La questione Brexit è stata posta all’elettorato come una semplice scelta, sì/no. Nessuno (men che meno il Leave) si aspettava che l’elettorato rifiutasse di appartenere come stato membro all’UE, infatti, nonostante le sue recenti proteste, è altamente improbabile che Cameron si sarebbe assunto il rischio del referendum, se avesse seriamente considerato un voto a favore del Leave come una possibilità reale.
Ora che il Regno Unito ha iniziato il processo di uscita dall’UE, le probabili e potenziali ramificazioni della decisione in questione stanno iniziando a consolidarsi. Allo stesso modo, la debolezza della posizione del Regno Unito e il fatto che l’UE stabilirà l’agenda dei dialoghi per questo divorzio, e qualsiasi presunta transizione o accordo commerciale post-UE, ora sono davvero evidenti.
Un’area post Brexit che è emersa come potenziale problema, è quella del funzionamento degli impianti di produzione di energia nucleare del Regno Unito, che sono regolati dall’Euratom, organismo del quale il Regno Unito non farà più parte. Senza un’autorità nazionale competente, chi rilascerà le licenze d’esercizio e condurrà le ispezioni per la sicurezza? Mentre il programma per la sicurezza IAEA potrebbe essere d’aiuto con le organizzazioni per i trattati internazionali relative all’arricchimento di materiale fossile, questo non ha l’autorizzazione per certificare gli impianti nucleari commerciali (anche se il Regno Unito ha accettato la sua autorità).
Un altro problema è venuto alla luce, a suggerire che il Regno Unito potrebbe non essere più in grado di ottenere energia elettrica dal blocco sotto il suo mercato energetico internazionale. Il Parlamento Europeo ha rifiutato la richiesta della May di stabilire accordi su misura settore per settore con l’UE per continuare ad avere accesso ai settori chiave (dal punto di vista del Regno Unito) del mercato unico. È possibile che questa battuta d’arresto possa avere effetti diretti sulla costruzione dei due nuovi reattori nucleari a Hinkley Point, nel Somerset. Una volta completato, l’impianto si prevede fornirà al Regno Unito il 7% dell’energia di cui ha bisogno. Il nuovo impianto verrà costruito dalla società francese EDF, che ha anche sollevato preoccupazioni in merito all’assicurarsi che ci siano sufficienti lavoratori edili qualificati, qualora il Regno Unito lasciasse l’UE e applicasse delle restrizioni per limitare l’immigrazione.