’invocazione dell’articolo 50, che avverrà a fine mese.
Probabilmente, questo potrebbe essere il primo accenno ad un piano d’emergenza da parte di un ministro di governo dal referendum di giugno 2016, e segna la prima ammissione da parte del governo che le cose potrebbero finire in modo terribile, se gli europei non vedranno le cose allo stesso modo degli inglesi.
Rimane ancora incerto se CE/UE insisteranno nel “seguire alla lettera” il processo di uscita del Regno Unito dall’UE. In teoria, non si può discutere delle relazioni fra UK e UE fin quando il Regno Unito non avrà terminato il processo (poiché l’UE non può negoziare trattati con un membro dell’UE). Per ovvie ragioni, il Regno Unito spera che sarà possibile delineare un accordo commerciale post Brexit durante i due anni di notifica del processo.
Se il Regno Unito notificasse le proprie intenzioni di lasciare l’UE il 31/3/17 (l’ultima data possibile per rispettare i termini autoimposti), a quel punto dal 1/4/19 il Regno Unito cesserà di essere un membro dell’UE (a meno che non venga concessa un’estensione all’unanimità) e si ritroverebbe in uno scenario sull’orlo di un precipizio, in cui nessuna delle norme commerciali stabilite tra UK e UE avrebbe validità legale; soprattutto dal momento che la May insiste nel dire che il Regno Unito abbandonerà la giurisdizione della Corte di Giustizia europea (che regolerebbe le dispute commerciali). Entrerebbero in vigore le norme doganali, che costringerebbero gli stati europei a trattare le esportazioni britanniche come provenienti da una fonte esterna all’UE, e questo significa che dovranno essere eseguite ispezioni e serviranno certificati d’origine. Chiaramente, il Regno Unito vorrebbe veder raggiunto un accordo di transizione, ma non è in suo potere decidere.
Al momento, il disegno di legge per la Brexit che garantirà al governo l’approvazione del parlamento, si trova alla Camera dei Lord. Ci si aspetta che i Lord passeranno la legge, probabilmente assicurando diritti ai cittadini europei nel Regno Unito ed eventualmente insistendo sulla necessità di un voto al termine delle negoziazioni fra UK e UE (prima che lo stesso accordo venga sottoposto al Parlamento europeo, agli stati membri dell’UE e ai parlamenti regionali). Se così fosse, il disegno di legge tornerebbe ai Comuni per essere discusso di nuovo.